MOLFETTA - Il 2019 si era aperto nel solco delle passioni tristi, alimentate dal governo a trazione Lega, con Salvini che sembrava pronto, da un momento all’altro, a liberarsi dei suoi alleati per fare il salto di qualità e prendere i “pieni poteri”, come amava dire.
A segnare un cambio di paradigma non è stata tanto la caduta del governo 5stelle-Lega, con l’ascesa del nuovo asse 5stelle-PD, quanto l’ondata di mobilitazioni che ha animato gli ultimi mesi del 2019. Quando tutto sembrava andare in una direzione e l’egemonia di Salvini sembrava ormai non avere ostacoli, una scintilla è scattata. Una sorta di reazione immunitaria ha spinto migliaia di persone a scendere in piazza, in tutta Italia, per ribadire la propria opposizione al populismo e al lessico xenofobo e razzista che ha trovato agibilità nella politica istituzionale degli ultimi anni. Si è trattato di una mobilitazione spontanea, eterogenea, immediata, prima dei progetti e dell’organizzazione. Certamente questi ultimi sono due nodi con cui il movimento delle “sardine” sarà costretto a confrontarsi, ma il dato importante è che gli ultimi mesi del 2019 ci hanno mostrato che il modello di società di Salvini, fondato sull’odio, sulla repressione del diverso e sul controllo sociale ad opera del “sovrano”, non è riuscito ad imporsi come ordine assoluto ed un altro mondo è possibile. Èaperto, nel 2020, lo spazio per l’immaginazione di un’altra storia, che non venga a patti con quella descritta dai sovranetti che vogliono ridurre il Mediterraneo ad un mare di sangue e di morte.
Molfetta aveva in qualche modo anticipato questo fenomeno, opponendosi alla presenza di Maroni in città, ben prima che in tutta Italia le sardine riempissero le piazze contro la Lega e contro il razzismo. Eppure, la politica istituzionale continua a faticare nel prendere posizione: basti pensare al silenzio imbarazzante dell’amministrazione cittadina rispetto alla repressione di quella manifestazione, civile e pacifica, che aveva avuto luogo a Molfetta nel mese di settembre. In un momento in cui, a livello nazionale, anche la sinistra moderata è costretta a tarare in maniera più radicale la propria posizione per manifestare in maniera più chiara le proprie differenze rispetto alle destre a trazione salviniana, la sinistra moderata molfettese sembra ancora impegnata nel difficile lavoro di mediazione con anime ben poco inclini allo spirito di apertura e solidarietà che dovrebbe ispirare una politica alternativa al populismo di destra.
Si procede, allora, col lavoro di ordinaria amministrazione, nel quale Tommaso Minervini è sempre stato un buon timoniere, al di fuori però di un orizzonte di senso e di una prospettiva politica che apra Molfetta al nuovo decennio, oltre l’ombra lunga lasciata da Azzollini.
Eppure è necessario aprirlo qualche spiraglio, provare a crearlo qualche sentiero: la crisi dei modelli produttivi e occupazionali su cui ha poggiato lo sviluppo della città negli scorsi decenni e la conseguente insicurezza sociale, necessitano di un nuovo orizzonte in cui nessuno si senta solo. Molfetta, città aperta al Mediterraneo fin dalle sue fondamenta, deve ritrovare la forza per aprirsi al futuro senza nostalgie, liberandosi dall’odio alimentato dai capetti di turno, guardando con fiducia agli altri, alla propria storia e alle proprie capacità di sfidare l’esistente. Iniziamo allora questo decennio librandoci dai fantasmi, provando a guadagnare, piano piano, la convinzione che si possa essere felici anche senza portare rancore verso chi è diverso da noi, perché non esiste odio “naturale” e il vero nemico è forse chi questo odio lo incoraggia per costruire le proprie fortune. Auguri Molfetta.
© Riproduzione riservata