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Alcol, ma quale divieto: decisione del Comune ignorata dai venditori
04 aprile 2009

MOLFETTA - In occasione del concerto di Caparezza, il Comune di Molfetta aveva deciso, quasi le migliaia di spettatori di domenica sera fossero pericolosi hooligans, di vietare la vendita di alcolici nella zona della manifestazione, con particolare riferimento, nel comunicato, a "botteghe artigianali" presenti nel quartiere, e ben note ai molfettesi, soprattutto i più giovani. La decisione, di per sè controversa (basti pensare ai fiumi di alcol consumati martedì in Piazza Ferrarese a Bari martedì, con nessun problema di ordine pubblico, solo una grande festa tra gente di nazionalità diversa, abbracciata a cantare e far foto insieme) è stata comunque largamente ignorata, sia dai venditori, sia dai clienti, sia da chi avrebbe dovuto vigilare, come testimoniano le immagini della galleria, che a stento riescono a descrivere il tappeto di bottiglie, di birra soprattutto, che era possibile osservare alla Secca dei Pali al termine del bellissimo concerto di Capa. Fatta la legge, trovato l'inganno, si dice: ma il molfettese non si è preoccupato affatto di trovare l'inganno, bevendo anzi senza alcun problema, "alla luce del sole", verrebbe da dire, non fosse stata sera. Tanto che era sorto il dubbio che fosse sopraggiunto un annullamento del comunicato comunale, che ignoravamo. Ma l'annullamento di una decisione che destava perplessità, evidentemente, lo ha decretato la gente.
Autore: Vincenzo Azzollini
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Al Sig. Mino Torrisi. - Le diverse forme di cefalea, emicrania, cefalea a grappolo, cefalea tensiva, hanno ciascuna una cura specifica, che è correlata con le cause che determinano l'insorgere del dolore. Affinché la cura sia veramente efficace, quindi, è fondamentale identificare con la maggior precisione possibile il tipo di mal di testa in questione e le sue caratteristiche. A questo scopo ci si può servire di un diario del mal di testa, dove annotare sintomi, fattori scatenanti e, in generale, tutto ciò che accompagna la crisi dolorosa. È uno strumento utile per avere una diagnosi precisa e per permettere al medico di scegliere la terapia migliore. Un altro metodo per monitorare il proprio mal di testa è compilare il Midas (Migraine Disability Assesment Scale), un test di carattere scientifico che consente di calcolare il grado di disabilità determinato dalla cefalea. Una volta accertata la natura della cefalea, si può scegliere il trattamento più adatto, che è quasi esclusivamente di tipo farmacologico nel caso dell'emicrania e della cefalea a grappolo. Soprattutto nel caso della cefalea tensiva si può ricorrere anche a metodi di cura alternativi. Per trovare sollievo al dolore si può ricorrere anche a quelli che possiamo definire i "rimedi della nonna", tramandati dalla tradizione popolare. Una precauzione importante da prendere durante la crisi di mal di testa è il riposo: buio, silenzio e sonno sono spesso in grado di porre fine all'attacco e favoriscono la velocità d'azione di un farmaco. Per ricevere assistenza specialistica e avere indicazioni su cause, cure e prevenzione della cefalea è utile rivolgersi a centri specializzati per lo studio e la cura della cefalee.

