Recupero Password
Berlusconi prestigiatore nazionale, non incanta più nessuno e l'Italia precipita nel baratro
08 agosto 2011

 

Che accade in Italia da qualche settimana? Il Paese è in balia della crisi economica più grave degli ultimi 15 anni, in un contesto internazionale in cui i mercati attaccano l’Italia più di altri Paesi, perché sono consapevoli della nostra debolezza politica ed economica. E in questo contesto cosa fa il prestigiatore nazionale, Silvio Berlusconi? Cerca di bleffare con un’altra magia, come è avvenuto in tutti questi anni in cui ha preso in giro gli italiani. Ma le magie non gli riescono più e come per il Mandrake locale, il sindaco-senatore Antonio Azzollini, il trucco si vede e il gioco non va più.
 

 

 

 

Il capocomico nazionale, come è stato definito, è stato smascherato nella sua incapacità di far fronte ai problemi veri del Paese e non riuscendo più a fare l’illusionista, tira fuori dal cilindro rotto l’ultimo specchietto delle allodole di una manovra lacrime e sangue (solo per i più deboli, lavoratori, pensionati e famiglie), lasciando intatto il potere economico dei ricchi e...
Continua nel BLOG DEL DIRETTORE
 
 
Autore: Felice de Sanctis
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Se lo fosse o no proposto, la società dei consumi ha applicato la vecchia teoria del “divide et impera””. Difficile dare un senso alla vita, che non sia il denaro, nelle forme di relazione sociale che la società dei consumi propone. Sotto l'aspetto luccicante di quest'ultima non c'è più creatività, c'è pressoché soltanto più automatismo. Massa di manovra per divisioni nel movimento operaio, per sindacati gialli, per forme di vera e propria corruzione sociale per i più disonesti, di integrazione e di passività per gli altri. E' importante non liquidare con facile superiorità i dati di trasmissioni detti “tradizioni”, perché la frantumazione violenta di ciò che è stato filtrato attraverso generazioni e generazioni ad uno sfruttamento che inchioda le situazioni sociali a schemi fissi. Una classe dominante, per mantenere soggette le altre classi, può giocare su queste due tavole di valori, che sono poi solo apparentemente contrarie, in realtà unificate da uno stesso metodo, che è quello di rompere continuamente valori e doti d'intelligenza anziché dargli la possibilità di crescere, perché la loro crescita vorrebbe dire una progressiva tensione comunitaria che darebbe spazio alla coscienza umana e metterebbe in pericolo poteri, privilegi, e profitto. Secondo questa logica le tensioni creative devono essere bruciate prima che si manifestano. Bisogna – prosegue questa logica – che resti sconosciuto un concetto fondamentale: la scuola come educazione alla libertà. Se il popolo si impossessa di questo concetto, se lo fa proprio e lo sviluppa, cade tutta l'impalcatura di un sistema oppressivo. L'istruzione scolastica non sarà più un sistema di “istruzioni”, cioè un sistema di apprendimento di determinate cose, per inserire le persone in determinati ruoli. Imparare vorrà dire “riflettere su”. Il linguaggio, i modi della comunicazione popolana troverebbero modo di svilupparsi e di crescere autonomamente, senza più fraseologie artificiose o goffe, o espressioni derivanti da ciò che è stato istillato da una morale stravolta.
Anche il neofascismo di oggi viene notoriamente alimentato dall'industria e dai finanzieri. Vediamo però che non gli aiuti finanziari sono determinanti, ma il terreno lasciato in abbandono dai partiti e dalle forze democratiche, i vuoti politici, culturali, psicologici che portano a galla l'eterno qualunquismo degli italiani. C'è sempre qualcosa che arriva prima dei soldi a far da battistrada al fascismo: è la dimissione della politica, o il non avvio ad essa. Si dice “politica sporca” e la si lascia ad altri, o non si vuol sentirne parlare. Poi, instupiditi, o in preda all'affanno, ci si affida a chi sappia mostrare più energia di altri, senza badare ad idee o a programmi, perché privi ormai di possibilità di giudizio personale, ormai incapaci, diciamo pure, di intendere e di volere. Si cerca protezione anche solo psicologica, per scaricare su di un “capo” ogni responsabilità. Ciò ebbe proporzioni massicce con Mussolini. Quando l'ex sovversivo e capo di sovversivi seppe astutamente cogliere le occasioni che gli si presentarono (oltre alla tacita intesa con Giolitti, la difesa degli interessi delle classi dominanti), tutto quanto era stato costruito in lunghi decenni per una difficile opera di politicizzazione dal basso, crollò in breve tempo. L'organismo Italia era ancora troppo gracile. Pochi giorni di antidemocrazia, ma alimentati con intensità (olio di ricino, bastoni, rivoltelle) bastarono a farlo ricadere nell'antica malattia dello “spagnolismo”: omertà, passività, corruzione. Con la differenza che fino ad un secolo prima l'Italia voleva dire regioni o gruppo di regioni; ora era un organismo intero, con più potenza nel male, con voce ufficiale nel cosiddetto concerto delle nazioni. Non si può non ricordare, in proposito, che ad esempio Unione Sovietica e Italia fascista, entrambe uscite da due rivolgimenti globali di segno opposto, una rivoluzione e una reazione, si affrettarono a stabilire relazioni diplomatiche.

