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Betta Mongelli: Molfetta una città che apprende L'intervista - assessore cultura e turismo
15 luglio 2013

L’assessore alla cultura Betta Mongelli, 63 anni, due figli, sposata con Vito Copertino è la novità più significativa della giunta di centrosinistra guidata da Paola Natalicchio, perché rappresenta una rottura col passato dell’amministrazione di Antonio Azzollini che aveva soppresso questo assessorato, non ritenendolo importante: “con la cultura non si mangia”, aveva dichiarato un esponente del suo stesso partito il Pdl dei Silvio Berlusconi. Oggi siamo di fronte a un’inversione di tendenza di non poco conto e di questa esperienza ne parliamo con la stessa Mongelli. Quale situazione ha ereditato (stato dell’assessorato, pendenze, debiti, personale, ecc.)? «Da oltre dieci anni Molfetta non aveva un assessorato alla Cultura e questo ha evidentemente comportato la mancanza di linee guida riconoscibili e di un interlocutore col quale potessero relazionarsi tutti i portatori di idee e proposte. Parlo soprattutto dell’emarginazione di tante realtà associative che nel tempo sono cresciute ed hanno creato il tessuto culturale del territorio; mentre si sono avvantaggiati soggetti compiacenti, dentro una politica di divisione che ha prodotto contrapposizioni e impoverimento culturale. Oggi bisogna “costruire” l’assessorato alla cultura, “alla cultura partecipata”, come mi piace dire, sulla scorta di interessanti esperienze fatte in questa direzione negli ultimi tempi nella nostra città. Un importante strumento di partecipazione sarà il “Forum permanente delle associazioni culturali”, organismo consultivo di proposta e di controllo delle politiche culturali, che sul modello di numerose esperienze realizzate in tutta Italia, vedrà le associazioni del territorio, iscritte all’albo comunale, interagire con l’assessorato. Saranno valorizzati così i soggetti promotori di cultura diffusa le numerose associazioni culturali, i talenti dell’arte, del cinema, del teatro e della musica che la città esprime. In tal senso il dialogo è stato avviato nei primissimi giorni del mandato amministrativo con la “Chiamata alle arti”, un’iniziativa dell’Amministrazione, che ha registrato una presenza numerosissima e partecipata di tante realtà associative e singole della città». Quali sono le sue priorità? «La prima priorità è stata quella di salvare la programmazione dell’estate molfettese. Già dai primissimi giorni il lavoro dell’assessorato ci siamo messi al lavoro per l’organizzazione degli eventi orientati alla valorizzazione delle risorse locali, alla gratuità per il pubblico, al decentramento degli spazi. In tal senso la risposta dell’associazionismo locale alla chiamata alla arti è stata impressionante: sono giunte numerosissime proposte di eventi musicali, teatrali, di arti varie, “offerti” alla città. Con le risorse finanziarie disponibili, un quarto di quelle utilizzate lo scorso anno per i concerti a pagamento dell’amministrazione Azzollini, siamo riusciti a garantire a questi gruppi il supporto tecnico indispensabile per la realizzazione delle performance proposte. Contemporaneamente sono stati ripresi positivi rapporti con La Provincia di Bari in merito al decentramento culturale e avviato un attento dialogo con la Fondazione Valente, accogliendo eventi di sicura qualità, come il concerto di Joe Lovano o Mannarino, e che verranno offerti gratuitamente alla comunità cittadina e non solo. L’assessorato ha iniziato una ricognizione sullo stato delle strutture culturali (Biblioteca Comunale, Archivio Storico, Museo del Pulo), per conoscerne gli elementi di criticità e per studiare, insieme ai responsabili, possibilità di potenziamento dei servizi, in vista di una maggiore fruibilità pubblica ma anche di una promozione di percorsi di conoscenza, che valorizzeranno i Beni Culturali intesi non più come onere accessorio e inutile di un bilancio comunale ma come una risorsa». Quali gli obiettivi a medio termine? «Dobbiamo creare a Molfetta un sistema integrato cittadino dei Beni Culturali, che darà nuova visibilità, attraverso più dinamiche forme di fruizione ai Musei, alla Biblioteca, all’ Archivio, al fine di facilitare l’aggregazione e promuovere la diffusione dei saperi in ogni campo. Occorrerà valorizzare le risorse del territorio che possono attrarre flussi turistici: il patrimonio storico . architettonico da mettere in rete in un circuito coerente con i comuni vicini, il mare con la tradizione cantieristica e il patrimonio della cultura immateriale e la storia delle relazioni con le altre sponde ad esso connessa, la campagna con le sue architetture rurali. Occorrerà stipulare accordi e convenzioni con Enti Locali e soggetti privati che gestiscono sul territorio cittadino importanti Luoghi della cultura; primi fra tutti la Diocesi, la Provincia di Bari, proprietaria del Pulo di Molfetta, i Comuni limitrofi, per creare circuiti intercomunali che catturino i flussi turistici più importanti. Voglio essere ottimista e pensare anche a un obiettivo a lungo termine: abbiamo parlato dell’interesse straordinario manifestato da molti intellettuali, dai gruppi artistici, teatrali, dalle associazioni culturali della Città ad un progetto comune. Abbiamo parlato anche del progetto di aprire e non solo fisicamente, musei archivi e biblioteche, tutti i luoghi della cultura. Vorrei quindi che, anche con il coinvolgimento delle scuole, Molfetta si connotasse come “una città che apprende”. Vorrei che i cittadini avessero l’opportunità di accedere alla cultura non solo come “pubblico”, ma come attori in grado di produrla, perché questo può significare migliorare la qualità della vita favorendo un senso positivo della propria identità e contribuire alla lotta al disagio sociale».

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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