Problema dalle mille controversie e da non facili soluzioni. Niente prova la sicurezza dei molteplici provvedimenti discussi e corretti. Si può dire con sicurezza che: Il proibizionismo è fallito, la legalizzazione potrebbe essere il male minore. Affermazione questa, a dire da molti senza conoscere il vero problema, scandalosa e poco attuabile perchè aumenterebbe i consumi. Come qualcuno giustamente afferma, dovremmo sempre guardare alla Storia e all'esperienza umana. Tempi duri per drink e liquori in U.S.A. a causa del famoso proibizionismo! Il termine proibizionismo dal punto di vista strettamente storico, delinea un periodo di tempo compreso tra il 1919 e il 1933 in cui negli Stati Uniti d'America fu vietata la fabbricazione, la vendita ed il trasporto, delle bevande alcoliche ed anche della loro importazione ed esportazione. Tali misure furono introdotte, nel 1919 e furono abolite nel 1933. Il proibizionismo era motivato da ragioni morali, economiche, ideologiche in una società americana che si preparava a diventare altamente industrializzata e dove ogni essere umano doveva potenzialmente essere lucido, in forza e dinamico con un forte senso della disciplina. A causa del proibizionismo morirono moltissime persone, perchè, chiaramente "l'alcol fai da te" non era dei più salubri. Dopo solo 14 anni le misure restrittive relative alla produzione e consumo di alcol vennero abbandonate. il motto universale, è vietato vietare aveva dato ragione ancora una volta. L'esito negativo dell'esperienza, seguita con risultati analoghi da Norvagia (1919-1926) e Finlandia (1919-1932). Che dire, poi, delle droghe pesanti? Può valere lo stesso motto? Da qualunque punto di vista la si guardi, la battaglia degli ultimi cento anni è stata illiberale, inutile e omicida. Ecco perchè molti esperti del settore continuano a credere che la politica meno nociva sia quella di legalizzare le droghe. Certo, dire che è il male minore non significa che sia una buona soluzione. La legalizzazione, benchè sia opportuna per i paesi produttori, potrebbe comportare dei rischi per i paesi consumatori. Molti consumatori di droga potrebbero soffrirne soprattutto se particolarmente vulnerabili, ma molti di più ne trarrebbero vantaggio.Prova del fallimento. La produzione di cocaina e di oppio è probabilmente la medesima di un decennio fa; quella della cannabis è aumentata. Il consumo di cocaina è declinato gradualmente negli Stati Uniti ma sta aumentando in molte aree, compresa l'Europa. Al massimo una repressione efficace - come si vede -, ha l'effetto di spostare i siti di produzione e di consumo. Infatti, lungi dal ridurre il crimine, il proibizionismo lo ha rafforzato in misura tale che il mondo non aveva mai visto prima. La legalizzazione non solo terrebbe a bada i criminali: essa trasformerebbe la droga da problema di legge e ordine a questione di salute, ed è questo il modo in cui dovrebbe essere trattata. i governi tasserebbero e regolamenterebbero il commercio della droga e userebbero i fondi ottenuti per educare i cittadini sui rischi della droga e per curare i tossicodipendenti. La vendita ai minori dovrebbe rimanere vietata. La paura si basa sul fatto che la legalizzazione porterebbe ad un aumento del consumo di droga. Tale ipotesi potrebbe essere sbagliata. Ci sono due motivazioni per le quali il proibizionismo dovrebbe essere scartato. La prima riguarda un principio di libertà. Sebbene alcune droghe siano estremamente pericolose, molte altre non sono così nocive ( il tabacco crea molta più assefuazione che, virtualmente, tutte le altre messe insieme ). Molti consumatori di droga, inclusi gli eroinomani e i cocainomani, vi ricorrono occasionalmente. La consumano perchè ne traggono piacere, divertimento (come potrebbero fare con il whisky o con una Marlboro light). Non è compito dello Stato proibire che lo facciano. I tossicodipendenti sono anch'essi in parte inclusi in questo primo ragionamento, dal momento che i danni subiti ricadono soprattutto su chi consuma. Ma la tossicodipendenza infligge sofferenze alle famiglie e comporta più estesi costi sociali. Ecco perchè disincentivare il consumo di droga e curare la dipendenza dovrebbe essere una priorità politica. E ora la seconda motivazione: la legalizzazione offre l'opportunità di trattare il tema della droga e dei tossicodipendenti in modo corretto. Fornendo adeguate informazioni sui rischi per la salute che si corrono assumendo diverse droghe e calcolando attentamente i prezzi da porre, i governi potrebbero guidare i consumatori attraverso la strategia della "riduzione del danno". Il proibizionismo ha fallito nel non prevenire la proliferazione di droghe sintetiche, create in laboratorio. La legalizzazione potrebbe incoraggiare aziende legali a "migliorare" le sostanze che si assumono. Le risorse ottenute dalle tasse e risparmiate sulla lotta contro la droga permetterebbero ai governi di curare adeguatamente i tossicodipendenti in modo da rendere la legalizzazione più politicamente accettabile. Il successo dei paesi sviluppati nelle campagne contro il tabacco da fumo, che è materia simile in quanto a tasse e regolamentazioni, costituisce un motivo di speranza. Un rischio calcolato o un altro secolo di fallimenti?

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