Non ha giovato gran che la diffusione quantitativa degli strumenti di conoscenza: la scuola dell'obbligo, l'aumento del numero degli alunni che frequentano le scuole superiori, la liberalizzazione delle facoltà universitarie con accesso aperto a tutti, l'industria culturale con il libro a basso prezzo, i periodici di divulgazione scientifica, la radio, la televisione, la stampa. Se tutto ciò fosse andato nella direzione giusta non dovremmo amaramente lamentare la mancanza di coscienza democratica nella gente, la sprovvedutezza di fronte ad alterazioni colossali della verità storica sia delle situazioni più vicine se non addirittura attuali. La manipolazione dell'opinione pubblica è ancora in gran parte in mano ad una certa “cultura dominante” staccata dalla realtà popolare. E' la gente comune vaga, con giudizi apparentemente propri, ma nella realtà tratti dalle considerazioni messe lì, con l'aria più innocente e più seria, dall'editoriale di un quotidiano o da un commento del telegiornale, che da una “risposta al lettore” stesa con fare bonario o dall'analisi di un “esperto”, magari puntigliosa ed esauriente, su questo o quell'altro aspetto di una determinata situazione. Quello che manca è il rapporto di continuità, lo svolgimento lineare di una crescita culturale, che possa mettere un ragazzo, e l'individuo in genere, in grado di passare da situazioni di sprovvedutezza ad un possesso di strumenti mentali e di capacità critiche sufficientemente solide. Tali cioè da poter, volendolo, giudicare in proprio avvenimenti piccoli ne grandi. Anzitutto, niente visioni monolitiche. Gli ambienti popolari hanno manifestazioni contraddittorie. Da essi vengono spesso opinioni e giudizi che sembrano assurdamente in contrapposizione agli stati d'animo più radicati, in contrapposizione ai valori di fondo di una vita e di un ambiente che i valori li alimenta tra le difficoltà quotidiane. Bisognerebbe, forse, discutere degli elementi “inquinanti”, pur sapendo che non si possono tracciare confini tra cultura e politica, accentrando l'attenzione su elementi spiccatamente culturali, ovvero tali da determinare atteggiamenti di base negli individui e nella collettività.





