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Alberto Rocchetti in esclusiva a Quindici: il “Lupo maremmano” con un'anima fragile
01 giugno 2012

MOLFETTA – «Un umile tastierista». Così Alberto Rocchetti storico e immortale tastierista e pianista di Vasco Rossi dal 1989, si descrive a Quindici, che ha avuto il grande onore di intervistarlo in esclusiva nel pomeriggio di oggi, prima del concerto con i Bambini di Vasco sulla seconda Terrazza del Divinae Bay a Bisceglie.
Mentre parla e racconta di sé, con una splendida cordialità e un’estrema semplicità, traspaiono dagli occhi di questo grande artista, che insieme al Blasco ha contribuito a fare la storia della musica italiana, grande profondità, beltà d’animo, umiltà e infinito e contagioso entusiasmo.
Benché siano 23 gli anni di onorata carriera musicale accanto a Vasco Rossi, sembra che per Alberto Rocchetti l’ardore e l’emozione della prima volta non siano mai cambiate. Che il tempo non sia mai trascorso. Che quell’emozione «immensa», come l’ha definita a Quindici, vissuta al suo primo tour con il Blasco “Liberi Liberi”, infiammi ancora il suo animo nello stesso e identico modo.
«Quest’uomo ci ha regalato delle grandissime soddisfazioni ed emozioni», ha spiegato Rocchetti parlando di Vasco. Quelle stesse uniche sensazioni che racconta d’aver provato quando, camminando spalla a spalla con Vasco nel tunnel del mastodontico Stadio di San Siro poco prima di esibirsi, Vasco, ammirando e indicando l’immensa e incontenibile platea di 80mila persone in attesa del concerto, disse «ecco, il mondo che vorrei».
«Tutti i momenti con Vasco sono belli e diversi. Ogni volta è unica, ogni volta è diversa, ogni volta è a sé e non ti abitui mai», ha aggiunto Rocchetti. Si è poi soffermato, palesando un toccante bagliore in volto e ammirando alla sua sinistra lo spettacolo del tramonto, sull’introduzione del Live Kom 2011. Ha racconto a Quindici quando, prima di un concerto, emozionando il grande Blasco, gli disse che aveva composto l’intro musicale, ispirato dalla meravigliosa frase  «’anima che si arrende alla malinconia» della canzone «Eh già».
Che dietro il lupo maremmano si nasconda un’anima fragile? Questo traspare dalle parole, dal modo, dal tono, dal sorriso, dallo sguardo e da questa indefinibile, ma spettacolare e ipnotica emozione che colora il racconto di Rocchetti. E sorridendo con tenerezza, strizzando per un attimo gli occhi, quasi colpito, ha confidato a Quindici che «Anima fragile» è la sua canzone preferita. «Perché mi piace da morire, perché l’ultimo arrangiamento, quello del Live in London, l’ho fatto io. Perché l’emozione che ho provato quando Vasco, dopo averla ascoltata, ha detto che era la più bella canzone della storia dell’umanità, è stata entusiasmante, unica. Mi veniva da piangere. Quando l’ha cantata così, Vasco ha toccato il cielo con un dito».
Rocchetti, che si fonde con la musica che lui stesso crea, ha confidato a Quindici che«quando suoni, dimentichi tutto, è una specie di nirvana e sei una cosa sola con la musica».Per questo «non ci sono parole per descrivere quello che si prova».  «Al lupo, al vero lupo», a questo pensa Rocchetti prima di iniziare un concerto: «a mio padre» ed «è bello sapere, sentire che lui ti guardi dall’alto».
«Sono bravi, molto bravi - il commento di Rocchetti sui BdV -. Con loro mi trovo benissimo, sto bene, mi diverto, mi sento a mio agio. E’ bello tutto questo». Qual è il mondo che vorrebbe Alberto Rocchetti? «Ecco guarda, guarda il mare, l’infinito. Uno spettacolo meraviglioso. È come un’emozione».
Questo è Alberto Rocchetti: un lupo, un grande, “very strong” lupo. Un colossale artista, con un pulsante e fragile cuore, capace di emozionare ma soprattutto di emozionarsi, di vivere e raccontare con straordinaria umanità e intimità ogni sensazione ed emozione che riguardi il suo percorso di vita musicale e non. Un’autentica anima fragile che si svela, forse, tramite quelle stesse note su cui suona, ogni volta, la musica di “anima fragile”.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Erika Cormio
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