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Autori dall'umanità disgregata protagonisti de "I difetti fondamentali" Il romanzo di Luca Ricci presentato alla libreria Il Ghigno
25 febbraio 2017

MOLFETTA – Un perfetto equilibrio tra intrattenimento e l’idea di una letteratura più sofisticata. Un uso sapiente di paradigmi strutturali unito ad una grande audacia creativa. Un continuo chiamare in causa il lettore come fosse un gioco orientato alla scoperta delle numerose citazioni letterarie implicite ed esplicite poste all’inizio di ogni racconto. Si tratta dell’ultima fatica di uno dei migliori scrittori italiani di racconti, Luca Ricci – “I difetti fondamentali”, edito da Rizzoli – e presentato a Molfetta presso la libreria Il Ghigno.

Ad introdurre la serata e presentare gli ospiti ci ha pensato la padrona di casa, la prof.ssa Isa de Marco. Subito si è entrati nel vivo della presentazione e la parola è passata alla moderatrice, Giorgia Antonelli - direttore editoriale LiberAria.

L’illustre relatrice ha sottolineato come l’autore con questo libro abbia voluto sfatare un mito popolare secondo cui il racconto sarebbe una forma letteraria minore o addirittura una palestra narrativa propedeutica alla stesura di un romanzo. Tutt’altro. Romanzo e racconto sono due “modi” diversi di una medesima istanza narrativa e operano con libertà e obiettivi differenti. Il primo – come sostiene il grande scrittore, Augusto Monterosso - è costretto dalla propria misura a tradurre il finale in un verdetto che sarà tanto più efficace quanto più l’allusività coinciderà con una sentenza chiara e definitiva. Il secondo, invece deve produrre una frizione potenzialmente letale ma di tanto in tanto sublime tra necessità di sottrazione e ambizione di completezza ovvero tra l’aspirazione all’essenzialità e l’urgenza di conferire l’ampiezza di un mondo. Ma il libro di Ricci non rappresenta un’opaca e fine a se stessa valorizzazione di un genere di scrittura a lui caro. È un libro con uno spessore letterario notevole che si presta a più livelli di lettura, un libro sulla scrittura che contiene una molteplicità di tecniche narrative. Nello specifico – come ha raccontato l’autore pisano - “I difetti fondamentali” è una raccolta di quattordici racconti in cui offre ai lettori delle istantanee sui lati sfaccettati e spesso inabissati di chi scrive. Si tratta di autori alle prese con redenzioni, ossessioni, amori, drammi, insicurezze e alcuni pervasi addirittura da metamorfosi fisiche. Sono questi i “difetti fondamentali” cui allude Ricci che descrive i suoi personaggi in atteggiamenti così maniacali da renderli inconcludenti ma al contempo talmente disinibiti da credere di essere capaci di fare qualsiasi cosa. Figure eccentriche che si portano all’esasperazione mentale e fisica proprio perché l’involucro letterario permette loro di farlo senza perdere però una precisa logica che ne guida le azioni secondo uno schema coerente nella sua assurdità e in fin dei conti affascinante. Il manierista, il solitario, il folle, l’affittacamere e tutti gli altri ci regalano, nella loro piccola grande storia, un’umanità disgregata, misteriosa e affamata. Un’umanità che partendo dai propri difetti e quindi da ciò che manca, afferma il diritto di esistere. L’amore - difetto fondamentale nella vita di ciascuno – è il filo rosso che tesse l’arazzo dei racconti e che fa della scrittura il suo mezzo per raccontarsi, sezionarsi, conoscersi e osare. Dunque quelli che ci regala Ricci sono anche quattordici straordinari e sorprendenti racconti d’amore con declinazioni spesso estreme eppure reali e realistiche dove l’autenticità del vissuto prevale su etichette e giudizi.

Sono storie di fantasia che non alludono ad autori famosi e non rappresentano nemmeno l’alter ego del loro creatore. Piuttosto è un lavoro di ricerca sulla scrittura che prescinde dall’idea stessa che lo scrittore pisano ha della stessa. Ama definirlo più come un gioco metaletterario che «tiene come fosse un romanzo» anche per la straordinaria ambientazione letteraria che sostiene e lega come un puzzle i quattordici scritti. Ma un altro tema importante che emerge da una attenta lettura - come ha sostenuto Giorgia Antonelli – è il concetto di scrittura come allucinazione. Di fatti Ricci, nella sua produzione scardina la dicotomia tra realismo e fantasia: il primo non è certo meno sintetico del fantastico e non rappresenta altresì la realtà stessa ma è solo un modo per raccontarla. Se è vero come è vero che c’è un forte tasso di elementi fantastici nei racconti è altrettanto vero che il punto di partenza è sempre la realtà di un mondo possibile e credibile. Si scatena dunque una sorta di rapporto di potere tra lettore e scrittore, potere positivo s’intende. Questo gioco tra le parti porta l’autore a condurre i fruitori del suo lavoro in un percorso di conoscenza quasi come fossero bambini che di lui si fidano e a cui si affidano. Per contro il lettore si lascia traghettare fino a quando approda alla fine del viaggio e con la sua interpretazione ribalta questa relazione, diventando quasi padrone dello scritto.

E come scriveva Karl Kraus: «Ci sono due specie di scrittori, quelli che lo sono e quelli che non lo sono». Coi Difetti fondamentali Luca Ricci non solo conferma di appartenere alla prima categoria ma ha dato dimostrazione di essere uno dei maggiori scrittori contemporanei di racconti.

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Vecchio
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