A sorpresa anche il Pd di Molfetta ha il suo candidato sindaco, anzi 4. Domani sera la decisione da un vertice a 5
MOLFETTA – Sul fronte dei candidati sindaci alle elezioni amministrative di Molfetta arriva buon ultimo il Pd che propone non uno, bensì 4 nomi: Nicola Piergiovanni, Pietro Capurso, Annalisa Altomare e Roberto Lagrasta.
Vediamo cosa è realmente accaduto nel corso del direttivo di ieri sera, al di là degli articoli suggeriti al solito amanuense di un sito locale dal solerte Piero de Nicolo, che ha confermato come preferisca più fare il burattinaio o lo sparigliatore che scendere in campo in prima persona, soprattutto perché sponsorizza l’accordo con le liste civiche di centrodestra.
Nicola Piergiovanni ha proposto la propria candidatura. Di rimando l’ex segretario del Pd ha tirato fuori dal suo cappello a cilindro di prestigiatore della politica il nome di Roberto Lagrasta (opportunamente migrato da Annalisa Altomare allo stesso De Nicolo), una candidatura con poche speranze di accoglimento e soprattutto di successo elettorale.
A questo punto Pietro Capurso ha fatto il nome di Erika Cormio, che ha subito ringraziato, ma ha declinato l’invito. Perciò i Giovani democratici e l’ala sinistra del partito ha optato per lo stesso Pietro Capurso.
E’ toccato poi ad Annalisa Altomare, questa volta con la casacca Pd, proporre la propria candidatura a patto, però, che tutti si spogliassero della divisa, come aveva detto nella conferenza stampa qualche giorno prima. L’obiettivo di Annalisa è quello di trattare con le liste civiche con la forza del partito per convincerle ad abbandonare Tommaso Minervini per scegliere lei che ha dietro di sé il partito di maggioranza relativo, mentre i tammacchiani non hanno nulla se non i singoli capetti delle liste civiche, possibili mine vaganti di qualsiasi coalizione.
Ma l’Altomare, che nei giorni scorsi avrebbe già raggiunto un’intesa con l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, ha come obiettivo quello di realizzare la “grosse koalition” alla tedesca che metta tutti dentro il governo della città (anche Rifondazione e Sinistra italiana dell’odiata Paola Natalicchio?).
Nella rosa dei candidati, perciò, è rimasto fuori il nome del nuovo segretario Antonio Di Gioia, che pure era circolato nei giorni scorsi come candidato sindaco che potesse ottenere l’ok del centrosinistra. Ma questa candidatura non è gradita a tutti, soprattutto a Paola Natalicchio di Sinistra Italiana, anche perché Antonio sconta il fatto di essere figlio di Lillino Di Gioia e si teme che questo cognome “pesante” possa essere controproducente nella fase elettorale. Ma non è detto che Di Gioia sia stato messo da parte, anche perché le 4 candidature proposte si eliderebbero a vicenda e potrebbe saltare fuori il nome del segretario.
Secondo lo Statuto del Pd, la strada obbligata ora è quella delle primarie (da tenersi non prima di domenica 5 marzo), un percorso gradito solo a Piergiovanni, il più credibile e il più probabile vincitore. Gli altri non sono d’accordo e invece di affidarsi all’assemblea di partito, come erroneamente è stato riportato da altre fonti, hanno deciso di accogliere la proposta di Pietro Capurso di convocare un tavolo per domani sera con la partecipazione solo del segretario Di Gioia e dei 4 candidati per tirare fuori una candidatura unitaria, senza passare dalle primarie e prima di incontrare il centrosinistra e le liste civiche di centrodestra, alle quali si dovrebbe chiedere di abbandonare Tommaso Minervini a favore del candidato Pd.
Il Pd appare diviso. Una scelta fra i 4, quale che sia, che finirà per elidere tutte le candidature, nessuna delle quali riceverebbe il favore del centrosinistra nel gioco dei veti incrociati, per cui le ipotesi potrebbero essere solo due: il ritorno in campo di Antonio Di Gioia o l’indicazione di un outsider esterno al Partito democratico.
Insomma, ora che anche il Pd almeno in pectore il candidato sindaco ce l’ha, si riaprono i tavoli e nulla può essere dato per scontato. La strada è ancora lunga e in salita.
© Riproduzione riservata