Basta violenza: parlano le donne vittime per farci riflettere
Efficace spettacolo teatrale della compagnia “Su il sipario” con storie vere di femminicidio
E se le donne potessero parlare? E se le donne potessero dire quanto fa male? In quest’ottica si costruisce lo spettacolo “Basta violenza sulle donne”, regia di Pino Sasso a cura della compagnia teatrale della parrocchia “S. Gennaro” di Molfetta “Su il Sipario”, messo in scena all’Auditorium “A. Salvucci” del Museo Diocesano, con musiche e canzoni di Annalisa Altomare, Maria Armenio ed Enzo Binetti; tecnico audio e video Vito Sirena. Mirata la scelta delle storie di femminicidio rappresentate, purtroppo tutte vere, tutte ritagliate dalla cronaca di giornali italiani ed esteri, tutte calzanti a pennello con una realtà che opprime tuttora una società che si fa chiamare moderna, ma che tanto moderna poi non è, almeno fino a quando simili episodi, come sostiene il parroco don Sergio Vitulano, non scompariranno sia dai mass media sia dalla quotidianità. Le cifre delle donne uccise nel corso degli ultimi anni parlano, e anche chiaro, e spingono i più sensibili a non lasciar passare inosservati i livelli cui giunge la follia umana. L’ambientazione scelta è il paradiso, dal quale tutte le donne, diverse tra loro per cultura, tradizione, religione, ma accomunate dallo stesso destino, sulle prime inibite da sentimenti di paura e di vergogna, raccontano la loro toccante storia, al termine di ognuna delle quali una rosa viene spezzata, in simbolo della vita perduta. Alle storie si alternano celebri canzoni fra le quali “Albachiara” di Vasco Rossi e “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini. A infondere alle donne il coraggio di parlare è Carmela, vittima di delitto d’onore e ormai veterana in paradiso, sempre più consapevole della diffusione, sotto varie forme, di ciò che lei stessa ha subito. È difficile da dire se appaia più lontana dalla nostra realtà la storia dell’iraniana, sposata con un uomo più grande di qua- Basta violenza: parlano le donne vittime per farci riflettere Il gruppo delle interpreti dello spettacolo teatrale Il regista Pino Sasso Il parroco rant’anni, lapidata da un mercante di stoffe in pubblico, in presenza di suo padre e di suo fratello consenzienti, o la storia della donna che rinuncia ad aver figli per farsi strada nel mondo del lavoro, nel quale riesce persino a superare suo collega e marito, ottenendo da lui prima lo scherno, a piccoli colpi, e infine il colpo decisivo con un portacenere in marmo, o la storia della morta annunciata, per la quale nessuno, nemmeno i familiari, nemmeno gli amici, aveva fatto niente, in modo da salvarla dalla pazzia del marito. Non si sa se sia più straziante la storia della studentessa, che sognava di laurearsi in legge, ma il cui sogno purtroppo si è troncato una mattina a bordo di uno scuolabus, a causa di due colpi di pistola sul volto dai talebani, o la storia della collaboratrice domestica nepalese, traferitasi a Dubai schiava della globalizzazione, che resiste allo sfruttamento più che può per riuscire a pagare le rette universitarie del figlio, ma che appena tenta la fuga è vittima di atti violenti così atroci da decidere di impiccarsi, o la storia della donna fidanzata, il cui partner coltivava la relazione esclusivamente tramite Facebook e, nel momento in cui viene mollato sullo stesso social network, guarda per la prima volta negli occhi la compagna per ucciderla. Quello che è certo è che le donne amano gli uomini, nonostante la loro insolenza, la loro irresponsabilità, il loro disordine; forse le donne amano gli uomini così tanto da dimenticare di amare se stesse e da non accorgersi che quando lui è possessivo e violento, non si tratta della persona giusta, non si tratta dell’amore vero. E le donne morte ancora vive, come l’ultima donna che racconta la sua storia e che ha perso una parte di sé perché ha assistito impotente alla morte dei suoi figli per mano del marito, sono ancora in tempo a reagire, a svegliarsi e a vivere. Ma fra uomo e donna, chi la paga più amara? È vero che la donna sconta la violenza con la vita, che non le ritorna più; ma è altresì vero che l’uomo sconta la violenza con qualche anno di carcere, assolutamente non proporzionale alla colpa che ha, che lo “assolve” dal delitto commesso, ma che non lo assolverà mai da quel senso di rimorso che, della vita, non gli farà godere più niente. Ma chissà se questi uomini misogini e perversi il senso di rimorso lo provano davvero o si lasciano scivolare addosso l’accaduto, imperterriti nel credere di essere la razza superiore, che comanda e distrugge. Bravissime le interpreti: Vanessa Biscardi (Carmela); Enza Gaudio (l’iraniana e Hanina); Giulia Marino (la donna in carriera); Angela Sigrisi (la napoletana); Giovanna Salvemini (la romana e l’attrice); Valentina Andriani (Maggie Holmes); Costanza Marzocca (la morta annunciata); Melissa Calò (la studentessa); Anna Gaudio (la fidanzata); Chiara Cormio (la collaboratrice domestica); Damiana Pappagallo (la piccola fotoumata); Anna Maria Minervini (la viva). A tutte è stato tributato un lungo, meritato applauso con gli apprezzamenti per il regista Pino Sasso che anche questa volta è riuscito, attraverso il teatro, a lanciare un messaggio e soprattutto a far riflettere su una triste realtà, inconcepibile in una società civile. © Riproduzione riservata