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Analisi e controanalisi del voto L'Italia in mano alla Lega, la Puglia a Vendola, Molfetta agrodolce per Azzollini
15 aprile 2010

Nelle analisi del voto ne abbiamo sentito di cotte e di crude. Ognuno ha focalizzato gli aspetti positivi per la propria parte e minimizzato o al massimo giustifi cato quelli negativi. Si guarda al proprio particolare per annusare il vento che tira e immaginare possibili scenari futuri. Alla fi ne, chi più e chi meno, tutti hanno dichiarato la propria soddisfazione. Insomma, i numeri, da elementi asettici e freddi, diventano caldi e malleabili nelle loro diverse interpretazioni. E’ una tentazione forte che però rischia di divenire un esercizio vuoto, perché le dinamiche elettorali sono espressioni di fenomeni sociali in continua evoluzione, per una realtà in continuo movimento e cambiamento. Le elezioni con una forte valenza politica misurano lo zoccolo duro degli schieramenti e movimenti politici in campo. Poi ci sono le variabili locali che, però, in un campione ampio, come le elezioni politiche e regionali, risultano poco incidenti. Il primo fattore da tener presente e che incide in maniera rilevante è l’affl uenza alle urne, che varia a secondo della tipologia elettorale: rilevante nelle comunali e provinciali, di gran lunga inferiore nelle politiche e regionali. La diff erenza è la presenza qualitativa e quantitativa dei candidati locali. Alle urne si sono recati appena 29.571 molfettesi, pari al 53.47%, contro una media provinciale del 63%. Nel 2005 furono oltre 32mila. Sembra che oltre 10mila molfettesi, se non sono contattati direttamente nelle proprie case e incentivati in vari modi, preferiscono non recarsi alle urne. Questo succede quando scendono in gara i professionisti del consenso che sentono prima degli altri il vento che tira, e da 10 anni in numero crescente sono accasati nel centrodestra, alcuni per convinzioni, altri per convenienza. Infatti, nelle tornate comunali o provinciali l’affl uenza subisce delle impennate. Quindi bisogna andare cauti nell’utilizzare il voto regionale per ipotizzare una nuova stagione politica locale. Inoltre nel fare i confronti con le elezioni precedenti, bisogna considerare che nel 2006 e 2008 si votava sia per le Politiche che le Comunali. Detto questo andiamo ai numeri. Il centrosinistra, dopo alcune batoste, è ritornato ad assaporare il gusto della vittoria, ha racimolato 13.813 voti, più o meno il proprio bacino elettorale, uno zoccolo duro da cui partire per cominciare a lavorare ad una possibile alternativa. La coalizione si sta strutturando. Il Pd si conferma il partito di riferimento (24,35%), la componente socialista dopo anni di diaspora, attorno a Tommaso Minervini (12,94%), sembra aver ritrovato la propria unità, la tradizione comunista (4,78%) è sempre presente, mentre l’IdV (6,90%) ha consolidato le radici in città. Per la seconda volta consecutiva Nichi Vendola ha raccolto il gradimento della maggioranza dei molfettesi con il 53,46%, con il valore aggiunto del 2,53% in più rispetto alla coalizione di centrosinistra (50,93%). Al centrodestra invece è mancato il traino del senatore/sindaco Antonio Azzollini. Il 40,53% è la peggior performance con il PdL ancora più sotto (38%97), ma sopra la soglia dei 10mila voti. Numeri locali all’interno del PdL regionale non sono stati accolti all’altezza delle aspettative. Azzollini ha salvato la faccia con l’elezione di Antonio Camporeale (6.528), alla prima esperienza amministrativa assoluta, considerata però alla stregua di un premio alla carriera e alla fedeltà. Ciò conferma le voci di un senatore che all’interno del suo partito si fi da solo di se stesso o di alcuni amici di vecchia data. Finora a Molfetta nonostante i consensi elettorali, il centrodestra non ha mai espresso una fi gura politica proveniente dalla propria storia. Nicola Camporeale è sempre la prossima carta vincente, ma la sua mancata candidatura è l’ennesima dimostrazione di una mancanza di “attributi” nei confronti dell’egemonia a tutto campo di Azzollini. Infi ne, riteniamo un fl op il risultato della Poli Bortone (1.673 voti e 5,82%) che anche a livello regionale continua a