MOLFETTA - A Molfetta analizzare i problemi del settore pesca non è mai stato un esercizio facile. E il forum organizzato all’Hotel Garden dal Rotary Club cittadino con i club di Altamura-Gravina, Bisceglie, Bitonto e Corato, ha confermato che la Blu economy fa emergere nella nostra terra tutta una serie di problemi irrisolti, per i quali sembrano lontane soluzioni concrete (nella foto Beppe Di Liddo, assistente governatore, Damiano Petruzzella, , Mario Greco, governatore del Distretto Puglia-Basilicata, Domenico Aiello, presidente del Rotary Club Molfetta, Lembo, Intoniti). Problemi che divengono ancora più urgenti in questo momento di crisi economica globale, in cui tutti i settori produttivi sono chiamati a rinnovare profondamente se stessi verso uno sviluppo sostenibile legato alla qualità e alla cultura socio-economica dei territori piuttosto che al semplice dato consumistico e quantitativo.
L’economia del Mediterraneo non fa eccezione e la sua maggiore difficoltà è creare un dialogo tra popoli e culture differenti, senza il quale uno sviluppo integrato e sostenibile non sarà mai possibile. Questa prospettiva di fondo, che ha animato anche i quattro precedenti forum organizzati dai Club Rotary locali (progetto «Casa del dialogo mediterraneo»), ha trovato concordi tutti i partecipanti al dibattito: politici, ricercatori, amministratori locali e rappresentanti di categoria.
Con quali progetti e idee concrete si può avviare questo dialogo? Come creare una volontà politica mediterranea che faccia sentire la propria voce nell’UE e oltre? Secondo Giuseppe Lembo, presidente del COISPA Tecnologia & Ricerca, il problema da cui partire è la scarsa consapevolezza che le risorse del mare non sono infinite: da diversi decenni le popolazioni ittiche del mediterraneo sono sovrasfruttate. Tutti i naselli pescati nel Mediterraneo, ad esempio, non si sono mai riprodotti in vita loro ed è chiaro che non è più possibile continuare a pescare in questa maniera, a fronte di un bacino di consumatori che aumenta costantemente.
Cambiare il modello di sviluppo significa introdurre una nuova etica d’impresa, attenta al ripristino delle popolazioni e all’ottenimento del massimo rendimento sostenibile dal pescato. Significa introdurre la cultura della legalità e della cooperazione fra le diverse categorie di produttori lavorando maggiormente a terra: cioè regolando il mercato con norme certe e portando avanti progetti di sensibilizzazione di produttori e consumatori. Il tutto in un quadro normativo più semplice di quello attuale, che favorisca il decentramento nei progetti e nelle decisioni.
Per arrivare a tutto ciò, il dialogo fra i popoli del Mediterraneo è indispensabile, come ha sottolineato Damiano Petruzzella, ricercatore dell’Istituto Agronomico Mediterraneo. L’ente intergovernativo ha portato avanti in questi anni diversi esperimenti di dialogo e cooperazione con i paesi del Nordafrica, del Medio Oriente e dell’altra sponda dell’Adriatico. Se si vogliono utilizzare al meglio i 6,7miliardi di euro del nuovo Feamp (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca), bisognerà procedere proprio sulla via dell’integrazione e della cooperazione fra piccoli produttori e fra popoli mediterranei, in modo da contrastare seriamente la pesca illegale e la concorrenza sleale dei Paesi extraeuropei che non sottostanno alle regole comunitarie. Solo così potrà nascere un mercato mediterraneo capace di opporre al potere della grande distribuzione la ricchezza qualitativa e culturale dei diversi territori.
Nella pratica, sarebbe opportuno potenziare le organizzazioni locali di produttori, come ad esempio i Gruppi di azione costiera (Gac), sviluppare l’acquacoltura, e ripensare, con uno spirito d’impresa giovane e attento alla sostenibilità, tutta la filiera produttiva. Qualcosa già sembra muoversi a livello regionale.
Leo Petruzzella, assessore alla Pesca e ai Fondi europei del Comune di Molfetta e presidente del Gac Terra di Mare, ha annunciato che presto, in collaborazione con i Gruppi di azione locale del settore agricolo (Gal), sarà proposto alla Regione Puglia un «marchio d’area» che unisca terra e mare, promuovendo a livello europeo il lavoro di tutti i produttori agroalimentari della zona.
Sul prossimo numero di Quindici in edicola il prossimo 15 giugno, maggiori approfondimenti sul convegno e sulla discussione successiva, moderata dall dott. Felice de Sanctis, giornalista economico della Gazzetta del Mezzogiorno e direttore di Quindici, con i vari interventi.
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