Asm, demolizione dei natanti: ancora una voluminosa perdita? Cui prodest?
Demolizione natanti. Alcuni sostengono che questo servizio espletato dall’Asm di Molfetta da parecchi anni, comporti solo perdite per l’azienda comunale, quindi per la collettività. È vero? E, se vero, quali sarebbero stati i presunti interessi che avrebbero portato a “traslare” gli eventuali costi sulla collettività e a produrre potenziali “profitti” in altre sedi? Non sono passati molti anni da quando la flotta peschereccia di Molfetta contendeva il primato a quella di San Benedetto del Tronto (Marche) e di Mazara del Vallo (Sicilia). Oggi è tra gli ultimi posti, passata da 300 a 47 natanti in 20 anni. Solo negli ultimi due anni sono stati demoliti più di 20 natanti (già Quindici negli anni passati si è occupato della crisi della pesca e della demolizione dei natanti). Come sono stati smaltiti i rifiuti rivenienti dalla demolizione di oltre 250 natanti? È possibile che l’Asm abbia proceduto sempre in perdita? Se anche ci avesse rimesso solo 1.000 euro a natante, avremmo di già un ammanco di 250mila euro. E se i costi sostenuti per ogni natante (demolizione e smaltimento), non compensati del tutto dal pagamento del committente, fossero di oltre 10mila euro? Un’ipotesi, ma la cifra sarebbe spaventosa e bisognerebbe da subito interrogarsi sull’identità di questa macroscopica malversazione. Andiamo oltre la riflessione sul “cimitero dei natanti”, sul destino finale del legname ricavato dalla demolizione dei pescherecci e anche sulla modalità di smaltimento del legname e sul relativo codice Cer (Catalogo europeo dei rifiuti) utilizzato. Chi avrebbe realmente guadagnato? Quali oneri ha sostenuto l’azienda? Perché la collettività è stata ulteriormente gravata di costi che dovrebbero essere sostenuti per intero dai percipienti dei contributi comunitari per la rottamazione? Quali sarebbero i possibili “corto circuiti” che spesso portano a scaricare sulle aziende pubbliche (quindi, sulla collettività) i costi di molte operazioni e a “dirottare” i profitti per altre vie? L’Asm sembrerebbe essere stata gravata di costi impropri e di perdite. Chi continuerebbe a dilapidare il denaro pubblico per i propri interessi e a lasciare Molfetta ancora sporca? Senza dubbio, la città si espande e il personale si riduce: ma, se i soldi pubblici non fossero dilapidati attraverso artifizi di vario genere e non si attivasse una procedura per il recupero dei crediti (come abbiamo visto per il settore degli indumenti fuori consumo nel numero di Quindici di febbraio) si sarebbero potuti assumere negli ultimi anni almeno 20 operatori ecologici in più. Non solo la città tutta se ne sarebbe giovata, ma si sarebbe data una degna soluzione occupazionale a 20 disoccupati. La demolizione di centinaia di pescherecci, la rottamazione quasi totale della flottiglia peschereccia di Molfetta negli ultimi 20 anni, implica numerosi interrogativi e diverse chiavi di lettura, anche se uno è il semplice interrogativo: cui prodest? Chi avrebbe intascato i contributi? Chi avrebbe precettato l’Asm per la demolizione e lo smaltimento? Ma, soprattutto, come, visto che l’Asm sembrerebbe avere solo perdite dalla demolizione dei natanti? È possibile che qualcuno abbia individuato “scorciatoie” per procedere all’agevole smaltimento, risparmiando sui costi o scaricandoli in gran parte sulla collettività? Se queste operazioni fossero state a titolo oneroso per l’Asm, perché l’azienda avrebbe proceduto ugualmente senza declinare la commessa, trattandosi di servizi privati resi dall’azienda? Dall’espletamento delle attività “commerciali”, ci si aspetterebbe che l’Asm porti a casa degli utili e, quando questo non avviene, occorrerebbe interrogarsi e, soprattutto, verificare che le procedure in itinere siano regolari e trasparenti. Ci potrebbero essere anche “interessi privati” nella “stanza dei bottoni”? Chi ha commissionato e per conto di chi l’ultima rottamazione con braccio meccanico che demolisce le imbarcazioni riposte sulla battigia? Chi ha pagato materialmente la rottamazione, ma soprattutto, in quale misura quei costi sono stati recuperati? Pezzi di legno, parti ferrose e parti dell’imbarcazione, considerate rifiuti speciali e pericolosi, dove sono stati smaltiti? Infatti, si tratta di rifiuti speciali pericolosi che devono essere smaltiti secondo una particolare procedura e identificando quella tipologia di legno con un codice di rifiuto, specifico e ben determinato dalle norme vigenti. Nell’esposto fatto dal WWF di Molfetta ad agosto 2011 si chiedeva alla Procura di verificare tutto il tracciato dei rifiuti dalla loro produzione al conferimento finale, per capire se ci fossero guadagni leciti e se ci fossero stati altri interessi intorno alla demolizione dei natanti e allo smaltimento dei relativi rifiuti. Numerose erano state le segnalazioni per la presenza di chiazze oleose e gasolio nelle acque antistanti alla spiaggia “La Maddalena” (scalo di alaggio) oltre a odori nauseabondi dovuti proprio allo sversamento di gasolio e alla demolizione di alcuni motopescherecci. L’esposto è stato archiviato in qualche armadio nascosto?