Alla luce del sole
A proposito di Saverio Tammacco, ricordiamo ciò che il compianto sindaco di Molfetta, Guglielmo Minervini, scrisse il 9 aprile 2015 a Michele Emiliano. «Michele ci siamo conosciuti quando io ero sindaco di Molfetta e tu magistrato antimafia, a metà degli anni ‘90. Allora facevo stalking a te e a tutta la procura perché non riuscivo a reggere alla vista di una città colonizzata da famiglie di narcotrafficanti. Né sopportavo sulla mia coscienza il peso dei giovani eroinomani che ritualmente si congedavano dalla vita con la siringa infilata nel braccio e in compagnia della penombra nei vicoli della città vecchia. Erano le cinque di mattina quando mi chiamasti a prendere, la prima volta, un caffè nella caserma dei carabinieri, mentre un esercito intero di forze dell’ordine cingeva d’assedio Molfetta. Così fermammo l’infestazione criminale di una città sana e onesta. E la comunità girò pagina. Insomma, un po’ di storie, tu le conosci. Non te la puoi cavare con un non so, non lo conosco. Questa volta, con Tammacco non è solo una faccenda di larghe, larghissime, sconfinate intese. Non è solo una capriola, tra le più acrobatiche, con cui pezzi di ceto politico parassitario stanno salendo sul carro del potenziale vincitore. Non è solo un piccolo paragrafo di provincia del nuovo capitolo, che rischiamo di scrivere, nel grande libro del trasformismo meridionale. É di più. Siamo in un’inquietante zona grigia. Approfondisci ti prego e sii conseguente. Con la tua e con la nostra storia. Con i tuoi e con i nostri valori. C’è un mormorio che sta crescendo, in questi giorni di campagna elettorale. Un rumore di fondo che sale pericoloso. Spero sia arrivato anche alle tue orecchie. É la voce di quel popolo del centrosinistra che ha bisogno di credere in una speranza piuttosto che consociarsi in un patto potere. Siamo in una fase decisiva. Quella nella quale si decide se vincere con la passione degli onesti o con l’interesse degli opportunisti. La differenza non è irrilevante».