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Al museo diocesano di Molfetta presentato “Corro” di Chiara Cannito
25 luglio 2018
MOLFETTA -
Interessante e coinvolgente la presentazione presso il Museo Diocesano di Molfetta di
Arkad – corro
(Quorum, 2018) di
Chiara Cannito
, nell’ambito dell’approdo molfettese del
Luce Music Festival
, “
progetto artistico triennale itinerante, pensato e prodotto da Fanfara srl, Urem srl e Ulixes scs”, finalizzato a offrire performance musicali e teatrali nei porti pugliesi. A dialogare con l’autrice è stato
Sal Modugno
, grafico e illustratore molfettese, autore, con il medesimo editore Quorum, dei
Diari di Federico II
. Modugno ha tratteggiato una breve storia del genere
graphic novel
, prendendo le mosse da Will Eisner (
Contratto con Dio
) e mostrandone alcune declinazioni, con Zerocalcare, Art Spiegelman e il suo
Maus
, vincitore del Premio Pulitzer, nel 1992, o ancora Marjane Satrapi e lo straniante
Persepolis
. Non di rado, il genere ha finito con l’assumere intenti satirici o con il denunciare situazioni di violazione dei diritti umani. È proprio quello che, in un’atmosfera notturna e struggente, caratterizza
Corro
di Chiara Cannito. L’autrice, bitontina, laureata in Lettere moderne, è attualmente vicepresidente della cooperativa sociale
Ulixes
, ente gestore del Laboratorio urbano di Bitonto, attivissima in questo primo scorcio dell’Estate molfettese. Segretaria di “Studi bitontini”, la Cannito è anche autrice di fiabe per bambini, dagli importanti risvolti pedagogici legati alla promozione della cultura della raccolta differenziata:
La Sirenetta e i rifiuti in mezzo al mare
(ne è stato tratto uno spettacolo, rappresentato a Molfetta presso il Museo Diocesano in concomitanza con la presentazione di
Corro
) e
Il mago di Ricicloz
. Il graphic novel
Corro
è impreziosito da una lucida e a tratti poetica presentazione di
Asmae Dachan
, giornalista italo-siriana di cui segnaliamo il blog
https://diariodisiria.com/
. L’opera è in edizione bilingue; a curare la versione in inglese
Emanuele Noviello
, traduttore professionista. Segnaliamo anche la postfazione di
Pietro Raitano
, direttore di Altreconomia, che fornisce ulteriori elementi per comprendere la tragedia siriana. Il titolo
Corro
è legato alla passione del protagonista Uday per l’atleta italiano Pietro Mennea, le cui gesta gli erano state raccontate, attraverso “ritagli di giornale, foto, notizie tutte tradotte in arabo”, da un cugino paterno, giunto in Italia nel 2012 su un barcone. Emerge così un tema estremamente attuale, che sta suscitando dibattiti infiniti, mostrando come una parte sempre più consistente del nostro popolo stia perdendo quel naturale senso di
pietas
che, per esempio, spinse i brindisini nel 1991 a spalancare le loro case e i loro cuori agli albanesi in fuga. Il protagonista si aggira inquieto tra le rovine di Aleppo. Le ricostruzioni virtuali mostrano i tanti monumenti distrutti; il fatto che ‘godano’ dell’etichetta di patrimonio dell’Umanità ha il sapore di un’atroce beffa. “Dov’eravate, voi, umanità, quando li hanno distrutti?”, si chiede il ragazzo ormai divenuto ventenne. Al cospetto dell’annichilimento del suo popolo e della sua terra, egli vorrebbe essere deprivato gradualmente di ogni organo di senso: della vista, del tatto, dell’odorato. Ciascuno di essi infatti gli restituisce immagini di macerie miste a cadaveri o gli fa percepire “fragranze di fiori di campo” nel loro “stridere con il fetore delle carogne”. Uday rievoca la morte dei suoi familiari e le tappe del conflitto siriano, dalle prime proteste contro il governo Assad, tese a ottenere maggior rispetto dei diritti umani, all’entrata in gioco di altre forze e altri interessi, che hanno finito con lo stritolare il popolo siriano. Nella narrazione si proietta l’ombra dell’Isis o Daesh: la corsa del protagonista si arresterà con la deflagrazione di un ordigno e la coercizione a compiere un atto kamikaze? Non anticipiamo nulla al riguardo, invitando alla lettura del racconto.
Corro
è un volume che si segnala per molti pregi. Eccellente ed evocativo il progetto grafico curato da
Paolo Azzella
. La narrazione, coinvolgente e fluida, suscita una serie di riflessioni e invita ad approfondire una delle più laceranti e oscure pagine della storia contemporanea mondiale. Il linguaggio si segnala per il pregio della musicalità (ottenuta anche attraverso un efficace impiego dell’anafora), per il fiorire di significative metafore, per il lirismo, che connota soprattutto le sequenze finali, ma anche i ricordi dell’antica Aleppo oramai sventrata. Un libro che sicuramente aiuterà le generazioni di adolescenti a riflettere, ma che consigliamo soprattutto ai tanti (troppi) adulti dal cuore indurito, che alimentano la violenza, la mancata accoglienza, il verbo del fanatismo in un mondo che appassisce giorno per giorno. © Riproduzione riservata
Autore:
Gianni Antonio Palumbo
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