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Allarme Covid: Molfetta allo sbando? Una famiglia disperata, abbandonata a se stessa, racconta il suo dramma a “Quindici” Disorganizzazione dell’emergenza e responsabilità ignorate. Il sindaco: “30 nuovi positivi ufficiali”. Ma saranno sicuramente molti di più
29 novembre 2020

MOLFETTA – Covid, Molfetta allo sbando? Alla responsabilità dei cittadini di Molfetta si contrappone la disorganizzazione e il caos nel sistema di tracciamento, in quello di assistenza, dei tamponi e perfino della raccolta dei rifiuti speciali da parte dell’Asm.

Il sindaco Tommaso Minervini ieri ha comunicato i nuovi dati sulla situazione del contagio della pandemia da coronavirus a Molfetta: siamo a 30 casi positivi in più che porta il numero complessivo a 392. La maggior parte sono asintomatici, cerca di rassicurare il primo cittadino e siamo comunque in liea con la tendenza nazionale e regionale. Quasi fosse una giustificazione.

In realtà si dovrebbe dire: sarebbero 30 i casi positivi, perché il sistema della gestione dell’emergenza Covid a Molfetta si trova nella disorganizzazione più completa per mancanza di coordinamento e forse di mezzi.

E’ una realtà che ci viene comunicata ogni giorno e che abbiamo verificato con una serie di telefonate. Se si chiama la Asm per informare di essere positivi e quindi chiedere sacchetti speciali, ci indirizzano alla polizia locale che a sua volta ci indirizza alla Asl, che non risponde al telefono. E il girotondo (questi giorni in evidenza) riprende dal punto di partenza. E siamo stati fortunati o meglio perspicaci perché abbiamo evitato i numeri verdi ai quali non risponde nessuno o dove, dopo lunghe attese, si ricevono risposte evasive. Chiamando altri numeri, hanno risposto, ma non esaurito le richieste, invitando a chiamare i numeri verdi. Una specie di scaricabarile. Non deve essere il cittadino a rincorrere telefonicamente gli uffici. Ce ne deve essere uno che, ricevuta la segnalazione, provvede ad attivare tutti i servizi. La polizia locale potrebbe fare questo, ma non ha avuto tale incarico, impegnata forse in servizi meno prioritari. La capacità amministrativa non si valuta nell’ordinaria amministrazione, ma in quella straordinaria che, sembra fare acqua da tutte le parti.

Veniamo all’ultimo caso segnalatoci da un giovane di 19 anni che si trova con la famiglia in quarantena, senza alcuna assistenza, senza tamponi, senza tracciabilità, senza raccolta dei rifiuti speciali.

Eppure questo giovane e la sua famiglia si dimostrano responsabili e non vanno in giro a contagiare gli altri. Potrebbero farlo senza rischi, visto che della loro positività non c’è traccia.

Riassumiamo la situazione come ci è stata raccontata in una drammatica telefonata dallo stesso protagonista: «Ho 19 anni, mia sorella 17, mio padre 42 e mia madre 43 e viviamo dal 31 ottobre in quarantena. Tutto è cominciato con la scoperta della positività di mio nonno all’ospedale di Barletta. Preoccupati, abbiamo fatto i tamponi privatamente e abbiamo scoperto che mio padre era positivo, perciò ho chiamato il medico curante, il quale però aveva un sostituto, che mi ha assicurato che avrebbe informato la Asl. Dopo 15 giorni non avendo alcuna segnalazione, richiamo il medico che a sua volta era stato sostituito da un’altra dottoressa, la quale scopre che alla Asl non è stata fatta alcuna segnalazione. Chiedo di fare i temponi, ma mi dicono che al drive throhgh di Molfetta c’è posto solo per mio padre e mia madre, che risulteranno positivi. Io e mia sorella, che conviviamo con loro, non possiamo sapere quale è la nostra condizione. Così ci siamo messi tutti in quarantena. Dopo, mio padre è risultato negativo e ha ripreso la sua attività di trasportatore di farmaci, che in questo periodo, ovviamente ha molte richieste.

Intanto io e mia sorella siamo ancora in attesa del tampone. Io ho una fidanzata paziente oncologica che accompagnavo a Bari per le cure, ma oggi non posso farlo più perché sono chiuso in casa. Per i viveri ci aiutano alcuni amici, altrimenti moriremmo di fame. Mio padre non può rientrare a casa, per evitare di tornare in quarantena e dorme nel camion da 15 giorni portando la roba sporca in lavanderia.

Potremmo essere anche negativi, qualche sintomo lo abbiamo, ma finché non ci viene fatto il tampone, non possiamo avere alcuna certezza ed evitiamo responsabilmente di uscire di casa. Potremmo farlo e nessuno ci sanzionerebbe, saremmo come gli asintomatici che possono contagiare inconsapevolmente altri cittadini.
Dopo tante telefonate a vuoto ai vari numeri verdi che ci sono stati consigliati anche dall’assessore Balducci, ma ai quali non risponde nessuno, siamo riusciti ad avere una risposta da una dottoressa della Asl, che, compresa la situazione, ci ha detto che avrebbe mandato un’ambulanza. Attesa vana, non è venuta alcuna ambulanza. In attesa del tampone, continuiamo in questa situazione che ci sta logorando ed è una conferma del caos che sta a Molfetta e anche in Puglia sull’emergenza Covid. Non ci resta che denunciare questa situazione ai media, sperando che possa cambiare qualcosa, altrimenti rischiamo di morire in casa, senza che nessuno se ne accorga. Non so se alla fine usciremo di casa, per disperazione: visto che nessuno si preoccupa di noi, perché dovremmo preoccuparci degli altri?».

Una telefonata disperata, di una famiglia che chiede aiuto. Ovviamente non essendo segnalata, nessuno va a ritirare i rifiuti speciali, che vengono depositati insieme con l’altra immondizia del condominio. Una situazione assurda che vede l’Asm consegnare sacchetti a famiglie non positive e non ritirare quelli di persone positive.

E’ sufficiente tutto questo per far cambiare idea al sindaco? Lui vive nel Palazzo e non conosce la situazione reale, anche perché la vantata organizzazione dell’emergenza Covid, dai tamponi rapidi alle segnalazioni di casi positivi, che ovviamente sono molti di più di quelli ufficiali (anche perché non vengono rilevati con esattezza) a questo punto si rivela un fallimento, assumendo i contorni di una inopportuna propaganda.

E vi racconteremo altre storie, invitando i cittadini che si trovano in queste situazioni critiche a riferirci le loro storie, nella speranza che chi ha responsabilità in questa confusione venga rimossa e si avvii una seria organizzazione di un’emergenza sanitaria che non può essere affidata all’improvvisazione, mettendo a rischio altra gente. Alla responsabilità dei cittadini che è giusto richiamare, deve corrispondere anche l’efficienza dell’amministrazione, altrimenti non ne veniamo fuori.

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