...avete sentito le ultimissime "panzane" del BUFFONE da CIRCO???...mentre vi sta SODOMIZZANDO ( con la nuova manovra finanziaria) vi dice paroline dolci tipo " il mio cuore gronda sangue"...chiedo ai tantissimi pingui forumisti, TOLLERANTI e democratici, che stanziano e pascolano in questo quotidiano on-line ....CA' MA' FA'????...siete ancora convinti che la strada maestra sia il voto democratico o peggio ancora il referendum???...siete ancora convinti che "la democrazia contiene i semi del suo stesso miglioramento"???...POVERI illusi!!!...vi ricordo che, è vero, il paradiso sarà dei semplici ma non delle LARVE!!!... C'è, tuttavia, un raggio di sole; QUALCUNO ha pensato che il paradiso può attendere, si è alzato e ha esclamato..." questo è un ATTO di GUERRA"!!! Aggiungo io,ora si DEVE rispondere con altrettanta DUREZZA non solo nei confronti dei CIRCENSI della maggioranza ma anche verso quei SALTIMBANCHI che li hanno votati, continuano a sostenerli e li rivoteranno !!!...bisogna iniziare a "marchiare" chi vota e inneggia al PDL&friends!!!!...perchè???...semplice: chi ARRAFFA, chi EVADE le TASSE impunemente, chi è FURBO di professione, chi NON rispetta le REGOLE non è un avversario ma un NEMICO perchè sovverte scientemente l'ordine costituito, mina le fondamenta della nostra società ossia, ci mette tutti nella...CACCA!!!!...per i prossimi 10 ANNI devono scucire il denaro che hanno ARRAFFATO dal 2001 ad oggi...abbiamo bisogno di POLITICHE di SINISTRA(vere) per almeno il prossimo 15ennio!!!! Serve un'opera di SANIFICAZIONE su larghissima scala!!!...lo si fa con i topi, con i randagi, con le gramigne non vedo perchè non lo si debba fare anche nei confronti della nuova categoria infestante...gli attuali POLITICI ( TUTTI)!!!! Qualche "gigione" dirà che le mie inneggiano all'ANTI-POLITICA di rimando chiedo: la POLITICA dov'è????


