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“Friana”, quando a scuola si fa cinema Intervista con Vanna, aiuto regista dell’iniziativa del Liceo Scientifico
15 maggio 2001

Si chiama “Friana” il cortometraggio realizzato dai ragazzi del Liceo Scientifico di Molfetta al termine di una lunga esperienza laboratoriale intrapresa già durante lo scorso anno scolastico. Il cortometraggio è stato proiettato presso la sala Turtur ed ha riscosso grande consenso di pubblico. Incontriamo Vanna, che frequenta il quarto anno del liceo ed ha curato l’organizzazione generale del cortometraggio, ricoprendo il ruolo di aiuto regista. Com’è nata l’idea di realizzare a scuola un cortometraggio? “Sicuramente nasce, innanzitutto, grazie alla passione per il cinema della nostra docente di lettere, la professoressa Agata la Piana, che ha sempre affiancato, alle ordinarie lezioni scolastiche, la visione e discussione di films riguardanti i temi studiati. Lo scorso anno scolastico questa passione ha coinvolto anche studenti frequentanti altre classi della nostra scuola, grazie alla realizzazione di un progetto di laboratorio filmico tra le altre attività pomeridiane. Gli incontri erano organizzati in due momenti: la visione di pellicole di grandi registi del cinema italiano e straniero, e la discussione sulle tematiche affrontate dai registi. Durante gli incontri teorici, ci siamo poi cimentati nello studio delle questioni puramente tecniche. Quest’anno, però, il progetto, è stato molto più audace ed ambizioso. Mentre, infatti, in precedenza eravamo soltanto spettatori, forse più critici, quest’anno siamo diventati veri e propri protagonisti ed autori di un cortometraggio”. Di che cosa parla “Friana”? Quali sono i temi che avete deciso di affrontare? “Friana è la storia di quattro compagne di scuola che un giorno decidono di marinare le lezioni, appunto di “fare friana” come si suole dire a Molfetta, e si ritrovano su una panchina di Piazza 1° Maggio a raccontarsi segreti ed avventure. Le storie della ragazze sono un po’ le nostre storie. Anche se non strettamente autobiografica la sceneggiatura riflette, infatti, le tematiche che tutti gli studenti si trovano ogni giorno ad affrontare: la scuola, i compiti, le interrogazioni ed i compiti in classe, gli amici, gli incontri e gli amori. Friana quindi è, come in una fortunata formula del nostro regista, Girolamo Macina, un luogo dello spirito in cui ognuno di noi può rifugiarsi”. Come in una vera troupe cinematografica anche voi ricoprivate ruoli ben determinati. Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate? “E’ vero, noi studenti abbiamo ricoperto ruoli ben precisi: sceneggiatori, segretari di edizione, operatori di macchina, fonici, scenografi, costumisti, truccatori, attori e comparse. Abbiamo, insomma, ricreato un vero e proprio set cinematografico. Sicuramente le difficoltà maggiori ci sono state nella stesura del soggetto, infatti accordarsi sulla storia da rappresentare non è stato facile, ognuno con le proprie idee e con il desiderio e la voglia di comunicare le proprie sensazioni. Ci sono stati problemi anche al momento di cimentarci con la story-board, cioè con la registrazione di tutti i tipi di inquadrature ed i movimenti di macchina da effettuare per le singole scene. Qui i problemi sono scaturiti dal fatto che trattatavasi di una cosa a noi prima totalmente sconosciuta. Infine con la sceneggiatura, ovvero la descrizione delle singole scene (dialoghi, movimenti ed ambientazioni), ci siamo cimentati in una tipologia di testo differente da quelle conosciute e sperimentate in classe. Non bisogna poi dimenticare che nessuno di noi ha avuto precedenti esperienze cinematografiche e che tutti ci siamo improvvisati attori. Ma, nonostante le difficoltà e la tirannia del tempo, il nostro entusiasmo e la guida esperta del regista hanno permesso la realizzazione del cortometraggio”. Il vostro lavoro è stato presentato alla cittadinanza. Quali riscontri di pubblico avete ricevuto? “Le reazioni che, dopo la proiezione di Friana, abbiamo registrato sono state tutte positive. Un ottimo risultato per noi ragazzi, considerando soprattutto che il nostro lavoro è nato senza troppe pretese. Forse, la nostra fortuna è stata proprio quella di essere guidati da esperti del settore: il gruppo di produzioni filmiche GET, gruppo da cui proviene il regista del film “La capa gira”, A. Piva”. Qual è il futuro di “Friana”? “Friana parteciperà ad un festival nazionale di cortometraggi. L’idea d’essere in gara con questo nostro primo lavoro ci emoziona molto ed ovviamente ne siamo contenti. Noi non avremmo mai pensato ad una tale prospettiva ma, il nostro regista, che di film e cortometraggi se ne intende, ci assicura che la nostra realizzazione non è da meno di altre già presentate”. Bene, allora buona fortuna. Cinzia Ligustro
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