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11° Comandamento: “Non sfrattare”
15 febbraio 2002

Sento il bisogno di raccontare questa mia storia affinchè possa essere letta da qualcuno competente che possa modificare la legge crudele come quella dello sfratto esecutivo e non tutela chi lo subisce. Un giorno del 13 dicembre 1994 una legge così crudele ha permesso che cinque vite umane fossero trattate come spazzatura e che nonostante l'intervento del sindaco della nostra città che il 6/7/95 ci aveva garantito altri due mesi di permanenza l'8/7/95 alle 8,30 bussano alla porta e i proprietari, un avvocato, un ufficiale giudiziario e, come se questi non bastassero, c'erano anche alcuni carabinieri e un gran numero di addetti ai traslochi, tutto molto umiliante. Ero la sola sveglia; gli altri componenti della famiglia dormivano e a me il doloroso compito di avvertire mio marito e poi i miei figli di 16, 15 e 8 anni. Non dimenticherò gli occhi pieni di lacrime dei miei ragazzi, il loro fil di voce mozzato dall'incredulità di quanto stava accadendo e chiedevano “Mamma, che sarà di noi? Ma perché succede questo?” Domande che rimasero senza risposta. Abbiamo sempre pagato il nostro affitto ad un signore, ma i padroni subentrati hanno spietatamente effettuato questo sfratto e in men che non si dica gli addetti al trasloco, dopo aver mescolato alla rinfusa in cartoni tutto ciò che i mobili contenevano senza rispetto per chi non poteva far altro che guardare, conserve sott'olio e scarpe, tra biancherie, rastrellavano tutto ciò che c'era , maltrattandola, spiegazzandola nei cartoni. Era inutile dire: “Aspettate, faccio io”, che già avevano fatto i loro comodi. E così fummo accolti in casa dai miei fratelli, non certo a braccia aperte (era sabato mattina, il sindaco introvabile, il Comune chiuso) e la sera, dopo tante difficoltà, accampati alla meglio con indosso quel po' che avevamo potuto portare via dalle grinfie di quegli estranei , de dopo le fatiche della giornata tutti a letto senza biancheria intima poiché le avevo dovute lavare per il giorno dopo. Altro bel giorno fu. S'incominciò a cercare la roba nei cartoni che avevamo potuto portare con noi e naturalmente non sapendo dove mettere le nostre cose. I nostri mobili se li sono portati via , in custodia, dicono. Sono 20 mesi che non vedo la mia roba e mi manca tanto. Purtroppo la famiglia ha avuto molte conseguenze, tutto ciò ci ha segnati moltissimo. Mio marito è disoccupato ma non per questo un posto fisso gli impedisce di mantenere la famiglia. E' una persona onesta. I parenti ? Sono una reminiscenza . E quelli con cui viviamo? Sopportiamo pazientemente le loro molestie. Gli affitti? Beato chi se lo può permettere costantemente. Aiuti dal sindaco? Dovrebbero scrivere sulla sua porta: “…perdete ogni speranza voi che entrate”. Lettera firmata
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