Si fa presto a dire fine. La vicenda del ripetitore di via Martiri di via Fani (nella foto) è una di quelle storie che non abbandonano i giornali molto facilmente. E che non danno fiato ai cronisti, ogni volta costretti a ricredersi su falsi finali ed epiloghi illusori. Si scrive: “Capolinea” e l'indomani si scopre che in realtà c'è dell'altro. Si dice: “Fine di un incubo” e subito dopo ne comincia uno nuovo, ennesimo.
Accade questo, da mesi, da anni, in via Martiri di via Fani. Molte proteste, alcune sentenze, e persino qualche corpo a corpo, registrato a dovere dalle cronache. Pomo della discordia, un'antenna per la telefonia mobile (Wind-Alcatel). “Strumento di cui ormai non si può fare a meno”, dicono alcuni. Soprattutto quelli che da un lato ci vendono cellulari ultimo modello proponendoci superofferte irrinunciabili, e dall'altro piazzano sulle nostre case ripetitori tutt'altro che rassicuranti, imponendoci di sobbarcarci dei costi del nostro benessere. Del resto la legge pare essere comunque dalla loro parte. E poi a guadagnarci non è solo la compagnia telefonica. L'affitto di un lastrico solare è cosa assai conveniente per chi ha la fortuna di intascare i generosi canoni offerti dai gestori. E gli utenti, sempre più affezionati ai loro “telefonini”, non avranno di che temere: mai più senza “campo”. Ma la realtà è sempre un po' più complicata e più imprevedibile di uno spot pubblicitario. Come via Martiri di via Fani dimostra.
Una storia tormentata
“Il dirigente del Settore Territorio… dispone l'apertura di apposito procedimento finalizzato all'acquisizione del consenso del condominio di via Martiri di via Fani n. 5/E sulla installazione dell'impianto di cui in premessa (stazione radio base per telefonia cellulare mobile da realizzare sul lastrico solare del fabbricato, ndr)”. Il 25 marzo di quest'anno l'ing. Giuseppe Parisi, dirigente del Settore Territorio (Ufficio tecnico comunale) firma questa disposizione. Assai lodevole, certo. Solo un po' strana, per il fatto che l'impianto di cui sopra non soltanto è stato già installato (il 28 agosto 2001, con tanto di concessione edilizia), ma sei giorni prima della lodevole iniziativa dell'Ufficio tecnico, è accaduto persino che quell'impianto venisse attivato, senza che i residenti esprimessero il benché minimo parere. Tanto meno il loro assenso.
Certo, il dirigente ammette che nel 2001 “la concessione fu rilasciata in carenza dell'assenso del condomino”, pur essendo questo “richiesto esplicitamente dall'art. 176 del Regolamento Comunale di Igiene per tale tipologia di installazione”. Ma, tenuto conto che “è ipotizzabile l'imminente attivazione dell'impianto con conseguente sollevazione degli abitanti” (recita sempre il testo del dirigente comunale), si ritiene “essenziale acquisire ora per allora detto parere… previsto a tutela della salute degli abitanti dell'edificio”, nel ribadire che “qualsiasi concessione o autorizzazione deve essere subordinata all'assenso dei condomini e ciò indipendentemente dalla proprietà della parte di edificio sul quale l'impianto deve essere installato”.
Chi, anche sommariamente, conosca le tormentate vicende del caso di via Martiri di via Fani, non può che restare perplesso di fronte a questa disposizione. Molto tardiva, innanzi tutto. E soprattutto assai curiosa: perché mai si chiede a “cose fatte” un “parere” già peraltro espresso dai residenti, sin dall'inizio della vicenda? E non solo nel corso di concitati incontri con il sindaco: anche a mezzo di formali esposti firmati sia dai condomini direttamente interessati dall'installazione, sia dagli abitanti del quartiere.
Si chiede, il lettore che ha seguito le alterne sorti dell'antenna Wind, perché questo “parere” non sia stato richiesto prima, se, verificato nei fatti il clamoroso dissenso dei residenti nei confronti del ripetitore, detto “parere” sarebbe stato comunque vincolante e pregiudiziale per qualsiasi sviluppo successivo della vicenda di via Martiri di via Fani?
Lo strano comportamento dell'Ufficio tecnico comunale
Interrogativi quasi ovvi. Quanto le risposte: se ai cittadini, infatti, si fosse richiesto sin dall'inizio il proprio “parere” in merito all'installazione del ripetitore, probabilmente si sarebbero evitati: tre ricorsi al Tar (due che hanno visto opporsi il Comune alle ditte Alcatel e Wind, uno in cui si fronteggiano ancora Comune e residenti), un procedimento giudiziario per stabilire la titolarità del possesso del lastrico solare (rivendicato dai costruttori del palazzo, l'impresa edile Pansini & Gadaleta che ha concluso il contratto di locazione del tetto con i gestori di telefonia mobile, ma che incontra l'opposizione dei condomini della palazzina, i quali da anni ormai risiedono in via Martiri di via Fani), un gran numero di diffide. E ancora: un'estenuante inutile trattativa tra l'Alcatel-Wind e il Comune, alla ricerca di un sito alternativo per il ripetitore, oltre che, manco a dirlo, un conflitto sociale molto grave apertosi tra cittadini e Palazzo.
