MOLFETTA - O briganti o emigranti. È questo il titolo dell’incontro, svoltosi all’Università Popolare Molfettese. Un relatore d’eccezione, il generale Eugenio D’amico, che è stato Capo Ufficio Relazioni esterne e Pubblica informazione presso il Comando della Terza Regione aerea, nonché curatore di svariati progetti editoriali per la Progress Communication s.r.l., ha riportato i presenti all’epoca del Risorgimento, individuando le origini del fenomeno del brigantaggio nella “piemontesizzazione” del Meridione.
«Nuie cumbattimo p’o Rre Burbone e ‘a terra è ‘a nostra e nun s’ava tuccà». Sono motti come questo che spiegano il vero spirito che animava i briganti, quando nei territori appartenuti al Regno delle Due Sicilie iniziò a farsi sentire l’ingerenza del governo dei Savoia. I fautori della mala unità, con il loro atteggiamento anticlericale e l’imposizione della leva obbligatoria, scatenarono tra gli ex sudditi del re Borbone degli autentici movimenti di resistenza armata, in nome di «unu Dio e unu Re», che non hanno nulla a che fare con la leggenda nera del banditismo anarcoide e della delinquenza-arretratezza dei meridionali, avallata dalla storiografia ufficiale per spiegare il fenomeno.
Queste rivolte, come hanno mostrato le crude diapositive proiettate dal gen.le D’amico durante l’incontro, sono state soffocate nel sangue dai piemontesi, pronti ad estendere la definizione di brigante non solo ai renitenti, ma anche agli indifferenti al nuovo governo unitario, procedendo a fucilazioni di massa che non escludevano donne e bambini, per un totale di oltre ventitremila vittime, secondo fonti filoborboniche.
L’incontro non poteva non concludersi con la proiezione del film di Pasquale Squitieri «Li chiamarono...briganti!» del 1999. La toccante scena finale nella quale l’attrice Lina Sastri definisce il brigantaggio come «l’arte di campà senza credere cchiu a nisciuno», in effetti, all’unisono con il messaggio che Eugenio D’amico ha voluto trasmettere, sintetizza l’effetto penalizzante che l’Unità d’Italia ha avuto sul sud della penisola, producendo, assieme a quella del brigantaggio, altre piaghe che ancora oggi attendono di essere sanate, come l’emigrazione o l’atteggiamento di sfiducia verso lo Stato, visto come nemico.
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