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Assoldò un boss, ex direttore di banca condannato a 5 anni e 3 mesi di reclusione
19 febbraio 2013

MOLFETTA - Aveva assoldato un boss per azzerare il conto presentato da un’impresa edile che gli aveva ristrutturato la villa di compagna. Ora il Tribunale di Trani, sezione collegiale, ha condannato Donato Emmanuele Piazzolla, all’epoca dei fatti (2008) direttore della Banca Popolare di Bari, e Sabino Valerio Sangermano a 5 anni e 3 mesi di reclusione, 1500 euro di multa, interdizione dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante la pena, oltre al risarcimento danni per l’imprenditore molfettese danneggiato.
Coinvolti nella stessa vicenda altri tre individui che, al contrario di Piazzolla e di suo cognato (hanno scelto il dibattimento), sono stati poi condannati a 5 anni e 6 mesi con rito abbreviato.
Nel gennaio 2008 il Piazzolla era stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia e con lui, originario di Canosa di Puglia, su ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Trani, anche Giuseppe Caputo (Cerignola), Sabino Sangermano (Canosa), cognato del Piazzolla, Michele Migliaccio e Giuseppe Balducci (entrambi di Corato). Erano stati accusati a vario titolo, di estorsione aggravata in concorso e lesioni.
Il boss, Giuseppe Caputo, era stato assoldato dal Piazzolla tramite il cognato Sabino Sangermano, commerciante di auto. Il Caputo avrebbe poi dovuto convincere l’imprenditore edile (che, da ottobre 2006 a maggio 2207, aveva ristrutturato la villa di campagna del direttore) ad accontentarsi di 15mila euro a fronte di 80mila euro. Perciò, il Caputo si era rivolto al Migliaccio e al Balducci: i tre avrebbero dovuto costringere l’imprenditore a firmare un atto transattivo in cui avrebbe dovuto dichiarare di aver ricevuto 25mila euro dal Piazzolla come pagamento dei lavori effettuati (senza che questo fosse mai avvenuto).
Per le “prestazioni” offerte, il Caputo avrebbe poi percepito 20mila euro e il Sangermano 5mila euro. A tradirli un filmato girato dalle telecamere a circuito chiuso di una stazione di servizio alla periferia della città che aveva ripreso non solo il pestaggio, ma anche l’accoltellamento dell’imprenditore (4 gennaio 2008). Le indagini partirono dal referto dell’ospedale dove l’imprenditore era stato accompagnato.
 
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