Buon Natale di pace e solidarietà da “Quindici Molfetta” nella speranza che cessino i conflitti e il clima di odio che avvolge il mondo
MOLFETTA – Auguri di Buon Natale a tutti e in particolare ai lettori del mensile Quindici Molfetta che “scelgono” il nostro giornale in edicola e del quotidiano Quindici on line, soprattutto a quelli più lontani in Italia e nel mondo che ci seguono da oltre 20 anni in internet.
Anche quest’anno ci piace fare gli auguri, riportando un pensiero dell’indimenticabile don Tonino Bello, al quale sempre ci ispiriamo. Le sue parole sono sempre attuali e profetiche anche a 23 anni dalla sua morte.
«Mi domando che effetto faranno gli auguri di Natale, formulati così, su tanta gente appiattita dal consumismo, resa satura dallo spreco, devastata dalle passioni. Sulla moltitudine di giovani incerti del domani, travagliati da drammi interiori, incompresi nei loro problemi affettivi. Sulle folle di terzomondiali che abitano qui da noi e ai quali ancora, con i fatti, non abbiamo saputo dimostrare di esser convinti che Gesù Cristo è venuto anche per loro.
Mi chiedo per quanti minuti rideranno dinanzi agli auguri di Natale, formulati così, coloro che si sono costruiti idoli di sicurezza: il denaro, il potere, lo sperpero, il tornaconto, la violenza premeditata, l'intolleranza come sistema, il godimento come scopo assoluto della vita.
E allora? Dovrei abbassare il tiro? Dovrei correggere la traiettoria e formulare auguri terra terra, a livello di tana e non di vetta, a misura di cortile e non di cielo? No. Non me la sento di appiattire il linguaggio. Sono così denutrite le speranze del mondo, che sarebbe un vero sacrilegio se, per paura di dover sperimentare la tristezza del divario tra la formulazione degli auguri e il loro reale adempimento, mi dovessi adattare al dosaggio espressivo dei piccoli scatti o dovessi sbilanciarmi sul versante degli auspici con gli indici di prudenza oggi in circolazione.
Anzi, se c'è una grazia che desidero chiedere a Gesù che nasce, per me e per tutti, è proprio quella di essere capace di annunciare, con la fermezza di chi sa che non resteranno deluse, speranze sempre eccedenti su tutte le attese del mondo».
Condividiamo anche le parole che Papa Francesco ieri nella messa di Natale ha pronunciato con l’invito a guardare agli ultimi e ai bimbi meno fortunati: «Dio non appare in un palazzo regale, ma in una stalla. E per incontrarlo occorre chinarsi, abbassarsi, farsi piccoli». E ha ricordato «i bambini che soffrono, vittime di conflitti o piccoli migranti, poveri o abbandonati a se stessi…, questa mondanità ci ha preso in ostaggio il Natale, bisogna liberarlo».
Bellissima anche l’immagine delle «squallide mangiatoie di dignità», nelle quali «giacciono i bambini nel rifugio sotterraneo per scampare ai bombardamenti, sul marciapiede di una grande città, sul fondo di un barcone sovraccarico di migranti. Lasciamoci interpellare dai bambini che non vengono lasciati nascere, da quelli che piangono perché nessuno sazia la loro fame, da quelli che non tengono in mano giocattoli, ma armi».
Ci piace immaginare un Natale di solidarietà e condivisione, anche con i nostri fratelli immigrati che fuggono dalla guerra e dalla miseria. Perciò "Quindici" quest'anno non vi propone le solite immagini tradizionali del presepe, dell’albero, delle strade illuminate, delle tavole imbandite, ma di due bambini vittime della guerra: è il simbolo di questo Natale, è il modo per farvi «auguri scomodi», come ci ha insegnato don Tonino, per un'informazione diversa.
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Autore: Felice de Sanctis