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A Molfetta oggi iniziativa a difesa della Costituzione Alle ore 19.30 in Corso Umberto, altezza Liceo Classico o in alternativa alla sede dell'Arci (via Giovene)
04 giugno 2010

MOLFETTA - Il Coordinamento a Difesa della Costituzione (Arci Il Cavallo di Troia; Cgil; La Fabbrica di Nichi; Linea 5; Partito Democratico; Rifondazione Comunista; Sinistra Ecologia e LIbertà) ha spostato a questa sera alle 19.30 la manifestazione in difesa della Costituzione rinviata il 2 giugno per la pioggia (un caso di cattivo tempo si terrà alla sede dell'Arci in via Giovene). 

Ecco il comunicato:
"Il 2 giugno ricorre l’anniversario del referendum con cui i/le cittadini/e italiani/e scelsero la Repubblica come forma di Governo del nostro Paese (in quella occasione le donne votarono per la prima volta) - dice un comunicato -. Sarebbe l’occasione ideale per festeggiare la nostra Costituzione, una delle più avanzate a livello mondiale, che ha ben 62 anni, ma non li dimostra.
Proprio in occasione di questa ricorrenza, non possiamo sottacere il grave attacco alla Costituzione che si sta perpetuando da parte del Governo di centrodestra:
• al Lavoro, valore fondativo della nostra Repubblica, sancito nell’art. 1 della nostra Costituzione, con i tentativi di introduzione dell’arbitrato per risolvere le controversie di lavoro relative al licenziamento, svilendo così le possibilità di impugnazione giudiziale del licenziamento, come da art. 18 dello Statuto del Lavoratori, che lo scorso 20 maggio ha festeggiato i suoi 40 anni.
• al ripudio della guerra e al carattere meramente difensivo delle forze armate, sanciti dall’art. 11 della Costituzione, con l’impiego improprio di truppe italiane sia in missioni internazionali sia nelle città per motivi di ordine pubblico e l’aumento smisurato delle spese militari a discapito delle spese sociali.
• al diritto d’asilo, di cui all’art.10 Cost., con i respingimenti in mare dei barconi con cui esseri umani cercano di raggiungere le nostre coste in cerca di asilo, fuggendo da guerre e fame, il tutto anche in violazione delle norme più basilari del diritto internazionale.
• alla libertà di stampa, la libertà delle libertà, sancita dall’art. 21 Cost., con la concentrazione, di fatto, della proprietà della maggioranza delle testate nelle mani del premier o di proprietà vicine al centrodestra.
Viviamo inoltre una crisi istituzionale con l’introduzione di fatto di una forma di presidenzialismo “mascherato” che dà troppo potere al governo, abituato ormai a governare con decreti legge ed ordinanze saltando il Parlamento, e con totale discredito degli organi di garanzia (Presidente della Repubblica, Corte Costituzionale, Magistratura), ogni giorno attaccati, denigrati e derisi.
In questo contesto è necessaria la mobilitazione di tutte le forze democratiche: il Coordinamento molfettese per la Difesa della Costituzione indice una manifestazione a più voci per questa sera alle ore 19,30 in Corso Umberto, altezza Liceo Classico; a interventi sulla Costituzione si inframezzeranno performances teatrali e musicali.
Interverranno durante la serata: Beppe Zanna, Francesca la Forgia, Michele de Sanctis e Giuseppe Filannino.
Si esibiranno Il Carro dei Comici,
Think'd+Icy Stares".

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Nata dalla Resistenza, ma da un concorso di partiti, di ideologie e di culture diversissime fra loro, la Costituzione ha, dunque, le ambiguità dei patteggiamenti. Qual era il traguardo? Un nuove e progressista patto sociale. Rileggiamo che cosa scriveva Piero Calamandrei quando la Costituente cominciò i suoi lavori: "Libertà per dire un sistema pluralistico e garantistico basato sulla divisione dei poteri: due Camere, una dei deputati, l'altra dei senatori, incaricate di legiferare e di controllarsi a vicenda; una Corte Costituzionale preposta alla corretta applicazione della Costituzione; una Magistratura indipendente; il decentramento amministrativo con la formazione delle regioni; un presidente della Repubblica con funzioni di arbitro e di tutore delle istituzioni, più che di tutore o di duce del Paese. Lo spirito della Costituzione deve, dunque, tradursi in questi caratteri essenziali: la democrazia come sistema politico della libertà, e il lavoro, la garanzia del posto di lavoro equamente remunerato come sostanza di una libertà non solo formale." - A riassumerne i meriti, le novità e a illuminarne i contenuti, stanno queste parole di Luigi Einaudi che risalgono al maggio 1948, al momento della sua elezione alla presidenza della Repubblica: "La Costituzione che l'Italia si è data è una sfida alla visione pessimistica dell'avvenire. Essa afferma due princìpi solenni: conservare della struttura sociale presente tutto ciò che è garanzia di libertà della persona umana, contro l'onnipotenza dello Stato e la prepotenza privata; garantire a tutti, quali che siano i casi fortuiti della nascita, la maggiore eguaglianza possibile nei punti di partenza." -


