MOLFETTA – In settembre la nostra città ospiterà la quarta edizione del Premio Legalità promosso dalla Federazione Antiracket e Antiusura. Ad annunciarlo il vice presidente nazionale FAI Renato De Scisciolo nel corso della recente conferenza stampa.
Il 29 settembre, nella fabbrica San Domenico, sarà premiato il capo della Squadra Mobile di Napoli, dott. Domenico Rinella (già capo della Squadra Mobile di Bari), il pubblico ministero DDA Bari Patrizia Rautiis, l’I.I.S.S. don Tonino Bello di Molfetta e l’Istituto Tecnico Economico Statale Giovanni Calò di Francavilla Fontana, per i progetti relativi alla legalità.
Numerosi i temi posti in evidenza nel corso della conferenza stampa.
Renato De Scisciolo ha esordito sottolineando che tutte le associazioni antiracket non hanno contributi o finanziamenti da parte dello Stato e che tutti gli operatori sono volontari.
Ciò in riferimento agli ultimi episodi di cronaca che hanno portato all’arresto della presidente di un’associazione antiracket salentina.
«Un’associazione esterna alla Fai» – ha precisato De Scisciolo.
Gli ha fatto eco l’avvocato Maurizio Altomare: «La Fai pugliese si costituirà parte civile contro questi soggetti che stanno infangando l'antiracket in Puglia».
Tema centrale dell’incontro è stata sicuramente la normativa vigente. A breve partirà, a livello nazionale, una campagna firme, da presentare al Governo entro dicembre, per chiedere la modifica della legge nazionale antiracket perché la L. 44/99 e la 108/96 vanno adeguate alle nuove situazioni.
«Da parecchio tempo – ha proseguito De Scisciolo – stiamo chiedendo la modifica dell’art. 20 (della L. 44/99) che, attualmente non sta funzionando come dovrebbe. Tale articolo prevede che chi è vittima di estorsione o usura, dopo denunciato e aver richiesto l’accesso al fondo (fondo di solidarietà per le vittime di usura – n.d.r.), abbia diritto alla sospensione per tre anni dei termini di tutti gli atti esecutivi che la vittima ha (ad esempio pendenze Equitalia, mutui ecc) ma troppo spesso le Procure, per svariati motivi, non stanno concedendo questo beneficio».
«Stiamo chiedendo di allungare i termini di questa sospensione, perché i tempi siano commisurati ai tempi di riconoscimento di accesso al fondo. Necessario trovare un punto di equilibrio tra le necessità delle vittime e quelle dei creditori» ha aggiunto l’avvocato Altomare.
Il vicepresidente De Scisciolo ha concluso: «Stiamo anche chiedendo al Prefetto di Bari che si dovrebbe riunire più spesso il comitato per la concessione dei fondi, poiché ci sono tantissime richieste».
L’avvocato Altomare, a nome dell’associazione, ha rivolto un accorato appello al presidente della Regione Puglia Emiliano e a tutte le forze politiche e della Legge regionale antiusura e antiracket (del 2007, modificata nel 2015): «Abbiamo una legge innovativa che potrebbe coprire alcune zone che la legge nazionale lascia scoperte, ma per la mancanza dei regolamenti attuativi, la Legge non è mai partita».
Si chiede che tale legge venga finanziata ma, soprattutto, che venga resa operativa, poiché favorirebbe la sopravvivenza stessa delle vittime in attesa che venga loro concesso il fondo antiusura, evitando che l’aiuto dello Stato possa arrivare troppo tardi, quando l’azienda potrebbe aver già chiuso i battenti per mancanza di liquidità.
Numerose le attività che saranno realizzate. Oltre al premio della Legalità, in settembre, nelle città di Bitonto, Giovinazzo, Terlizzi e Barletta, si terranno presentazioni di libri sulla legalità, in particolare il volume “La legalità del noi”, scritto da un imprenditore che ha denunciato ed è stato posto sotto protezione.
Dal primo settembre, inoltre, partirà una campagna di sensibilizzazione alla denuncia.
L’attività precipua della Fai Antiracket è la tutela delle vittime e delle persone in difficoltà. La prima fase è sempre quella dell’ascolto, dell’acquisizione della documentazione utile a delineare la situazione presentata, seguita da una fase di analisi, durante la quale legali e commercialisti valutano la situazione dell’imprenditore e individuano le soluzioni più adeguate.
A questo punto scatta una fase di reale supporto e accompagnamento, sia nella gestione delle questioni giudiziarie sia nella gestione delle pratiche per l’accesso al fondo di solidarietà. Il tutto, ovviamente, nella massima discrezione.
Non manca il costante raccordo con le Forze dell’Ordine, attivamente impegnate sul territorio, come ha tenuto a evidenziare il vicepresidente De Scisciolo, e con le Procure della Repubblica nonché un’attività di monitoraggio e collaborazione con l’Ufficio Antimafia Distrettuale.
Proprio a proposito di polemiche legate all’uso del termine “mafia”, nel corso della conferenza stampa è stato fortemente sottolineato: «Noi siamo noi a dare marchi, ci saranno le Forze dell'Ordine e la Magistratura a fare le giuste valutazioni».
In altre parole, nella nostra città abbiamo una situazione molto diversa rispetto a quella che si respira in altri territori (come, ad esempio, in alcuni quartieri baresi o nel foggiano), c’è una cultura della denuncia, come dimostrato da un recente tentativo di estorsione nella Zona Industriale, prontamente stroncato.
«Diamo il giusto nome alle cose – ha chiarito l’avvocato Altomare - Inflazionando alcuni termini, si rischia di non dare loro più importanza...».
Nel corso della conferenza stampa, tra l’altro, è stata resa nota una sentenza positiva ottenuta in appello: il riconoscimento dell’aggravante del metodo mafioso per un imputato nel procedimento “Medioevo”, relativo a episodi criminosi avvenuti nel territorio di Vieste. In altri termini è stata riconosciuta, giuridicamente, la presenza di compagini mafiose in quell’area.
L’incontro si è concluso con un appello alla collaborazione con la Fai e con le Forze dell’Ordine, la più vincente arma contro ogni genere di illegalità.
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Isabella de Pinto