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“Il sindaco deve dimettersi” Annalisa Altomare, portavoce del Polo
15 ottobre 1999

L’opposizione di centro-destra ha protestato per i continui rinvii del consiglio comunale e, a fine seduta il 12 ottobre ha occupato l’aula. Sulla vicenda e sulla crisi in generale, abbiamo sentito Annalisa Altomare, già candidato sindaco e portavoce del Polo. (L’intervista è stata realizzata dopo la riunione del 12 ottobre e prima di quella del 19, ndr). Quali sono sapere le motivazioni che hanno indotto l’opposizione a respingere la richiesta di rinvio, portata ufficialmente in Consiglio? “Le motivazioni sono tutte politiche. Quando viene meno una maggioranza, l’atteggiamento responsabile di un sindaco è quello di dimettersi per verificare la sussistenza della maggioranza e per operare un riassetto programmatico, per poi ripresentarsi in Consiglio, con una nuova Giunta, esponendo in quella sede tutte le ragioni”. Che significato ha l’occupazione dell’aula consiliare decisa al termine della seduta del 12 ottobre? “L’occupazione dell’aula è un atto simbolico. Un moto di orgoglio delle minoranze. Noi da cinque consigli veniamo qui, viene insediata la seduta, si chiede subito, da parte della maggioranza, una sospensione di cinque minuti che in realtà durano ore. Oggi, per essere presenti alcuni colleghi di minoranza, comprendendo l’importanza di una seduta come questa e quindi con grande senso di responsabilità e di servizio alla città, hanno dovuto rinviare impegni professionali importantissimi. Per che cosa? Se c’era la necessità di un rinvio, si informava il presidente del consiglio comunale, il quale a sua volta comunicava immediatamente il rinvio ai consiglieri. In tal modo si faceva una operazione rispettosa dei tempi e della vita privata di tutti”. Il senso di responsabilità delle minoranze, al quale lei faceva riferimento, porterà a comportamenti conseguenti anche al momento del voto sul riassetto del bilancio? “Porterà a comportamenti conseguenti nel senso che noi siamo opposizione. L’assestamento del bilancio compie una verifica dell’azione amministrativa, noi non riteniamo che questa giunta amministri correttamente perché non ne condividiamo le spinte programmatiche né i metodi, per questo voteremo contro, così come accade in altri ambiti”. Questo non potrebbe essere considerato un atteggiamento di scarsa responsabilità dal momento che porta alla nomina di un commissario, e quindi alla paralisi amministrativa per un anno, bloccando anche la vita economica della città alla vigila di importanti scadenze: Agenda 2000, patti territoriali, piano regolatore, zona Asi ecc.? “Il fatto che il commissariamento porti alla paralisi amministrativa è una chiacchiera, perché il commissario viene, attesta il bilancio, continua ad amministrare, le opere pubbliche vanno avanti, le gare di appalto continuano ad essere fatte. Certo il potere di determinati gruppi politici all’interno della città verrà azzerato: si andrà a votare in condizioni di equipotenza, nel senso che il sindaco uscente non amministra durante la campagna elettorale, non può assumere i lavoratori socialmente utili, non può fare feste e festini a spese della città. Si stabilisce quindi una condizione di migliore equilibrio. Io non penso che il commissario porti alla paralisi amministrativa, perché nei fatti non è così. Certo molto meglio avere un sindaco espresso dai cittadini, con una maggioranza stabile, ma se la maggioranza non è stabile e se il sindaco si lacera e si dilania continuamente nel raccattare il sedicesimo oggi da una parte domani dall’altra, tutto questo fa male alla città, perché i discorsi di programma e di prospettiva vengono minati dal fatto di avere un sindaco sostenuto da una maggioranza da costruire quotidianamente”. In altre circostanze in passato lei ha parlato in termini diversi, e negativi del commissariamento. Come mai oggi ha cambiato idea? “Io non ho cambiato idea. Oggi gli assetti sono completamente diversi. Una volta c’erano delle maggioranze e c’era un rapporto tra giunta e consiglio completamente diverso. Oggi le giunte sono di fatto sganciate dal controllo del consiglio. Oggi il sindaco è un commissario. Le sue delibere non sono sottoposte a nessun controllo. Del resto oggi non c’è più alcuna differenza tra ordinaria e straordinaria amministrazione. Se la giunta può modificare un bilancio già approvato dal Consiglio Comunale, allora vorrei proprio sapere che significa straordinaria amministrazione”. Quindi ribadisce il giudizio negativo su questa amministrazione? “Certamente. Il giudizio è completamente negativo, non soltanto sull’amministrazione comunale, ma sull’atteggiamento degli amministratori”. L’obiettivo è quindi quello di buttare tutto giù e ricominciare? “Mah, io non credo che tutto quello che viene fatto comunque sia tutto da distruggere o da demolire. Chiunque passi, lascia il suo segno, in senso negativo o positivo. E, in senso assoluto, il positivo o il negativo non possono essere solo da una parte o dall’altra. Certo che le due amministrazioni targate Guglielmo Minervini, il segno l’hanno lasciato, e non si può certo dire che sia proprio positivo”. E il fatto che questa minoranza ha oggi l’occasione di “salvare” l’amministrazione, non può essere spendibile politicamente? “La politica passa attraverso il rispetto della volontà dei cittadini. Se io non sono stata eletta su un programma diverso da quello di Guglielmo Minervini, e il mio programma è stato bocciato, io non devo salvare l’attuale sindaco. Guglielmo Minervini e la sua maggioranza devono governare fino in fondo, per dimostrare se sono davvero capaci di realizzare il programma che loro si sono dati e sulla base del quale sono stati votati. I salvataggi non servono. Perché le lacrime della città già stanno scorrendo: la gente senza casa, senza lavoro… Non voglio fare demagogia. Basta girare per la città: le piazze sono state smobilitate con eccessiva fretta, senza pensare a come riqualificare i quartieri. Allora non può poi parlare di una città che langue: in cinque anni il presidente degli Stati Uniti cambia il volto di una nazione. Sono cinque anni che Guglielmo Minervini amministra questa città e non è stato in grado di dare risposte ad un solo problema. Al di là di tutto, le vecchie amministrazioni della Democrazia Cristiana, con sindaci che non erano commissari ma che ogni giorno dovevano necessariamente verificare ogni provvedimento con le maggioranza, hanno lasciato 130 miliardi di opere pubbliche già finanziate ed ancora in corso di realizzazione, hanno realizzato la 167, il Lotto 2, il Lotto 10 in meno di otto anni di amministrazione. Non penso che quanto non è stato fatto in cinque anni possa essere compiuto negli ulteriori tre. Se poi il sindaco, lacerato dai suoi conflitti quotidiani, dovesse riuscirvi, glielo sapremo riconoscere. Ma io ho forti dubbi”. Q
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