Il modello occidentale di sviluppo era di una efficacia e brutalità estreme e ha a lungo approfittato del suo vantaggio per conquistare il mondo, sommando i profitti della colonizzazione a quelli dell'industrializzazione; industrializzazione che poggiava su un progresso delle conoscenze di cui l'università tedesca del XIX secolo fu il miglior strumento. Ma questo trionfo, per quanto impressionante, non poteva durare in eterno. Il periodo dal quale stiamo uscendo, non è quello del suo apogeo, ma del suo declino e della sua disgregazione. Nella molteplicità e complessità dei percorsi storici si possono distinguere tre grandi processi di crisi: 1) la perdita delle tensioni dinamiche; 2) la sottomissione a una dittatura repressiva; 3) la dissoluzione del volontarismo nell'economia di mercato. La diversità di questi processi, il primo dei quali è stato in generale caratterizzato da un approccio democratico, il secondo da un approccio chiaramente antidemocratico, mentre il terzo ha prodotto la società di massa, deve ricordarci, nel momento in cui evochiamo queste grandi correnti della storia contemporanea, la complessità della società europea: essa derivava contemporaneamente dal lavoro e dalla sua disciplina, era pervasa da conflitti sociali radicali e capace di una forte autoregolamentazione. Lo sfruttamento del proletariato fece nascere quei movimenti sociali che, dopo lunghe lotte anche cariche di violenze e vittime martiri, riuscirono ad ottenere il riconoscimento di tutti quei diritti sociali, prima in Gran Bretagna e in Germania, poi negli Stati Uniti e in Francia; e questo grazie all'avvento al potere di governi “di sinistra”, ovvero associati al movimento sindacale o da esso ispirati. La dominazione coloniale fu messa in crisi e poi rovesciata da movimenti di liberazione nazionale sotto forme diverse (nazionalismi armati, la non violenza di Gandhi e alleanze di comunisti e nazionalisti) che si imposero in tutto il mondo. Infine il “femminismo”, sorto per dare il diritto di voto alle donne, ma con effetti profondi e durevoli sui costumi. La tensione europea si allentò. Le società divennero meno ingiuste, meno violente e meglio controllate. La contropartita di questo successo fu una perdita di dinamismo conquistatore accompagnata dal peso crescente degli intermediari sociali e delle categorie protette. Questa evoluzione sfociò nella creazione di vasti sistemi di sicurezza sociale che diedero ai lavoratori una protezione efficace contro la disoccupazione e gli incidenti sul lavoro. In seguito si svilupparono politiche di solidarietà, di animazione culturale e di educazione personale che trovarono forma compiuta nei paesi scandinavi. Infine il processo di revisione del modello europeo di società molto diverso dai primi, fu quello che portò al successo il mercato. Il trionfo del liberalismo, lo spazio occupato dalla società si assottiglia sempre più: sono i mercati e in particolare le reti finanziarie a dominare una vita economica in cui il consumo di massa avanza rapidamente. Le nuove tecnologie facilitano le comunicazione, le conoscenze e i rapporti tra le imprese, le città e gli individui, più che promuovere la costruzione di un nuovo tipo di società. La televisione fornisce un gran numero di informazioni sulla borsa in Europa e in America, ma da pochissime quasi niente, notizie sulla vita delle aziende, perfino di importanti fusioni o fallimenti che possono avere conseguenze sull'occupazione. La produzione quindi non è più il fattore primario, ma solo il risultato di un'anticipazione dei profitti. Ecco imporsi la new-economy, con finanziari d'assalto e senza scrupoli, dediti solo al successo personale, a manovre sempre più fraudolente per arricchirsi e distribuire privilegi a protettori e servi di ogni specie, depredando le categorie dei più poveri e indifesi, approfittando del declino dei sindacati, perché basata su una classe operaia frammentata e spinta a seguire i vari “pifferai e incantatori di serpenti”, convinti di diventare i “nuovi ricchi” e senza troppa fatica: invece scoprono di essere destinati a diventare i “nuovi poveri”, perdendo tutti i sistemi di protezione sociali. Alcuni commentatori hanno voluto interpretare i fallimenti riscontrati, come un segno del trionfo del capitalismo. E hanno ragione perché gli interventi del mercato tendono a prevalere sulle politiche sociali, perché la scuola pubblica è in crisi, il sistema pedagogico è invecchiato e più orientato verso i bisogni della società che verso gli insegnanti e le nuove generazioni sempre più senza un futuro. In questo nuovo secolo, il modello europeo, al di là del caso particolare del Welfare State, si sfalda in maniera sempre più rapida. (Un misto di opinioni personali e "la globalizzazione e la fine del sociale" - A. Touraine)


Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo. (Alexis de Tocqueville)


Non è mai stato un prestigiatore e nemmeno un mago, forse un incantatore di serpenti, questo si. E' riuscito con la collaborazione e partecipazione di molteplici personaggi suoi vassalli (facile comprarli, con tutta quella mole di danaro in suo possesso) sparsi in giro e dappertutto in quella che era ed è diventata una trappola, la TV, a intrappolare la mente di milioni di persone con pochi “strumenti culturali”, incapaci di capire quelle che erano i fini e gli scopi del “pensiero” tipico dell'imbonitore: tutti ricchi, tutti felici. Come non rileggere..........”Un uomo con un piffero si presenta in città e promette di disinfestarla; il borgomastro acconsente promettendo un adeguato pagamento. Non appena il Pifferaio inizia a suonare, i ratti restano incantati dalla sua musica e si mettono a seguirlo, lasciandosi condurre fino alle acque del fiume Weser, dove muoiono annegati. La gente di Hamelin, ormai liberata dai ratti, decide incautamente di non pagare il Pifferaio. Questi, per vendetta, riprende a suonare mentre gli adulti sono in chiesa, questa volta attirando dietro di sé tutti i bambini della città. Centotrenta bambini lo seguono in campagna, e vengono rinchiusi dal Pifferaio in una caverna. Nella maggior parte delle versioni, non sopravvive nessun bambino, oppure se ne salva uno solo che, zoppo, non era riuscito a tenere il passo dei suoi compagni." Personalmente gli do' atto di aver messo a nudo quelli che sono a volte i meschini autoinganni per sopravvivere della maggior parte degli italiani.

Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet