An: all'Outlet Molfetta assunzioni precarie e senza regole. Ma non le hanno tolte loro?
MOLFETTA - 11.10.2005
Siamo alle comiche. Sulla vicenda del Fashion District, l'Outlet Molfetta, ogni giorno si registrano posizioni diverse, ma se quelle dei commercianti possono apparire comprensibili, anche se forse un po' troppo allarmistiche, quella di oggi di Alleanza nazionale appare proprio grottesca.
Protagonisti due suoi esponenti legati al parlamentare biscegliese Amoruso, che si è già lanciato in una dura campagna elettorale che non sembra voler risparmiare nessuno, ricorrendo anche a squallide affermazioni. Si tratta del consigliere regionale Sergio Silvestris (nella foto) di Bisceglie e dell'ex assessore ed ex vicesindaco (il sindaco lo ha azzerato ieri con tutta la giunta) di Molfetta, Mauro Magarelli, i quali vanno sulla scia del loro referente che per timore di perdere le elezioni ed essere sostituito dal sindaco di Bisceglie Napoletano, si è mosso con largo anticipo a fare propaganda fuori del periodo elettorale.
In una conferenza stampa alla Regione, i due uomini di destra hanno detto: "Outlet della moda sì, ma che rispetti le regole", annunciando una serie di iniziative per esprimere le perplessità sul reclutamento del personale nel Fashion District di Molfetta e denunciare determinati episodi che "hanno completamente vanificato le aspettative del territorio".
In una interrogazione urgente, cui farà seguito la manifestazione in programma lunedì 17 ottobre nella sede molfettese di An, Silvestris sollecita l'attenzione del presidente della Regione e interventi degli assessori al commercio e alla formazione professionale, per verificare la regolarità delle assunzioni e delle aperture domenicali nel centro commerciale inaugurato il 29 settembre.
"Non siamo contro questo gigante della moda - ha fatto presente Silvestris – ma vogliamo vederci chiaro ed evitare che venga a sconvolgere l'economia del territorio, più che aiutarla. La nuova occupazione faceva vedere di buon occhio la struttura, ma di fronte a pochi assunti, a tempo determinato, con contratti di agenzie di lavoro interinale e gli ultrainnovativi di associazione in partecipazione, gli impegni sono venuti meno e resta la concorrenza sleale a danno dei negozi di Molfetta e dei Comuni limitrofi, costretti alla chiusura festiva mentre la città della moda strappa aperture straordinarie per ragioni di ordine pubblico. Si va di abuso in abuso, di atto di arroganza in atto di arroganza. Di disparità in disparità".
I contratti di associazione in partecipazione non prevedono lavoro subordinato, ferie e risposo settimanale, non garantiscono gli operatori e li rendono piccoli soci dell'azienda.
Intanto questi due signori dimenticano che proprio il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, loro alleato ha firmato per due domeniche consecutive le ordinanze di apertura alla domenica.
Poi i due "eroi" della destra arrivano a scavalcare a sinistra perfino Rifondazione comunista? Ma la loro posizione è inaccettabile, sopratutto perché chiaramente propagandistica, tenuto conto che proprio il governo di centrodestra ha varato - vantandosene - la super flessibilità del mercato del lavoro. Non dimentichiamo che è proprio il centrodestra, la cosiddetta Casa delle (proprie) Libertà, la formazione politica contraria ad ogni forma di regola.
Allora signori avete perduto una buona occasione per tacere, soprattutto dopo quello che avete fatto nel settore della sanità, distruggendo gli ospedali di Molfetta e Terlizzi per favorire Bisceglie (per fortuna il cambio della guardia alla Regione, oggi ha permesso alle due città di sottrarsi alla vassallaggio della città di Amoruso e Silvestris).
Ma la gente ormai ha capito da quale parte sta la verità e non accetta di prendere lezione da chi ha distrutto il mercato del lavoro gettando nel precariato e nella disperazione migliaia di giovani, che oggi non hanno più la certezza del posto del lavoro e sono costretti ad accettare posti precari, part time, lavori a progetto, impieghi trimestrali per evitare di emigrare il quel ricco Nord, reso più ricco proprio da Alleanza nazionale che, accettando gli imput di Berlusconi e della Lega, ha favorito quella parte d'Italia. Del resto votare per An è come votare per Bossi e la Lega, che sono i veri padroni della Casa delle Libertà.
Ma concediamo ai due esponenti politici un'attenuante: forse volevano scherzare. Allora sì, godiamoci un po' di comiche. Ma, in realtà, sul dramma del lavoro non è lecito scherzare, ma soprattutto non è lecito ancora ingannare tanti giovani togliendo loro speranze e futuro. Questo proprio non lo possiamo accettare, perciò stiamo portando avanti una battaglia per il lavoro insieme con l'altra nostra bandiera, quella della "questione morale", che forse è la premessa per un concreto cambiamento di mentalità per un reale riscatto del nostro Mezzogiorno.