Ancora su Torre Calderina e il nuovo albergo
È comparsa, sul numero di febbraio di “Quindici”, un'intervista a Nicola Piergiovanni, consigliere comunale dei Democratici, in merito alla posizione favorevole da lui presa – come peraltro da tutto il Consiglio comunale con l'eccezione di Rifondazione e dei Democratici di Sinistra – nei confronti della costruzione di un complesso residenziale nei pressi del Nettuno.
Com'è noto, contro quella realizzazione Archeoclub e Legambiente, che si appresta ad avviare un ricorso al Tar, hanno assunto una posizione di netto rifiuto.
Ma sgombriamo subito il campo dagli equivoci: queste due associazioni non solo non sono contrarie allo sviluppo in genere, ma ritengono anche che quell'area possa e debba essere recuperata allo sviluppo turistico.
Perché ha ragione il consigliere Piergiovanni a dirlo: l'area costiera che, partendo da Cala San Giacomo ingloba Torre Calderina e arriva al Pantano e alle Grotte di Ripalta in territorio di Bisceglie, è un'area la cui straordinaria bellezza paesaggistica è stata avvilita e deturpata. Sfasciacarrozze, fognatura, siringhe: è tutto vero, naturalmente.
Ma se è così, quello dell'imprenditore Bombini è coraggio, come asserisce Piergiovanni, o pazzia?
Quale specie di turista spera di ospitare nei suoi bungalow?
In realtà, come si evince dal business plan presentato dall'imprenditore insieme alla richiesta di accordo di programma, questa è un'operazione che dà “le spalle al mare” e che guarda all'altra parte della SS. 16, cioè all'Asi, alla “Città della moda” e al milione e più di visitatori che quest'ultima attirerà da mezza Italia.
Ora, a parte il fatto che dovremmo probabilmente porci il problema di quanto inquinamento, smog, polveri tutto questo provocherà con conseguenze serie per la salute, non è difficile immaginare quant'è grande il business che si prospetta e quanti appetiti scatenerà.
Non è difficile capire che pericoloso precedente possa costituire la costruzione dell'albergo e come possa aprire la strada molti altri accordi di programma capaci di distruggere per sempre quello che di bello è rimasto nell'area.
Che cosa chiedono Archeoclub e Legambiente? Un piano urbanistico di secondo livello che armonizzi la presenza nell'area di tre sistemi destinati altrimenti ad entrare in conflitto: l'Asi, il futuro porto commerciale e l'Oasi – che è tale non perché qualche stordito ambientalista fuori dalla storia sogna, ma perché leggi dello stato l'hanno istituita, con buona pace di Piergiovanni, e che dicono che lì, dove si vuol fare sorgere l'albergo, sono vietate finanche le arature profonde, figuriamoci la costruzione di palazzi di tre piani!
Un piano, che non solo consenta lo sviluppo turistico, ma anzi ne sia il promotore grazie alla tutela, conservazione e risanamento dell'area nella sua specificità ed integrità e che consenta ai molfettesi e, perché no, agli ospiti dell'albergo, che Bombini avrà la compiacenza di andare a costruire dove la legge permette, di fare il bagno finalmente in un ambiente non più degradato.
Vanna Grillo, presidente Circolo Legambiente Molfetta
Alina Gadaleta Caldarola, presidente Archeoclub, sede di Molfetta