Leggo con il solito apprezzabile rammarico i moniti del Presidente della Repubblica sullo scontro tra politica e giustizia. Penso che la Costituzione mi conceda il diritto di dissentire. Vado subito al dunque, allora. Dove alberghi, questo scontro tra politica e magistratura, che tanto e spropositatamente è declamato dal Presidente, non lo so, osservo solo che magistrati onesti (per fortuna ce ne sono ancora, tanti) stanno contestando ad un gruppo di parassiti, corrotti, trafficanti, piduisti condotte criminose molto gravi. Sarebbe questo lo scontro? Beh, se questo è lo scontro, “cento di questi scontri” verrebbe voglia di dire!
I magistrati marci, si lo sappiamo, ci sono, ma sappiamo pure dove stanno e come stanno venendo a galla, proprio grazie a quelle intercettazioni il cui uso dovrebbe essere fortemente limitato e controllato. Può darsi che questo sia uno strumento da rivedere, nessuna cosa è perfetta e tutto è perfettibile, per cui per chi ricopre incarichi pubblici e uffici pubblici, io mi batterei per estenderle, più che limitarle, le intercettazioni. Chi amministra la cosa pubblica, nell’interesse dell’intera collettività e non nel proprio, non dovrebbe avere timore alcuno se adempie al suo ufficio con specchiata moralità e nell’interesse di tutta la collettività. I cittadini hanno il diritto di sapere, ad esempio, se la notte, il politico, si dedica assiduamente alle orge, e la mattina arriva tardi agli appuntamenti istituzionali o prende sonno in un consesso internazionale, per aver fatto “le orge piccole”. E queste cose, le sappiamo grazie alle intercettazioni!
Il Presidente, ha invitato i magistrati a “evitare condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura”. Che combinazione! Guarda caso queste parole sono state pronunciate all’indomani dell’arresto del deputato Alfonso Papa (Pdl), autorizzato dalla Camera, all’indomani del non arresto del senatore Alberto Tedesco (ex Pd) votato da Palazzo Madama, all’indomani delle notizie che riguardano Filippo Penati (Pd) indagato per tangenti a Milano. Che coincidenza!
Il dubbio però sorge spontaneo: che ci azzeccano le “condotte” dei magistrati, quasi fossero essi i maggiori responsabili dell’ “intollerabile, sterile scontro” con la politica? E com'è che Napolitano (guarda caso), non dice nulla sulle condotte illecite della politica? Quelle massimamente da evitare? A noi tutte ben note anche nella nostra piccola Molfetta?
Mi sono sforzato di comprendere tutto questo zelo declamante sugli equilibri e le regole da rispettare (soprattutto quando si parla dell’azione penale svolta dai Magistrati), e forse, questi moniti sono volti al tentativo di salvaguardare l’economia del Paese, far sì in sostanza che le indagini, gli arresti, tutto quel marcio che sta venendo fuori a tutti i livelli, da Nord a Sud del Paese, non blocchino l’economia del Paese. Ma che vuol dire questo che l’economia del Paese è in gran parte illegale e i Magistrati dovrebbero chiudere un occhio in questi casi? Sembrerebbe l’Azzollini-pensiero, questo, più che un monito super partes. Però, questo “equilibro” tra giustizia ed economia reale del Paese, in quale articolo della nostra Carta Costituzionale sta scritto? Non riesco a celare un senso di asfissia/disperazione/decomposizione alle parole di questo vecchio signore della politica italiana.
Quando Napolitano chiede ai magistrati “di calare le proprie decisioni nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività” cosa in pratica vuole intendere che, giusto per fare un esempio che ci tocca molto da vicino, le operazioni "mani sulla città" non si fanno perché rischierebbero di bloccare l'attività edilizia di un'intera comunità? Allora ha ragione Azzollini! Ma anche i narcotrafficanti, gli spacciatori, i contrabbandieri, i trafficanti, generano economia! E allora, come la mettiamo? Tutto ciò che muove denaro in una comunità, che da lavoro, che alimenta l’economia, per ciò stesso deve essere oggetto di un’attività “più equilibrata” da parte degli Organi Inquirenti, quando gli stessi ravvisino probabili condotte criminose? Che significa equilibrio in queste circostanze? Ma i Giudici, non dovrebbero essere soggetti soltanto alla legge (Art.101 Cost.) e i P.M. soggiacere all'obbligo (Art.112 Cost.) dell’azione penale dei PM?
Com'è che questo nostro Presidente, quando i cittadini chiedevano un ruolo più attivo e dinamico, nei confronti della mala politica, faceva spallucce, dicendo che la Costituzione non glielo consente e oggi, che - tanto per cambiare - i magistrati hanno ripreso a sbattere in galera, gli attori del malaffare, della mala-politica scopre - ma và - che forse i magistrati non dovrebbero troppo calcare la mano?
Dubbi, semplicemente dubbi, angoscianti riflessioni.
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