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Autonomia differenziata, esposto del consigliere comunale dell'opposizione di sinistra (Molfetta libera) Domenico Gagliardi
Domenico Gagliardi
17 gennaio 2023

MOLFETTA – Autonomia differenziata, il consigliere comunale Molfetta Libera (lista nata dall’incontro tra le comunità del movimento civico Area Pubblica e di Sinistra Italiana) Domenico Gagliardi ha depositato un ordine del giorno finalizzato a chiedere al Consiglio Comunale di pronunciarsi in tema di autonomia differenziata delle Regioni.

Con “autonomia differenziata” (articolo. 116 Cost.) si intende la possibilità che le regioni a statuto ordinario possano ottenere competenza legislativa esclusiva su materie che la Costituzione elenca invece come “concorrenti” o, addirittura in alcuni casi, di esclusiva competenza statale.

I Comitati, presenti in tutto il Paese, lavorano dal 2018 sul contrasto all’autonomia differenziata, progetto che hanno seguito passo a passo in questi anni, ritenendolo fin dall’inizio – quando si affacciava al mondo della scuola – devastante per la tenuta della democrazia e capace di distruggere diritti e conquiste sociali e civili e di disarticolare la Repubblica per arrivare a contratti, diritti, servizi al ribasso, con le regioni in concorrenza una con l’altra a scapito di cittadini e cittadine.

Da più di un anno i Comitati hanno lanciato attorno a queste tematiche un Tavolo di discussione, progettualità ed azione, cui partecipano varie decine di soggetti politici, sindacali, istituzionali e di associazioni e gruppi nati attorno a tematiche specifiche di ambito politico-sociale.

«Su sollecitazione della FLC CGIL ho richiesto che il Consiglio Comunale di Molfetta voti a favore del seguente ordine del giorno:

 

Ordine del Giorno sull’Autonomia Differenziata (AD) ex art.116, c.3, cost. proposto dal CDC-ER e CDC nazionale

 Il Consiglio Comunale di Molfetta

                                                                             Premesso che:

 > da parte delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è stata richiesta nelle pre intese del 2019 la devoluzione ex art. 116, c.3, cost. rispettivamente di 20,23 e 16 materie tra quelle indicate nell’art. 117 cost. tutte di interesse anche nazionale;

> è vero che l’art.116, c.3, Cost. ammette il trasferimento a singole regioni che lo richiedano di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” concernenti le materie indicate nell’art.117 Cost…” ma è altresì vero che la richiesta, estremistica e non conforme ad una lettura corretta dell’art.116 Cost di devolvere alle regioni tutte o quasi tutte le materie indicate stravolge in modo inammissibile lo stesso art.117 Cost. e viola i principi degli artt. 5 e 119 Cost;

> nel mese di novembre 2022 è stato presentato dal ministro Calderoli un disegno di legge sull’attuazione dell’AD che presenta/va i seguenti caratteri: a) al parlamento è riservato un ruolo solo notarile senza possibilità di intervenire nel processo di formazione delle intese. Ciò dato che la commissione bicamerale per le questioni regionali esprime un parere non vincolante e solo eventuale, mentre l’aula è chiamata a una “mera approvazione”, non potendo entrare nel merito dell’intesa; b) vengono sottratte alla Stato le competenze legislative e le relative funzioni amministrative per le materie richieste nelle pre-intese del 2019. Viene tolta potestà legislativa allo Stato persino sulla legislazione che disciplina i principi generali regolanti le singole materie, così alterando in modo inammissibile l’intero impianto dell’art. 117 Cost. Norma quest’ultima che prevede o materie di esclusiva competenza statale o materie di competenza concorrente tra Stato e Regione ma non certo materie di esclusiva competenza regionale; c) le intese sarebbero modificabili solamente se la Regione fosse d’accordo. In caso contrario diventerebbero immodificabili; d) le intese tra Regioni e Stato sarebbero approvate anche senza la preventiva definizione legislativa di LEP, costi e fabbisogni standard, perequazione strutturale; e) il finanziamento dell’AD avverrebbe all’inizio utilizzando il criterio della spesa storica (la stessa che perpetua le attuali diseguaglianze tra territori) , nell’ambito di un regime transitorio che non si sa come e quando avrà fine; f) con la clausola di invarianza per la finanza pubblica (art. 7 DDL Calderoli) se una regione avrà più risorse per le maggiori funzioni assunte, appare certo che altre regioni ne avranno di meno; d) risultano devolvibili anche materie di primario rilievo nazionale – scuola, sanità, infrastrutture strategiche, ambiente, lavoro, beni culturali, norme generali sull’istruzione, produzione e distribuzione nazionale dell’energia, e molto altro.

> se questa scelta di devoluzione si realizzasse sarebbe colpita a morte l’unità giuridica ed economica della Repubblica (art.2, 3 e 5 Cost.) con enormi complicazioni nel governo delle singole materie, in danno dell’uguaglianza dei cittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni locali e nazionali;

>Nessuna delle tre regioni richiedenti ha mai spiegato – né tantomeno dimostrato la fondatezza de – le ragioni per le quali sarebbe utile e giusto trasferire quelle materie alla competenza regionale;

>esiste una relazione e interdipendenza tra tutte le Regioni e i territori italiani tali per cui il sistema paese cresce o arretra assieme;

> il riordino istituzionale di cui ha bisogno il paese non riguarda soprattutto le Regioni quanto invece il rafforzamento delle autonomie locali;

> molte Regioni e moltissimi Sindaci, tra cui quelli di Bari, Napoli e Bologna, hanno manifestato contrarietà alle richieste ex art.116 Cost. da parte delle tre regioni.

 Questo premesso si chiede al Governo che:

 > qualunque futuro disegno di legge attuativo dell’autonomia differenziata ex art. 116, comma, 3, Cost., sia inviato alle Camere come DDL ordinario, al fine di permettere un approfondito e indispensabile dibattito pubblico nel paese su scelte che determineranno importanti e potenzialmente irreversibili conseguenze istituzionali, economiche e sociali. Coinvolgendo in tale dibattito sindacati, associazionismo, studiosi, autonomie locali e soprattutto il Parlamento a cui va riservato un ruolo centrale anche nella valutazione di merito delle eventuali intese;

> vengano obbligatoriamente definiti – prima di eventuali intese con singole regioni – LEP, costi fabbisogni standard e fondi perequativi, senza i quali non è possibile stabilire le risorse necessarie a finanziare le prestazioni sulla base del principio di uguaglianza. Vietando in particolare regimi transitori governati da fantomatiche “commissioni paritetiche” prive di qualsiasi legittimazione politica;

> ogni trasferimento di materie avvenga nel rispetto dei principi di solidarietà e unità nazionale, garantendo maggiori risorse a quei territori in cui permangono gap infrastrutturali, economici e sociali col resto dell’Italia;

> il processo di eventuale devoluzione di cui all’art.116, c.3. Cost. avvenga nel rispetto del principio di sussidiarietà nell’esercizio delle funzioni amministrative e non si traduca in un accentramento regionale in danno delle autonomie locali;

> il riconoscimento di ulteriori e particolari forme di autonomia ex art.116, c.3, cost trovi fondamento in specifiche e dimostrate esigenze della Regione richiedente, compatibili con l’unità della Repubblica e col principio di uguaglianza. Caratteri che non risultano presenti nelle richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna;

> sia portato rapidamente alla discussione in Senato il DDL di iniziativa popolare per la modifica degli artt. 116 e 117 Cost., lanciato dal CDC nazionale, non appena completata la raccolta firme nell’aprile 2023».

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