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Bari. ConCretaMente, intervenire sul clima per la tutela del suolo
02 ottobre 2010

BARI - “Proteggiamo la terra coltivando la terra”: con questo slogan viene presentato a Bari il Progetto “ConCretaMente”, capofila l’IFOC, Azienda Speciale della CCIAA di Bari. L’appuntamento è per martedì 5 ottobre alle ore 11.30 nella Sala Giunta della Camera di Commercio di Bari.
Intervenire sul clima a partire dalla tutela del suolo, è la sfida che il Progetto “ConCretaMente” intende affrontare. Promosso da una rosa di cinque partner: capofila l’IFOC Agenzia formativa della CCIAA di Bari, insieme a C.I.A. Confederazione Italiana Agricoltori della provincia di Bari, C.I.BI Consorzio Italiano per il Biologico, Consorzio Puglia Natura e Associazione Eco Bio Equo, il progetto sarà presentato a Bari, nella Sala Giunta della Camera di Commercio, martedì 5 ottobre 2010 alle ore 11.30.    
L’iniziativa si rivolge ad operatori e professionisti della filiera agroalimentare, attori pubblici e privati della programmazione del territorio e della comunicazione e ai cittadini-consumatori in generale, attraverso una serie di azioni volte ad informare, formare ed educare su pratiche e comportamenti virtuosi.     
L’obiettivo è quello di affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici indotti dall’effetto serra, attraverso azioni concrete legate alla corretta gestione del suolo, allo sviluppo dell’agricoltura biologica e alla diffusione di metodi di produzione e consumo sostenibili. .
Parteciperanno alla conferenza stampa:
*  Piero Di Cillo, Presidente IFOC Azienda Speciale CCIAA Bari
* Mary Rina,  Assessore al Lavoro e alla Formazione Professionale,
Provincia di Bari
* Nino Paparella, Presidente CIBI Consorzio Italiano per il Biologico
* Teodoro Miano, Professore di Chimica agraria, Università degli Studi
di Bari
*  Vito Scalera, Presidente CIA Confederazione Italiana Agricoltori
provincia di Bari
*  Luigi Triggiani, Presidente Consorzio Puglia Natura
* Marilù Perrone, Presidente Associazione Equo Bio Equo

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Viviamo in un mondo affamato, costretto ad affrontare una crisi sempre più grave. Se continueremo ad agire come adesso, la costosa strategia di "fuga" che mira a espandere le coltivazioni di cereali servirà solo a peggiorare la crisi, e riuscirà a malapena a nutrire la popolazione in costante aumento del pianeta. Anche se forse non seguono un modello occidentale di sviluppo, i paese dell'emisfero Sud, che vivono in misera sempre più accentuata e le cui risorse stanno deteriorandosi, hanno un estremo bisogno di denaro liquido, se non altro per acquistare uno dei beni di esportazione più importanti del mondo industrializzato: i cereali. In troppi paesi del Sud l'agricoltura è subordinata allo sviluppo uirbano e industriale. Questi paesi dovrebbero scegliere con criterio le coltivazioni da indirizzare alla vendita, in modo da non dipendere troppo da un singolo bene di esportazione; distribuire meglio i terreni destinati all'agricoltura, e ripartire più equamente le entrate; gli enti internazionali potrebbero provvedere in maniera diversa all'assistenza e allo sviluppo nel settore agricolo. I vari paesi cominciano a capire che ricostruire il manto protettivo degli alberi a monte dei fiumi è importante per tutta la comunità. Anche se questo tipo di rimbischimento è ancora limitato, si tratta di un incoraggiante passo avanti. E' essenziale sfruttare bene la terra ricca. La tecnica fondamentale è quella multipla: coltivare piante in rapida rotazione e seminarne contemporaneamente di diverse specie. Importante è ovviamente l'irrigazione, anche se costosa. L'agricoltura organica usa residui di raccolti e altra materia simile al "concime verde". In alcuni agro-ecosistemi, su un paio di ettari si coltivano fino a varie dozzine di piante, e ciò consente un uso rinnovabile della terra. Ogni anno ci sono più bocche da sfamare: circa 80 milioni in più. Se siamo riusciti a sfamarle finora si deve allo straordinario successo dell'agricoltura: non dimentichiamolo.
