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Buona Pasqua di pace
20 aprile 2025
La Pasqua è il passaggio di Cristo dalla morte alla vita, dalla croce alla gloria; la sua resurrezione esce dalla sua crocifissione. È decisiva in Lui la volontà di abbandonare il calvario; è forte il desiderio di lasciare la tomba e con la forza del suo corpo martoriato, forza più interiore che fisica, egli distrugge la croce, segno di peccato e di sconfitta. Ma i segni della passione e della morte ovvero le ferite alle mani, ai piedi e al costato, che sono la memoria mai cancellata della lotta contro il male, restano indelebili nel suo corpo. Dunque, morte e vita coesistono. Si tratta di un binomio inscindibile nel mistero del Cristo; esso rappresenta la verità della sua missione per gli uomini, nel senso che Egli è venuto nel mondo per donarsi attraverso la morte di croce, ma al contempo per dare la vita e darla in abbondanza. Il binomio di morte e vita è anche il contenuto dell’amore di Dio per l’umanità che si declina nelle categorie di perdono e di salvezza. Attraverso la morte di croce e la resurrezione Cristo ha cancellato il peccato del mondo, ha perdonato l’uomo e così lo ha salvato. Il cristiano vede nel mistero pasquale insieme la sconfitta e la vittoria del suo Dio; coglie, nella profondità della sua fede che si apre alla visione, il peccato e la redenzione; contempla nei segni della croce il corpo risorto. Cristo si presenta ai suoi occhi nel disordine di una creazione macchiata dal peccato originale e insieme nell’ordine di una ricreazione dove c’è solo grazia e gloria. C’è la Croce da ricordare: è la sofferenza vissuta al modo di Cristo: con obbedienza che è libertà, per amore come servizio, con passione senza rassegnazione, con decisione e fermezza. Per questo la gloria è già nella croce prima che nella resurrezione. Da Cristo impariamo a vivere il dolore sempre carichi di speranza; a trasformare le nostre agonie in un amore vicino e somigliante a Dio; a non rassegnarci mai, a non finire nella notte, ma a dare volto al giorno; a piangere, ma alla fine con lacrime di gioia. E c’è la Resurrezione da vivere: è l’amore che ha i segni permanenti di una vita sofferta, consumata, divisa e condivisa; è la vittoria definitiva sull’individualismo di chi vuole vivere per gli altri; è il noi che fuoriesce dall’io, l’altruismo che vien fuori dall’ego- ismo. Da Cristo impariamo una resurrezione a portata di uomini, dove la gioia per l’arrivo ad un traguardo come la vittoria su ogni crisi o la non caduta nelle tentazioni conservano sempre i segni di una lotta, quella contro il male; male da combattere e da vincere, da evitare e da superare. Che la nostalgia di cose terrene ceda il posto al desiderio di cose di Dio, di cose da Dio. Auguri.
Vincenzo Di Palo
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