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Azzollini chiude dichiarando amore a Molfetta Nel comizio di chiusura della campagna elettorale anche un duro attacco all'antagonista Di Gioia
10 giugno 2006

MOLFETTA - Una chiusura di campagna elettorale al vetriolo quella di Antonio Azzollini, a Piazza Municipio, ieri sera. Cuoricini adesivi con la scritta “Amare Molfetta” distribuiti a tutti i presenti, slogan utilizzato dal senatore per il secondo turno, ma toni tutt'altro che zuccherosi e buonisti. Arriva con il suo solito look trasandato, dirige i lavori, chiama chi lo accompagnerà sul palco, decide l'ordine degli interventi, ascolta gli ospiti – l'on. Amoruso, il consigliere regionale Silvestris, il neo sindaco di Bisceglie, Spina - e poi parla, a lungo, senza lesinare bordate al suo avversario. Prima dell'attacco, giusto il tempo per un passaggio politico sulla sua coalizione. Ringrazia tutti i candidati delle liste, che non gli hanno fatto mancare il sostegno anche al ballottaggio, ed i nuovi apporti di Pri e Molfetta lavora, a tutti dice che saprà mantenere il “patto di gratitudine e riconoscenza stipulato e tenere in considerazione il loro appoggio”. Con gli ultimi arrivi, afferma, c'è stato un accordo politico, che prevede l'integrazione “nella maggioranza e nella gestione”. Insomma: date e sarete ricompensati. Molfetta lavora sarebbe la parte del socialismo riformista che è nella Casa delle Libertà, Azzollini, evidentemente a depotenziare la portata delle dichiarazioni di voto per Di Gioia di Tommaso Minervini e delle sue liste, afferma che il vero socialismo riformista è schierato con lui, solo “schegge” sono andate dall'altra parte. Lui, faro di quei moderati che sarebbero il 70 % in città. Ma lui stesso, moderato, ieri sera non lo è stato affatto, tirando fuori le unghie con l'intenzione di colpire. Parte piano, con punture di spillo che in campagna elettorale ci stanno tutte: Di Gioia, discendente della tradizione democristiana che dichiara di sentirsi a suo agio sul palco di Rifondazione, Di Gioia “peggio di Attila” che nei soli 3 mesi in cui ha fatto il sindaco concesse una licenza edilizia per costruire in via Madonna degli Angeli, Di Gioia che va al “Blues” a discutere di porto, con “ragazzini non si sa nemmeno se laureati”, Di Gioia “vero erede dello stalinismo”, che vuole l'eliminazione dell'avversario. E poi affonda. Cita un proverbio molfettese: “Non sputare in cielo che in faccia ti viene”. A farla breve, stringando al massimo la retorica usata con maestria da Azzollini per dire, facendo parere di non dire: Lillino di Gioia ha iniziato a giocare pesante con i manifesti che alludevano a “mani sulla città”, facendo circolare l'idea che i consiglieri comunali con Azzollini vincente sarebbero peggiori di quelli eletti nel caso sia Di Gioia il sindaco, che il centro destra accolga nelle sue file degli indagati, puntando sulla salvaguardia della legalità, ed ora eccotelo coinvolto in una vicenda proprio di illegalità, di cui si è letto negli ultimi giorni su alcuni organi di stampa. L'aggressione che Di Gioia avrebbe subito non è stata mai citata, ma le allusioni al suo essere stato “pizzicato in un brutto episodio” sono state chiarissime, così come ancora più chiare e pesanti al fatto che gli indagati ora Di Gioia se li trova dalla sua parte, consiglieri comunali e pure provinciali; anche qui riferimento palese ai nomi dei medici coinvolti nelle indagini sul “Caro estinto”, resi noti con rara tempestività. La parte finale del suo comizio Azzollini l'ha dedicata a disegnare la “Molfetta da amare”, ripassando i suoi assi programmatici: il porto da realizzare subito così com'è nel progetto, al massimo rivedendo in corso d'opera quel che riguarda il molo turistico; l'asse con Bisceglie e Giovinazzo; la metropolitana leggera verso Bari. Senza dimenitcare le piccole cose: il traliccio Enel a Via Ungaretti da togliere entro l'anno, la sistemazione delle antenne Wind a Via Achille Salvucci, un tratto di asfalto da rifare vicino al Parco di Ponente. C'è stato ancora il tempo per attaccare l'assessore regionale, Guglielmo Minervini, e per chiedersi ancora perché mai Tommaso Minervini lo abbia abbandonato, mistero che sembra ancora tormentarlo, prima della conclusione. Classica: invito al voto, coinvolgendo pure le nonne, perchè il vero nemico è l'astensione. Chiusura della chiusura, la proiezione di un filmato con vecchie immagini di Molfetta, città cui Azzollini scrive una sorta di dichiarazione d'amore, ripetuta nelle ultime battute anche nel suo miglior dialetto.
Autore: Lella Salvemini
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