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A Molfetta rappresentazione teatrale dal titolo "In nome della madre"
02 maggio 2010

MOLFETTA - Nella Cattedrale di Molfetta si sta celebrando una solenne Settimana Mariana, dal 2 all’11 maggio, nel 450° anniversario del voto fatto dai molfettesi alla  Madonna dei Martiri per lo scampato pericolo del terremoto dell’11 maggio  1560. Tra le altre iniziative, per giovedì 6 maggio, alle ore 20.30, è prevista una rappresentazione teatrale “In Nome della Madre”, tratto da un famoso racconto  dello scrittore Erri de Luca.   
L’azione scenica offre una lettura della storia di Maria, restituendo alla  madre di Gesù la meravigliosa semplicità di una femminilità coraggiosa, la  grazia umana di un destino che la comprende e la supera. Sarà presentata dalla  Compagnia del Teatro Minimo di Ardesio, in provincia di Bergamo, fondato da  Umberto Zanoletti, esperto di teatro musicale. “In Nome della Madre” è la storia di una maternità, non molto diversa dalle  altre se non nelle ‘premesse’. Un racconto reso ancor più vero perché narrato  da Miriàm stessa, sposa di Iosef e madre di Ieshu, nella Palestina di duemila  anni fa.
Una donna, impaurita ma forte, che sfida leggi e villaggio senza mai  abbassare la testa. Un marito innamorato della sua sposa promessa, nonostante  un messaggero venuto da chissà dove abbia scombinato i teoremi della  quotidianità. Un figlio che viene al mondo e cambia la storia dell’umanità. Lo stesso autore, Erri de Luca, nella presentazione del libro, descrive così  il suo breve ma affascinante racconto: “L'adolescenza di Miriàm/Maria smette da  un'ora all'altra. Un annuncio le mette il figlio in grembo.
Qui c'è la storia  di una ragazza, operaia della divinità, narrata da lei stessa. Qui c'è l'amore  smisurato di Iosef per la sposa promessa e consegnata a tutt'altro.  Miriàm/Maria, ebrea di Galilea, travolge ogni costume e legge. Esaudirà il suo  compito partorendo da sola in una stalla. Ha taciuto. Qui narra la gravidanza  avventurosa, la fede del suo uomo, il viaggio e la perfetta schiusa del suo  grembo. La storia resta misteriosa e sacra, ma con le corde vocali di una madre  incudine, fabbrica di scintille”.

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