Buona Pasqua di pace e serenità ai lettori e visitatori di "Quindici Molfetta" in tutto il mondo
MOLFETTA - Buona Pasqua dal direttore Felice de Sanctis e dai redattori, a tutti i lettori e visitatori di Quindici Molfetta on line con la speranza che la colomba della PACE porti un ramoscello di ulivo a tutti e la Pace torni in tutti i Paesi del mondo, soprattutto quelli martoriati dalla guerra, dai conflitti e dall’odio religioso.
Buona Pasqua di pace anche ai politici, soprattutto a quelli locali, che non devono dimenticare che devono essere al servizio del popolo. A loro vorremmo ricordare le parole di Papa Francesco: "Interessi di partito" e "lotte interne", "fanno scivolare verso la corruzione". Il senso del dovere prevalga sugli interessi personali su chi ricopre una carica pubblica. Gli attacchi alle persone, il clima di odio diffuso in passato, continua ad alimentare il confronto politico che diventa solo scontro e denigrazione dell’avversario, considerato come nemico da abbattere. Rancori e rivalse personali non hanno nulla di politico e soprattutto non contribuiscono al bene comune. Diffondere falsità e calunnie sono un’offesa a quella verità a cui, invece, ogni buon cristiano deve tendere.
Anche il vescovo di Molfetta, don Gino Martella, ci ricorda che “un vero cambiamento avviene prima che nelle strutture, nel cuore, nella coscienza, nei pensieri, nei sentimenti. Solo attraverso il rinnovamento del cuore possono verificarsi gli altri cambiamenti…” e che “siamo chiamati a disegnare il volto di una nuova umanità che non può essere che il volto dell’amore, delle solidarietà, della vicinanza; un umanesimo dunque che abbatte le frontiere del pregiudizio, estingue le contese e soprattutto ci apre alla prospettiva dell’incontro tra i popoli”...
Offriamo, infine, a tutti un pensiero dell’indimenticabile vescovo don Tonino Bello, servo di Dio: «Vorrei che potessimo liberarci dai macigni che ci opprimono, ogni giorno: Pasqua è la festa dei macigni rotolati. E' la festa del terremoto. La mattina di Pasqua le donne, giunte nell'orto, videro il macigno rimosso dal sepolcro. Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme messa all'imboccatura dell'anima che non lascia filtrare l'ossigeno, che opprime in una morsa di gelo; che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l'altro. E' il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell'odio, della disperazione del peccato. Siamo tombe alienate. Ognuno con il suo sigillo di morte. Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l'inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo».
(+ don Tonino Bello in “Pietre di scarto”).
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