Auguri di un nuovo anno di rispetto reciproco, condivisione e sviluppo per Molfetta
MOLFETTA – Gli auguri per un nuovo anno rientrano nella tradizione, nelle cose scontate, in quelle obbligate, in quelle dovute, ma per noi di “Quindici” gli auguri sono sempre sinceri: vorremmo farli ogni giorno dell’anno ai nostri cari e affezionati lettori, ai cittadini della nostra amata Molfetta. Crediamo che ognuno di voi sia importante per contribuire alla crescita della città, al suo difficile percorso di cambiamento in atto, al miglioramento complessivo delle condizioni e della qualità della vita in questo angolo del pianeta Terra.
Ecco perché come si fa sempre con i buoni propositi di un nuovo anno, ci auguriamo di raccontarvi sempre più fatti positivi, anche se, purtroppo, fanno più notizia quelli negativi perché siamo portati a guardare più il sensazionale, che il normale. Il noto aforisma del filosofo cinese Laozi che «fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce» ha un grande e saggio contenuto di verità, soprattutto in questa città distratta e indifferente (vedi le parole di Papa Francesco, filo conduttore della Marcia nazionale della pace, un grande evento che è stato un successo a Molfetta), che si richiama a don Tonino Bello, ma non mette in pratica i suoi insegnamenti, oggi più che mai profetici.
Manca ancora il rispetto dell’altro: primo precetto della convivenza, della condivisione, della natura di un popolo, di quelle gentes molfettese che, dopo anni di veleni, divisioni, odio, non riescono ancora a trovare una propria identità comune e soprattutto la voglia di crescere insieme. Come possiamo accogliere gli immigrati che fuggono dalla guerra e dalla fame, se non siamo capaci accogliere nemmeno i nostri fratelli molfettesi.
Più abituati a dividere che ad unire, a demolire che a costruire, si finisce sempre ad esercitarsi nello sport della maldicenza e del pettegolezzo (le cose che odiamo di più sono l’ipocrisia e l’invidia, rivelatrici di una povertà culturale, ma soprattutto umana di certe persone che compatiamo), della ricerca del proprio interesse e non di quello collettivo, che alla fine farebbe stare bene tutti. In questi anni si è perduto il rispetto delle regole (anche il Capo dello Stato ieri sera nel suo messaggio di fine anno lo ha ricordato) e, perfino delle leggi e abbandonando quella sete di giustizia che non solo noi cristiani, ma tutti gli uomini dovrebbero avere, per stare in pace nei luoghi di comune convivenza. La pace nasce prima dentro di noi.
La cultura della pace che ci è stata insegnata da don Tonino e che Papa Francesco ci ripete spesso, si costruisce giorno per giorno, coinvolgendo perfino i seminatori di odio, che denigrano “il pacifismo”, considerandolo inutile e dannoso. Eppure se ci impegnassimo tutti a mettere la nostra tessera anche piccola, potremmo costruire un grande mosaico di quella convivenza che molti predicano a parole, ma negano nei fatti e nei loro comportamenti quotidiani.
Questo è l’augurio che facciamo a tutti con il tradizionale manifesto augurale di “Quindici”, che trovate affisso in questi giorni sui muri della città, un manifesto (nella foto) opera del nostro bravo Alberto Ficele che immagina fuochi d’artificio (non botti pericolosi) che compongono in cielo la “Q” simbolo del nostro giornale e augurano uno SCOOPPIETTANTE 2016.
E lo scoop che ci piacerebbe veramente fare, sarebbe quello di raccontare una straordinaria unità fra tutte le forze sane della città, civili, culturali e soprattutto politiche, per superare il momento difficile dal quale la nostra cara Molfetta sta faticosamente venendo fuori. Occorre superare proprio quegli ostacoli messi sulla strada della crescita, dello sviluppo e del lavoro per tanti giovani disperati senza lavoro, da coloro che hanno, invece, la responsabilità di dare risposte alle aspettative e alle speranze, con fatti concreti. Manca il rispetto reciproco, mentre assistiamo ancora all’esercizio di vuote retoriche del nulla fondate solo sull’egoismo e su malsane ambizioni individuali (miserabili narcisismi), sull’arroganza, sulla sete di potere perfino dell’ultima pulce dello scenario politico.
Così dopo i buoni propositi per il nuovo anno, rischiamo di ritrovarci più poveri di prima, a litigare più di prima e a considerare la pace, solo un sostantivo scomodo e perfino fastidioso, quando ci ricorda i nostri impegni verso la comunità, i nostri doveri e il rispetto delle regole per un servizio alla città. Con un pizzico di amore che non guasterebbe.
BUON ANNO A TUTTI!
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Autore: Felice de Sanctis