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Anche Molfetta ha i suoi beni confiscati alla mafia. Inutilizzati
15 febbraio 2009

I beni confiscati alla mala molfettese tra il 1998 e il 1999, sono nelle mani del Comune di Molfetta dal 2001. Solo da qualche tempo, però, si è saputo dell'esistenza di questi beni e il Comune ha iniziato a preoccuparsi almeno di iniziarli a gestire. Sono infatti due i funzionari comunali che nel 2007 hanno frequentato il corso di formazione per la gestione dei beni confiscati alla mafia presso la Prefettura di Bari, oltre all'assessore al ramo, Mimmo Corrieri che ha partecipato per il Comune di Molfetta alle varie riunioni della Conferenza Permanente della Pubblica Amministrazione presso la Prefettura di Bari. Prima del 2007 pare che mai nessuno si sia però occupato della gestione o dell'assegnazione degli stessi beni ad associazioni locali con finalità sociali. Da quanto si legge da vecchie carte, i beni avrebbero già una destinazione. Alcuni sarebbero dovuti essere alloggi per indigenti, altri sedi di associazioni, altri centri per famiglie disagiate. Fino ad oggi però quei locali provenienti da sequestri a soggetti malavitosi sono sempre stati lì, forse vacanti, forse occupati abusivamente, in attesa che il Comune gli assegnasse a qualche onlus, o addirittura li ristrutturasse per renderli fruibili. Solo lo scorso anno, l'assessore alla Sicurezza del Comune di Molfetta, Mimmo Corrieri, annunciò la volontà del Comune di ristrutturare gli immobili confiscati e di volerli trasformare in Sportelli Aiuto per l'assistenza alle vittime dell'usura e dell'estorsione grazie ai finanziamenti (circa 260 mila euro) dei PON “Sicurezza per lo Sviluppo” . Il progetto, redatto in partnership con l'Associazione Provinciale Antiracket e Antimafia, fu anche presentato al Ministero dell'Interno da parte dell'assessorato alla Sicurezza del Comune di Molfetta ed ottenne il nulla osta tecnico ( fu il primo progetto ad ottenere l'avvallo tecnico da parte della commissione) dal Prefetto di Bari. All'epoca, si paventava anche l'idea di individuare il Comune di Molfetta quale capofila della rete degli sportelli antiracket e antiusura dell'intera provincia di Bari. Un successone insomma quello dell'amministrazione, che a quanto pare si è arenato prima di pendere il largo. Nulla infatti si è saputo del progetto, e nulla si sa ancora dei beni confiscati alla mala molfettese. Si sa solo che questi patrimoni sono, al momento, sono solo cinque e tutti nel territorio di Molfetta. Si tratta di un terreno agricolo in Contrada Piscina Messere Mauro, un locale generico in vico Sant'Alfonso, e ben tre appartamenti, uno in via San Nicola, uno in vico Santo Stefano e l'altro in Arco Catacombe. Non si riesce a capire perché a distanza di anni, nessuno a palazzo di città si sia mai occupato di questi beni, un po' “scomodi”, ma pur sempre utili alla collettività. Pensiamo che questi immobili debbano essere destinati ad uso sociale, magari ad un centro per minori, ad associazioni che operano sul nostro territorio a favore delle fasce sociali più deboli e vulnerabili o a delle cooperative sociali. La confisca dei beni ai mafiosi ha un valore non solo simbolico ma anche educativo, non serve solo sottrarre i beni ma anche riutilizzarli e metterli a disposizione della comunità.
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