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Aiuti per il fitto di casa ai bisognosi, finiti i soldi
29 agosto 2002

MOLFETTA – 29.8.2002 A Molfetta non bastano i finanziamenti erogati dalla Regione per l'integrazione dei fitti a favore delle famiglie bisognose. E' l'amministrazione comunale a dirlo. Sono 1421 le famiglie che a Molfetta dovrebbero percepire i fondi nazionali per “il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione”. Ma, per ora, soltanto meno della metà degli aventi diritto potrà godere di questi contributi. Sono state ultimate nei giorni scorsi le graduatorie. Ad occuparsi della redazione degli elenchi dei partecipanti al concorso, la ditta Coseca s.r.l. di Bari, a cui l'amministrazione aveva affidato un incarico esterno. Oggi quelle graduatorie parlano chiaro. A fronte di 1577 famiglie che hanno risposto al bando di concorso, 1015 sono stati i concorrenti risultati idonei per la fascia A (reddito annuo imponibile complessivo non superiore all'importo di 11.130,37), 406 le famiglie ammesse ai fondi per la fascia B (reddito annuo non superiore a 11.103,82 euro). Ma i finanziamenti a disposizione del Comune di Molfetta, per l'anno 2001, ammontano a 824mila euro: così nel maggio scorso aveva deliberato la Regione Puglia, a cui spetta erogare i finanziamenti stanziati dallo Stato in favore dei singoli Comuni. Dunque i soldi non bastano, e la coperta concessa dalla Regione al Comune di Molfetta è davvero insufficiente a coprire le esigenze di chi ha bisogno di casa in questa città. La somma necessaria per soddisfare tutte le richieste degli aventi diritto è pari a 2.256.152 euro, secondo le stime formulate dall'amministrazione comunale: poco meno del triplo dell'importo stanziato per il Comune di Molfetta. Per ora la giunta comunale ha trasmesso all'assessorato regionale all'Edilizia e residenza pubblica le graduatorie per l'anno 2001, chiedendo alla Regione Puglia l'integrazione dei fondi allo scopo di coprire quanto più possibile il “fabbisogno reale accertato”, espresso dalla popolazione di Molfetta. Questa la richiesta dell'amministrazione comunale. Che si rimette nelle mani di via Capruzzi. Ma lì spesso non c'è spazio per i bisogni “reali accertati”. Perché la povertà può attendere. Massimiliano Piscitelli
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