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Assemblea dei Beni Comuni, economia locale e lavoro a Molfetta Investire risorse ed energia nei settori caratterizzanti. Nei primi sei mesi del 2010, la Provincia di Bari ha perso 2mila giovani di cui 585 molfettesi. Pessima situazione nell'ambito commerciale e lavorativo
01 febbraio 2013

MOLFETTA - Puntare sul cittadino è farsi voce delle sue esigenze. Per questo nasce l’Assemblea per i Beni Comuni, un’iniziativa voluta da vari cittadini svincolati da qualsiasi movimento o partito politico e supportata da Rifondazione Comunista. Identificati con un questionario i tre ambiti più critici del momento e i relativi metodi di soluzione, l’Assemblea si è riunita lo scorso sabato alla la Sala Turtur. “Economia locale e lavoro”, il tema all’ordine del giorno.
Dai questionari è emersa, infatti, l’esigenza di investire risorse ed energia nei settori caratterizzanti Molfetta, di definire un piano di commercio, di pianificare strategicamente lo sviluppo industriale, di prestare attenzione alle attività di piccole dimensioni e alle cooperative di giovani, di impegnarsi nel turismo per valorizzare i beni culturali e paesaggistici della città, infine di utilizzare forme di energia rinnovabile. In secondo piano, si è chiesto lo sviluppo del porto, la riduzione dei costi in politica, il rilancio della struttura ospedaliera.
È intervenuto il sociologo dott. Leo Palmisano, che ha descritto il quadro generale della situazione di Molfetta e provincia. I dati non sono confortanti: nei primi sei mesi del 2010, la Provincia di Bari ha perso 2mila giovani di cui 585 molfettesi. Il commercio cittadino, strozzato da quello delle grandi catene industriali, è caratterizzato da un cospicuo numero di lavoratori a nero. Nel mercato del lavoro manca non solo l’incrocio tra domanda e offerta, a scapito della qualità della domanda, ma anche un rapporto sinergico sia con le scuole che all’interno dell’economia stessa, nonostante il commercio conviva necessariamente con la globalizzazione.
Gli interventi degli imprenditori Vincenzo Mongelli, Fulvio de Candia, Francesco e Corrado Camporeale hanno delineato il quadro interno all’economia stessa, ricoprendone disparati ambiti. Una macchina senza benzina, potenziale ma ferma: è questo che Molfetta appare agli occhi di tutti. La mancanza di un piano commerciale che dia spazio alla piccola distribuzione, la scarsa circolazione di liquidità da parte delle banche, l’assente dialogo con il settore agricolo e lo stato di degrado in cui permane il Corso Umberto Molfetta di certo non migliorano la situazione. Tasselli che incastratisi a vicenda hanno contribuito alla ripercussione del problema soprattutto sui piccoli commercianti e giovani disoccupati.
Le amare parole di Antonia Farallo, dipendente Exprivia, sono il simbolo della voce di migliaia di giovani laureati e disoccupati. La crisi non è una giustificazione, Molfetta può ancora fare qualcosa: no alle raccomandazioni, no al monopolio delle grandi aziende.
Significativo l’intervento di chi afferma che questa fragilità derivi non solo da incompetenza, ma anche dall’idea distorta che si ha della città. Dunque, non è necessario fissare tante stravolgenti regole, ma è indispensabile che un dialogo costante si perpetui nel tempo mettendo in campo azioni di sistema in una comunità mucillaginosa, troppo frammentaria e disorganizzata.
Il dibattito rimane aperto. I cittadini non demordono, il cambiamento è ancora possibile. 
 
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Autore: Maria Nicola Stragapede
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