La "Questione Morale" della politica, riguarda tutti i partiti e politicanti, nessuno escluso. Sembra oggi Enrico Berlinguer intervistato da Eugenio Scalfari su La Repubblica, 28 luglio 1981: “I partiti non fanno più politica! La si faceva nel '45 , nel '48 e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, scontri di idee ma illuminate da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c'era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c'era lo sforzo di capire la realtà del Paese e di interpretarla. Oggi non è più così, i partiti hanno degenerato... i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente: idee, ideali, programmi pochi o vaghi; sentimenti e passioni civile, zero. Gestiscono interessi i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli senza perseguire il bene comune... I partiti hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-tv, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il Corriere della Sera cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa faccia una così brutta fine... Il risultato è drammatico. Tutte le 'operazioni' che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito e della corrente o del clan cui si deve la carica............. La COSTITUZIONE......facciamo attenzione, vigiliamo.

Perchè non parlarne? Anche se tutto questo, non deve incidere sulle "scelleratezze" governative che si vanno compiendo in questi giorni. Giusto trarne le conseguenze. Blog: ilchiodo.blogspot.com giovedì 27 maggio 2010 Una storia di ordinaria ingiustizia Ricordate Rino Formica? No di certo. E' stato ministro ai tempi di Craxi e sono passati 17 anni da quando, nel 1993, (mani pulite) fu accusato di aver incassato tangenti per la realizzazione di nastri trasportatori al porto industriale di Manfredonia e venne condannato, in primo grado, a quattro anni e sei mesi. Dicevo che sono trascorsi 17 anni ed ora la Corte d'Appello di Bari lo ha assolto per non aver commesso il fatto. Formica oggi si sente un perseguitato politico, come tanti socialisti “fatti fuori” a colpi di avvisi di garanzia e con sentenze di condanna spesso di dubbia fondatezza. D'altronde, in quel periodo, l'attacco per via giudiziaria era l'unico modo per scardinare il partito guidato da Bettino Craxi i cui avversari di allora, del resto, oggi sono ancora ben presenti sulla scena politica nazionale, compresi alcuni di quei giudici autori del massacro socialista. Nell'intervista al Corriere, il politico pugliese, ricordando i pm che ne distrussero carriera politica, vita ed affetti, non la manda certo a dire: «Uno si chiamava D'Amelio, ora è morto ma nel '94 si candidò col centrosinistra. E l'altro, Alberto Maritati, da anni è senatore del Pd. Che robaccia, che intrico tra magistratura e malaffare c'era in quegli anni, a Foggia…». La corruzione esiste e va combattuta: non eseguiamo il"getto della spugna."


"Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta": il canto si leva, verso il lucernaio di Montecitorio, invade il corridoio dei passi perduti e persino la piazza, al di là del portone. A intonare l'inno di Mameli è stato un gruppo di garibaldini delle Argonne, invitato alla seduta conclusiva dell'Assemblea Costituente. Ma è bastato accennarlo, perchè quasi tutta l'assemblea gli desse voce ed entusiasmo. E' il 22 dicembre 1947. Dopo diciotto mesi di dibattiti, di lavoro dottrinario, di scontri, ma attutiti da un generale senso di responsabilità e dalla volontà di portare a termine a compimento le fondamenta dell'Italia democratica, che hanno mitigato le opposte tendenze ideologiche, gli interessi di partito, le diverse culture, è stata approvata a larghissima maggioranza (453 voti contro 62) la nuova Costituzione. Cinque giorni più tardi, il capo dello Stato, Enrico De Nicola, la ratifica con la sua firma. Il 1° gennaio del 1948, la Carta Costituzionale entra in vigore. Dopo un secolo di vita, spesso precaria e troppo vulnerabile alle febbri autoritaristiche, lo Statuto Albertino viene mandato in soffitta. 2010 - E' un diritto e dovere di tutti i cittadini di buona volontà, ritornare a levare quel canto: "Fratelli d'Italia, l'Italia s'è desta", alto, verso la Storia, la nostra Storia, quella Storia che ci appartiene e che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, perchè ancora una volta, l'AUTORITARISMO mascherato da pulcinelli danzanti e pifferai magici, ci stanno portando lentamente verso un baratro profondo e da cui, sarà difficile risalire.

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