11° Comandamento: “Non sfrattare”
Sento il bisogno di raccontare questa mia storia affinchè possa essere letta da qualcuno competente che possa modificare la legge crudele come quella dello sfratto esecutivo e non tutela chi lo subisce. Un giorno del 13 dicembre 1994 una legge così crudele ha permesso che cinque vite umane fossero trattate come spazzatura e che nonostante l'intervento del sindaco della nostra città che il 6/7/95 ci aveva garantito altri due mesi di permanenza l'8/7/95 alle 8,30 bussano alla porta e i proprietari, un avvocato, un ufficiale giudiziario e, come se questi non bastassero, c'erano anche alcuni carabinieri e un gran numero di addetti ai traslochi, tutto molto umiliante. Ero la sola sveglia; gli altri componenti della famiglia dormivano e a me il doloroso compito di avvertire mio marito e poi i miei figli di 16, 15 e 8 anni. Non dimenticherò gli occhi pieni di lacrime dei miei ragazzi, il loro fil di voce mozzato dall'incredulità di quanto stava accadendo e chiedevano “Mamma, che sarà di noi? Ma perché succede questo?” Domande che rimasero senza risposta. Abbiamo sempre pagato il nostro affitto ad un signore, ma i padroni subentrati hanno spietatamente effettuato questo sfratto e in men che non si dica gli addetti al trasloco, dopo aver mescolato alla rinfusa in cartoni tutto ciò che i mobili contenevano senza rispetto per chi non poteva far altro che guardare, conserve sott'olio e scarpe, tra biancherie, rastrellavano tutto ciò che c'era , maltrattandola, spiegazzandola nei cartoni. Era inutile dire: “Aspettate, faccio io”, che già avevano fatto i loro comodi. E così fummo accolti in casa dai miei fratelli, non certo a braccia aperte (era sabato mattina, il sindaco introvabile, il Comune chiuso) e la sera, dopo tante difficoltà, accampati alla meglio con indosso quel po' che avevamo potuto portare via dalle grinfie di quegli estranei , de dopo le fatiche della giornata tutti a letto senza biancheria intima poiché le avevo dovute lavare per il giorno dopo. Altro bel giorno fu. S'incominciò a cercare la roba nei cartoni che avevamo potuto portare con noi e naturalmente non sapendo dove mettere le nostre cose. I nostri mobili se li sono portati via , in custodia, dicono. Sono 20 mesi che non vedo la mia roba e mi manca tanto. Purtroppo la famiglia ha avuto molte conseguenze, tutto ciò ci ha segnati moltissimo. Mio marito è disoccupato ma non per questo un posto fisso gli impedisce di mantenere la famiglia. E' una persona onesta. I parenti ? Sono una reminiscenza . E quelli con cui viviamo? Sopportiamo pazientemente le loro molestie. Gli affitti? Beato chi se lo può permettere costantemente. Aiuti dal sindaco? Dovrebbero scrivere sulla sua porta: “…perdete ogni speranza voi che entrate”.
Lettera firmata