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“Bène, pène e cèpodde” commedia in vernacolo del collettivo Avis
15 marzo 2019

Le serate del 23 e del 24 febbraio hanno reso l’associazione Avis, oltre che centro di riferimento per la donazione di sangue e di plasma, anche punto di riferimento per la donazione di sorrisi. Grazie alla commedia integralmente in vernacolo molfettese “Bène, pène e cèpodde”, regia di Raffaele Fiorentini, numerosi molfettesi hanno potuto concedersi due ore di puro svago presso il Teatro “Regina Pacis” di Molfetta. La crisi di Ninnella e Petrucc, rispettivamente impersonati da Tania Magarelli e da Kekko Guarino, sembra essere insormontabile per via della negligenza e dell’indifferenza di Petrucc, per nulla intenzionato a trovare un impiego che garantisca stabilità alla futura famiglia, il cui desiderio di matrimonio non trova alcun supporto economico; del resto la povera Ninnella non ne può più di mangiare pène e cèpodde, ma vorrebbe sulla tavola un cibo prelibato. L’arrivo in casa di Rosin, Caieténe e Bettinell, interpretati rispettivamente da Maria de Trizio, Raffaele de Musso ed Angela Favuzzi, sconvolge la vita della coppia, alla quale viene fatta una proposta al quanto stravagante per diventare ricchi. Il piano ideato dai tre va a discapito di un vecchio vicino di casa, i cui panni sono stati rivestiti da Sergio Scardigno, le cui ricchezze e proprietà non si contano certo sulle dita di una mano. Dal momento che il vecchio è in cerca di moglie, il trio propone a Ninnella di sposarlo, naturalmente facendo la parte della “moglie per finta” (la mgghiere appost) fino a che un giorno, dopo cinque mesi, Petrucc, travestito dal vecchio, non avrebbe firmato il testamento per stabilire la spartizione di ogni bene. Vano ogni rifiuto categorico di Ninnella, che viene trascinata dal compagno e dall’allegra combriccola in quest‘ avventura, che la porterà, gradualmente, a divenire la moglie reale (la mggherr adaveir) del vecchio. Già dall’inizio del secondo atto, abbandonati i panni della povera zitella, Ninnella si atteggia a donna benestante in un appartamento lussuoso, scoprendo che la vita assieme al vecchio non è poi così male. Va peggio a Petrucc, che non riesce a capacitarsi del fatto che la sua compagna ora conviva con un vecchio e vuole mettere in atto un piano per impossessarsi anche delle ricchezze che spetterebbero al trio una volta siglato il testamento. Il trio però, non meno furbescamente, fa lo stesso identico pensiero di Petrucc, tramando qualche scenata che possa far ingelosire i due compagni fino allo scoppio di un litigio. Ma la più furba, proprio perchè la più onesta, si rivela Ninnella, che riesce a vendicarsi di tutti quanti in maniera graduale e divertente. Una volta radunatisi in casa di Ninnella e del vecchio e una volta travestitosi Petrucc da vecchio, come da accordi precedenti, arriva il notaio per la spartizione degli averi del vecchio stesso. Mentre le ville spetteranno tutte a Petrucc e gli appartamenti andranno a Ninnella, che a sua volta li cede alla comica triade, i soldi in contanti verranno spartiti tra il trio e Petrucc. Raggiunto l’obiettivo, ognuno può ritenersi soddisfatto e la quiete può regnare in casa, almeno fino a quando non si scoprono i vari intrighi inerenti alle vite sentimentali del trio di imbroglioni mentre cercano di soffiare le ricchezze a Petrucc. Il colpo di scena avviene proprio sul più bello: quando la discussione fra i tre è ancora in corso, Bettinell si accorge di non possedere delle vere banconote, ma solo semplici pezzi di carta, come tutti gli altri astanti. Ritorna in casa il notaio per il completamento delle formalità, questa volta accompagnato da un signore, e trova l’ “assetto familiare” che aveva lasciato felice e contento in pieno subbuglio. È così che, oltre agli intrighi sentimentali, tutti gli altri imbrogli commessi dal trio vengono alla luce, ed anche alle orecchie del notaio, che solo a questo punto rivela la vera identità di maresciallo dei carabinieri, con il quale Ninnella si era messa d’accordo per attuare la sua vendetta. Costretta dal compagno e dalla combriccola scalmanata a sposare un vecchio, Ninnella gli si affeziona e accetta il destino che le viene riservato più volentieri di come avrebbe accettato la vita assieme a Petrucc, dalla quale si sentiva considerata un mero oggetto. Forte il messaggio rivolto alle donne che Ninnella lancia, invitando tutto il genere femminile a liberarsi dell’uomo che non conosce altra parola al di fuori della sottomissione. Ma il personaggio di Ninnella non incarna solo la forza di una donna in grado di disfarsi del suo oppressore: come sottolineato dal signore che spiega la morale della divertente storia, ella incarna anche la persona il cui trionfo é ottenuto grazie alla virtù dell’onestà. La bravura del collettivo teatrale AVIS Molfetta non è emersa solo nell’aver preparato una commedia così complessa in così poco tempo (5 mesi), ma anche nell’improvvisare e nell’intrattenere senza dimenticare lo scopo solidale, sottolineato al termine della serata dal Presidente dell’associazione molfettese, Cosimo Gadaleta. «L’augurio è quello di restare primi nella raccolta di sangue e di plasma nella provincia, anche stamattina come associazione abbiamo raccolto 26 sacche di sangue, 50 in tutto l’ospedale. In questi casi si guarda alla vita, non all’associazione, che si ripropone di tornare presto in scena con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di fare del bene». © Riproduzione riservata

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