raccogliere meno voti in relazione all’esposizione mediatica. IL CENTROSINISTRA RIALZA LA TESTA Come cinque anni fa Molfetta porta in Consiglio Regionale due consiglieri: Antonio Camporeale e il riconfermato Guglielmo Minervini. Rispetto agli altri candidati Guglielmo Minervini (12.108 voti) ha raccolto i 2/3 del consenso in provincia, a dimostrazione di una fi gura politica che va oltre la dimensione locale. Riteniamo ottima la performance di Tommaso Minervini, considerata la spartana campagna elettorale, che forse in città si aspettava qualcosa di più del 78% dei 3.511 voti della lista vendoliana Sinistra Ecologia e Libertà. Il consenso raccolto ha però un signifi cato preciso: Tommaso è ritornato in campo e da protagonista. Storicamente Molfetta non è stata mai una città di centrodestra, che si è trovato maggioritario quando sono transitati personaggi con storie completamente diverse, ma con seguito consistente. Il centrodestra governa nella nostra città non tanto per un’adesione ideale ai suoi valori di fondo, quanto per le capacità di Antonio Azzollini di proporsi come il toccasana delle aspettative dei singoli e della comunità. Un ruolo che Azzollini ha svolto con un certo successo, anche se non sono mancate scivolate clamorose. Insomma, il centrodestra vincente a Molfetta si chiama Antonio Azzollini. Dire che Molfetta svolta a sinistra, signifi ca che il senatore comincia a perdere colpi, forse non solo nell’elettorato volatile, disponibile ciò a votare indiff erentemente ora uno ora l’altro schieramento, è prematuro per dirlo. Certo non è imbattibile, anche perché la riconoscenza dei molfettesi è una merce, che come lo yogurt ha una scadenza. Anche se in politica i numeri sfuggono alle regole dell’aritmetica, dalle urne locali è uscito un incoraggiante punto di partenza per una concreta alternativa all’egemonia azzolliniana. Occorrerà che i protagonisti si lascino alle spalle i livori, le acidità reciproche e le divisioni, per immaginare una città diversa con lo sguardo sul futuro e senza la zavorra dei rancori del passato. L’analisi e le ripercussioni sul piano locale non ci deve far perdere di vista la dimensione regionale e nazionale. Nichi Vendola e insieme a lui Guglielmo Minervini, negli ultimi 5 anni hanno seminato molto e dato una prova concreta che la Puglia può esprimere una realtà meridionale fuori dagli stereotipi storici. L’elettorato lo ha riconosciuto. I prossimi dovranno essere gli anni del raccolto e di una nuova semina, perché alle porte c’è la riforma federale, le cui linee guida non possono essere tracciate dalle camice verdi della Lega. Infi ne, il chiaro verdetto di bocciatura di Raff aele Fitto, un fi glio della casta, vincente fi n quando si è accreditato tra gli eredi di Pinuccio Tatarella, ma poi quando ha dovuto camminare da solo ha preso solo sberle. Un sonoro ceff one anche per il “papavero” Francesco Amoruso, che crede d’essere un leader, senza mai aver dimostrato d’esserlo. Sullo scenario nazionale la tornata elettorale ha lanciato dei messaggi chiari: l’alternativa a Berlusconi è tutta da inventare e costruire; il baricentro nazionale si è spostato ancor di più al Nord; al Sud impazza il Pdl, le uniche eccezioni al centrodestra, oltre l’area appenninica centrale, Liguria, Puglia e Basilicata. Il dato politico centrale è che tutto l’arco alpino è leghista, cioè la parte più ricca d’Italia e d’Europa. Signifi ca che le priorità nella politica nazionale le detterà la Lega. Un assaggio di ciò che potrà signifi care per il Sud lo stiamo sperimentando in questi giorni. La linea ferroviaria Bari- Roma da oltre un mese è interrotta per una frana nel beneventano. Il Governo non ha ancora riconosciuto lo stato di emergenza per la calamità naturale. Signifi ca che le risorse per i lavori di ripristino li dovrà tirar fuori la regione Campania, se li ha e se ne avrà voglia. Siamo certi se una cosa del genere fosse successa in una remota vallata bergamasca, nel giro di poche settimane il Governo avrebbe trovato il modo di ripristinate il tutto nell’arco di qualche settimana. Se questo è un assaggio di federalismo in stile ognuno pensa per se, stiamo freschi!

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