Chi è abituato a vivere in mezzo al cemento, alla plastica e ai computer dimentica facilmente quanto il nostro benessere sia connesso fondamentalmente alla Terra. La popolazione rurale del Terzo Mondo, invece, non soffre certo di simili amnesie: centinaia di milioni di persone traggono ancora sostentamento dal suolo, dalle piante e dagli animali che le circondano, e possedere terreni significa per loro ricchezza, status e potere. Il cibo è solo il legame più evidente fra gli essere umani e la Terra. La metà più povera dell'umanità ha bisogno di legno per cucinare, scaldarsi e costruire case, e il legno continua a essere un'importantissima materia prima anche nelle moderne società industriali. Regolando il ciclo degli elementi chimici, garantendo l'equilibrio dei microclimi, eliminando i parassiti e rinnovando il suolo, i sistemi biologici rendono la Terra abitabile per gli esseri umani. L'uomo sta distruggendo la fonte del suo futuro benessere non per ignoranza, ma perchè nelle circostanze in cui si trova, non ha alternative. E' necessario che il tipo di società e i modelli di consumo dei paesi piu ricchi non acuiscono il problema dello sfruttamento eccessivo della Terra nel Terzo Mondo. Ma occorrono soprattutto, sia a livello nazionale, sia a livello globale, riforme economiche che diano alle classi meno abbienti la possibilità di guadagnarsi da vivere senza distruggere suolo e foreste. Pochi problemi sono così gravi, anche se così poco discussi, come quello della scomparsa del suolo. Ogni anno molti miliardi di tonnellate di terreno finiscono in mare o vengono portati via dal vento: la stessa triste storia si ripete in tutto il mondo. Quale futuro ci attende?
E' qualcosa di meraviglioso, il terreno. Benchè possa apparire spoglio, e monotono, e spesso anche "sporco", questo strato sottile che ricopre la superfice del pianeta è la base della biosfera, la nostra risorsa primaria. Il terreno è vivo come un branco di gnu che migrano, e affascinante e bello come unp stormo di fenicotteri. Beulicante com'è di miriadi di forme di vita, merita di essere considerato già per sè un ecosistema, o meglio un insieme di ecosistemi. Un ettaro di suolo di buona qualità, in una zona temperata, può contenere almeno 300 milioni di piccoli invertebrati: acari, millepiedi, insetti, vermi e altre creature. Quanto ai microrganismi, in 300 grammi di suolo si possono trovare un milione di batteri di un solo tipo, 100 mila cellule di lievito e 50 mila ife del micelio dei funghi. Senza questi microrganismi, il suolo non riuscirebbe a trasformare l'azoto, il fosforo e lo zolfo, e a renderli assorbiti dalle piante. Tuttavia investiamo più denaro per esplorare i pianeti che per scoprire come funzionino qui sulla Terra, i nostri fondamentali meccanismi di sopravvivenza. Il processo di formazio0ne del suolo è lento. Quando i sedimenti si accumulano rapidamente, perchè si formino 30 centimetri di terreno ci vogliono 50 anni. Perchè si creasse uno strato di uno spessore pari alla lunghezza di una pagina di giornale potrebbero occorrere fino a 10 mila anni. I legislatori cercano adesso di arginare i danni provocati dall'industrializzazione precipitosa; in molti paesi si sta iniziando un'opera di rimboschimento, e si è deciso di proteggere la flora e la fauna in vaste zone. Chi ha cuore il futuro della Terra e delle sue risorse non può non occuparsi della politica mondiale dello sviluppo. Perchè, in ultima analisi, il rapporto che gli uomini hanno con la terra rispecchia il rapporto che essi hanno tra di loro.
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