C'è un'altra questione tirata in ballo, forse per la prima volta, dall'Ufficio tecnico comunale nella disposizione firmata dall'ing. Parisi il 25 marzo scorso. Il capo Settore Territorio, infatti, dà mandato non solo di “richiedere al condominio… il suo a s s e n s o”, ma anche di “informare il Responsabile del Servizio Igiene Pubblica dell'Asl BA/2 affinché comunichi eventuali impedimenti di natura sanitaria sull'installazione e funzionamento dell'impianto”. E, in effetti, a ben guardare, c'è traccia anche altrove di questa ulteriore “carenza” procedurale. Già a gennaio dell'anno scorso lo stesso sindaco faceva sapere in una nota che “il servizio di igiene pubblica” aveva scritto “al sindaco, alla Procura della Repubblica e al capo ripartizione Utc”, facendo notare che “agli atti… non risultavano espressioni di pareri in merito al suddetto impianto né istanze inoltrate in tal senso”. Come dire che l'Asl non ne sapeva assolutamente nulla: infatti, non si è mai espressa a proposito del “caso” via Martiri di via Fani, né mai nessuno si è preso la briga di richiedere all'azienda sanitaria il suo pur imprescindibile parere. Parere che, come quello di competenza dei residenti, viene richiesto solo adesso, dopo “appena” 19 mesi dall'installazione dell'antenna.
Il gioco dei quattro cantoni
Presto detto. All'ing. Giuseppe Parisi i condomini, chiamati ad esprimere “assenso” sul ripetitore, rispondono dopo una settimana. Chiedendo chiarimenti sulle ragioni per cui solo ora si chiede ai residenti di fornire il proprio parere, pur essendo già stata esposta denunzia, dagli stessi residenti, proprio per la mai avvenuta richiesta di assenso. E stupendosi per il fatto di scoprire che la mancanza del consenso avrebbe potuto infirmare sin dall'inizio la legittimità della concessione edilizia rilasciata. “Perché – si chiedono i condomini di via Martiri di via Fani – il Settore Territorio non ha operato di conseguenza sin dall'epoca del nostro esposto?”. La risposta, infine, è chiara: “Ribadiamo l'assoluto dissenso all'installazione dell'impianto”.
E questo, a scanso di equivoci. Non solo perché in modo singolare il Comune si accorge solo ora che il loro parere è indispensabile. Ma anche per mettere a tacere voci maligne sulla scarsa convinzione con cui i residenti stanno opponendo resistenza al ripetitore. “Non cederemo mai”, dicono. E il coro è davvero unanime. Ne fanno parte non solo i residenti della palazzina interessata dall'installazione dell'impianto, ma anche numerosissimi altri condomini di altre palazzine del quartiere. In questi giorni decine e decine di raccomandate sono partite dalla 167. Destinazione: il sindaco, la giunta regionale, l'Alcatel Italia Spa. Obiettivo: ottenere, ai sensi della legge, “dettagliati chiarimenti e informazioni di carattere tecnico-sanitario” in merito al ripetotore, ormai già in funzione da un mese. Una risposta è già arrivata: quella del sindaco. “Si trasmette… copia della disposizione del Dirigente del Settore Territorio del 25 marzo u.s…”. Poche righe. Nessun chiarimento. Un semplice “rimando intertestuale”. Che, per i residenti, assomiglia molto al “gioco dei quattro cantoni”.
Massimiliano Piscitelli
Tiziana Ragno
SCHEDA
Un braccio di ferro che dura da due anni
Tutto ha inizio il 28 agosto 2001 quando i tecnici dell'Alcatel-Wind danno avvio ai lavori di installazione del ripetitore. I residenti oppongono subito resistenza: di quell'antenna non sanno nulla, nessun consenso è stato loro richiesto. Si rifiutano di dare ai gestori le chiavi di accesso al lastrico. Ma nulla ferma l'antenna: viene montata una gru, si ignorano le proteste di piazza, le infuocate assemblee che i residenti per giorni tengono alla presenza del sindaco e dei dirigenti dell'ufficio tecnico comunale, colpevoli di aver rilasciato la concessione edilizia favorevole all'installazione di quel ripetitore, secondo i residenti.
A settembre, il passo indietro del Comune, che vieta all'Alcatel di attivare l'antenna. Ma, qualche mese dopo, una sentenza del Tar dà ragione all'Alcatel Wind e di nuovo i residenti s'infiammano. Avviano un'azione legale per stabilire il possesso del solaio e un ricorso al Tar (a cui aderiscono 49 cittadini) per l'annullamento della concessione comunale sulla quale ritengono che sussistano pesanti irregolarità.
Poi, dopo quasi un anno, con l'entrata in vigore del decreto Gasparri, salta un protocollo d'intesa che stava portando ad una soluzione alternativa, e il 10 ottobre scorso i gestori fanno sapere che hanno le leggi nazionali dalla loro parte: l'antenna di via Martiri di via Fani sarà attivata, anche con l'ausilio della forza pubblica.
A bloccare l'attivazione dell'antenna, interviene questa volta una sentenza dei giudici: quel ripetitore è illegittimo, perché il possesso del lastrico solare appartiene ai condomini e non ai costruttori. Ma passa pochissimo tempo e la sentenza si ribalta in appello. Vince l'impresa edile Pansini & Gadaleta. Per via Martiri di via Fani non c'è scampo. L'antenna viene attivata: il 19 marzo di buon mattino i tecnici dell'Alcatel rimettono piede sul lastrico solare. Come al solito, non si curano delle proteste dei residenti. Non danno spiegazioni. Arrivano, alla spicciolata, anche assessori e consiglieri comunali. Vigili urbani e persino i Carabinieri. Qualcuno contesta la mancanza di alcuni documenti relativi alla messa in sicurezza dell'impianto. Si rimandano gli ultimi adempimenti all'indomani. Ma si tratta solo di “questioni formali”: il ripetitore di via Martiri di via Fani smette di essere un semplice fantasma e diventa un “mostro vivo” sulle teste dei cittadini.
Mass. Pis.
Tiz. Ra.