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Anniversario salveminiano: le celebrazioni “contro”, chiudendo il Filippetto
15 dicembre 2006

Sono iniziate le celebrazioni salveminiane. All'approssimarsi del 2007, che segnerà il cinquantesimo anniversario dalla morte di Gaetano Salvemini, una delibera della Giunta Comunale, dalla formulazione cavillosa e scarsamente perspicua, stabilisce il passaggio di gestione della Scuola Pubblica dell'Infanzia Filippetto dal Comune di Molfetta allo Stato, con assegnazione alla Direzione didattica statale del 2° Circolo “Cesare Battisti”. Il linguaggio freddamente burocratico dell'atto non ne lascia comprendere pienamente le conseguenze. Cercheremo di analizzarle, rinviando all'articolo di Francesco Del Rosso per i particolari della vicenda. Appare curioso che il Comune di Molfetta possa ritenere, alla vigilia dell'anno salveminiano, di celebrare adeguatamente la memoria di una delle sue icone, abdicando alla gestione di una scuola fortemente desiderata da Salvemini e nata da una sua donazione. Scuola la cui stessa denominazione è frutto d'un atto d'amore paterno, è il tributo all'esistenza, stroncata a dieci anni dal terremoto di Messina, di Filippetto, figlio dell'intellettuale. Farne la succursale di una Scuola Statale significherà snaturarne l'identità fortemente radicata nel tessuto cittadino, l'assetto maturato in decenni d'attività, anche la denominazione... Ancora una volta questa città mostra, in nome di contestabili e non del tutto tangibili benefici economici, disinvoltura estrema nel derogare al compito di onorare i suoi cittadini illustri. O forse si crogiola nell'erronea convinzione che a far ciò siano sufficienti manifestazioni pompose, che talora si traducono in “solenni scocciature”, e dichiarazioni fumosamente celebrative. La Delibera della Giunta non è solo uno schiaffo alla memoria di Salvemini, ma è lesiva dei diritti di una cospicua fetta della cittadinanza molfettese. Abbiamo incontrato alcune maestre di “Filippetto”. La statalizzazione dell'asilo comporterà il fatto che dal primo settembre 2007 la loro funzione di “educatrici” potrà considerarsi conclusa. La Giunta le esorta a non preoccuparsi, perché corsi di formazione professionale forniranno loro le competenze necessarie per essere “produttive” nella macchina comunale, all'interno della quale saranno riassorbite. Sorvoliamo sulla discutibile prassi di ridurre ogni valutazione e improntare qualsiasi decisione a meri criteri di produttività... Il fulcro della questione risiede altrove. Alla vocazione “tuttologica” (ci si passi il neologismo), che sembra permeare di sé l'efficientismo della macchina comunale, contrapponiamo qualcosa, che ha nome dignità professionale. Come evidenzia asetticamente la Delibera della Giunta, l'organico di “Filippetto” vanta, tra l'altro, “n. 10 Insegnanti dipendenti comunali a tempo indeterminato e n. 2 Lavoratori Socialmente Utili utilizzate con mansioni d'insegnante”. A coordinare validamente le attività didattiche la dottoressa Augusta Elia. Questa Scuola dell'Infanzia, che accoglie 133 bambini e dispone di 6 sezioni, da più di settant'anni opera nel settore educativo molfettese con impegno e passione. Molte delle attuali insegnanti vi sono state assunte in giovanissima età, chi a 18, chi a 20, chi poco più. Hanno accumulato un'esperienza considerevole, hanno frequentato corsi d'aggiornamento per maturare competenze sempre più specifiche. Si sono confrontate anche con bambini provenienti da ambienti socio-culturali degradati. Hanno fatto, conformemente alla volontà di Salvemini (molto attento ai problemi degli orfani e dei bambini in difficoltà economiche), dell'attenzione ai minori meno fortunati un imperativo, un vessillo. In risposta alle esigenze di una società in continua evoluzione, hanno cercato di abituare sin dall'infanzia le generazioni future al dialogo interculturale. Dante diceva che non si può fare “re di tal ch'è da sermone”; Ariosto rincarava: “a chi piace la chierca, a chi la spada”. Detto in soldoni: ciascuno dovrebbe esercitare il mestiere che vuole ed è in grado di esercitare. Eppure, in barba a Dante, Ariosto e al comune buon senso, ora si richiede, a queste maestre, in nome delle “magnifiche sorti e progressive” della macchina comunale di rinunciare, magari alle soglie della pensione, a un mestiere praticato per anni con competenza, professionalità, amore anche, per andare a compilare scartoffie, a nettare i gabinetti del Palazzo o magari a ricevere i cittadini presso gli appositi sportelli. Attività altrettanto degne, non c'è dubbio, ma a condizione che le si voglia e le si sappia svolgere. Al grave danno arrecato al Personale Dipendente, che ha inoltrato richiesta di revoca della deliberazione in questione, aggiungiamo l'incertezza dei genitori dei 133 allievi di Filippetto e di quelli che vorrebbero iscrivere i loro figli a una Scuola, ch'è un'istituzione in questa città... Il disagio dei bambini, la brusca e traumatica interruzione di ogni continuità didattica. A riprova del fatto che, in questa città, la Cultura e l'Istruzione sono le cugine dalla veste sdrucita, invitate a Palazzo solo di rado, per caso per errore o per ostentazione di magnificenza, dalle parenti ricche, quelle che fanno e disfano ogni cosa. Quelle che contano davvero.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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