Baciamani clericali e politica arraffona
Si tratta della proposta di conferire la cittadinanza onoraria della città di Molfetta al Prefetto della Congregazione della Causa dei Santi, Sua Eminenza Mons. Marcello Semeraro. La provocazione emerge dalla proponente. È la non senatrice, nonché consigliera comunale, Carmela Minuto, che finalmente si è fatta viva dopo il suo silenzio assordante su tante questioni di Molfetta, dallo scempio del territorio alla legalità nella pubblica amministrazione. Tale silenzio è stato pure confermato dalla sua astensione al voto circa la mozione di sfiducia dei dodici consiglieri di opposizione. È una provocazione che in qualche modo risente dei possibili collegamenti temporali e causali di questa proposta: il cardinale è a capo del dicastero che cura le canonizzazioni e, quindi, la venerabilità dei credenti cattolici, compresa quella, l’altro giorno dichiarata, di un altro cittadino onorario (diventato tale in extremis), Don Tonino Bello. La provocazione è, allora, rivolta a ogni cittadino, laico e cattolico, educato alla scuola di don Tonino. Egli raccomandava di rompere i legami viscerali con gli uomini del potere, perché essi spesso legano con il loro ossequio formale o con le loro prestazioni clientelari, e impediscono, qualche volta, di essere la loro coscienza critica. La provocazione, quindi, riguarda pure la chiesa locale. La sua mancanza di reazione a quella proposta rischia di essere interpretata come conferma della sua difficoltà a collocarsi con chiarezza e trasparenza dentro l’emergenza culturale e politica che sta vivendo la città. Una chiesa dove si ripetono imprudenti connivenze con gli uomini di potere anche in ordine alle povertà delle persone e ai problemi del malgoverno. Non nasce nel vuoto il dubbio che la creativa proposta della signora Minuto sia favorita proprio dall’abbassamento della cultura della cittadinanza da parte della chiesa locale. La provocazione riguarda, purtroppo, Mons. Semeraro, persona di assoluta trasparenza e, ovviamente, estraneo alla sciocca diceria che don Tonino abbia bisogno di avere un santo in vaticano per diventare beato in cielo e in terra. Anzi, proprio il rispetto del ruolo dell’eminente cardinale, la stima dovuta alla sua persona e la delicatezza delle nostre memorie richiederebbero maggiore pudore e scrupolo nella ricerca di qualche forma di apparentamento in questi tempi sospetti. Possibile che siamo giunti a tanta scortesia, impolitica e imprudenza?