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Zona B4 (167): lottizzazione abusiva Uno scandalo annunciato  
15 febbraio 2007

Le Zone di completamento B4 furono le prime ad ospitare nuovi cantieri, dopo l'approvazione del Prg, che la storia volle fare coincidere con la vittoria elettorale di Tommaso Minervini. Sono aree ricadenti nella 167 e Lotto 2, all'epoca stralciate per la presenza di villette, il cui esproprio avrebbe comportato un costo esoso e un rallentamento delle costruzioni. Nel Nuovo Prg queste zone sono state classificate di completamento, disciplinate dall'art. 33.4 delle N.T.A. (Norme Tecniche di Attuazione del PRG). Quelle gru furono l'espressione della ripresa edilizia dopo un decennio. “Finalmente si inizia a costruire!” era il commento generale. Ci fu un cantiere che però destò sconcerto, quando fu abbattuta una villetta dotata di una caratteristica torretta in stile saraceno. Per i bambini e per chi era cresciuto da quelle parti era il “Castello di Gesù”, per via della stradina “Via del Gesù”, che lambiva la villetta. Chi si chiedeva come fosse possibile abbattere una villetta e costruire un palazzo multipiano, trovava un'unica e ovvia risposta: “Se si è fatto, significa che si può fare”. La vicenda cominciò ad essere tema di scontro politico a cavallo tra il 2003/04, quando Lillino Di Gioia, in una delle tante manifestazioni al cinema Odeon, lancio le prime frecciate. Per la prima volta sentimmo parlare di Zone B4. Eravamo alla vigilia delle elezioni europee e provinciali. LE RICHIESTE DI CHIAREZZA Il 3 settembre successivo arrivò la prima iniziativa ufficiale, con l'interrogazione del consigliere comunale di Rifondazione, Antonello Zaza, che chiedeva all'Amministrazione in base a quali norme del Piano regolatore erano stati rilasciati i permessi a costruire. Una richiesta pertinente, perché le N.T.A. stabiliscono che per le zone di completamento B4 occorre un Piano particolareggiato, in base al quale rilasciare le licenze edilizie e che permette di costruire con indice di fabbricabilità 5 mq/mc. La differenza tra le due procedure è sostanziale. Il Piano particolareggiato è adottato dal Consiglio comunale, mentre il permesso a costruire è una procedura d'ufficio. Inoltre, nel primo caso il suolo edificabile è al netto delle aree di urbanizzazione, nel secondo, invece, in pratica tutta la superficie è edificabile. Per i non addetti ai lavori, i gli “standards” fanno parte delle urbanizzazioni secondarie e sono aree cedute gratuitamente al Comune per garantire alcuni servizi. Le aree “standard” ammontano a 18 metri quadri per abitante, così suddivisi: scuole (4,5), verde (9), parcheggi (2,5), attrezzature per servizi pubblici (2). Il 10 dicembre 2004, nella sala “Turtur” un gruppo di professionisti locali presentarono “Città partecipata, oggi”, una sorta di libro bianco su vari aspetti del territorio e le prospettive: ambiente, spiagge. piazze, mobilità, rifiuti e ovviamente l'attuazione del Prg. Sull'argomento gli ingegneri Vito Copertino e Gregorio Minervini nel capitolo “Le zone di completamento urbano del piano regolatore: una vicenda da chiarire”, segnalarono le incongruenze normative e i rischi per come si stava edificando nelle Zone B4. LO SCONTRO IN CONSIGLIO COMUNALE Nella seduta dell'8 febbraio 2005 arrivò la risposta all'interrogazione di Antonello Zaza, fatta propria da Luigi Cataldo, subentratogli in consiglio dopo l'elezione alla Provincia. La risposta del capo settore ing. Giuseppe Parisi, fatta propria dall'amministrazione comunale, fu che gli interventi riguardavano la costruzione di fabbricati in zone dotate sia d'urbanizzazione primaria (rete stradale, fognante, idrica, gas, elettrica e telefonica), sia secondaria (scuola materna, elementare e media). Tale contesto non rendeva necessari i Piani particolareggiati e, a sostegno di questa tesi, citava sentenze Tar e di Consiglio di Stato. Inoltre, il Comune aveva percepito gli oneri per le urbanizzazioni e, per l'indisponibilità d'aree per i servizi “standars”, incassato il relativo corrispettivo economico, la così detta “monetizzazione”. In quell'occasione fu reso noto che erano stati rilasciati tre permessi a costruire, uno nel 2003 e due nel 2004 (alla fine saranno 7). Opposta fu la replica del consigliere Cataldo, incentrata sulle insufficienza delle urbanizzazioni e anche lui tirò fuori una sentenza del Consiglio di Stato (n° 1341, 07.03.01, sez. V). Infine, fu lanciata l'accusa più pesante: senza i Piani particolareggiati si consentiva un illegittimo incremento, circa il doppio, delle volumetrie consentite, con un pesante effetto sulla congestione ed inquinamento di un'area carente d'opere pubbliche. La seduta dell'8 febbraio fu l'unica volta in cui si discusse della vicenda in Consiglio comunale, alle successive richieste, l'argomento, pur inserito in discussione e ogni volta rinviato, non fu mai più affrontato, per poi essere rispolverato nell'ultima seduta della gestione Tommaso Minervini. LE DENUNCE ALLA REGIONE Alla luce delle nuove informazioni l'opposizione alzò il tiro e i consiglieri Angione, Cataldo, De Robertis, Fiorentini, Lucanie, Minervini, Sallustio e Sasso chiesero l'inserimento nella successiva seduta del Consiglio comunale, di un ordine del giorno per l'immediata sospensione dei permessi a costruire nelle aree B4. Il Consiglio ritornò a riunirsi dopo le elezioni regionali, l'11 maggio, con ben 34 punti in discussione e la richiesta dell'opposizione finì relegata in secondo piano. Intanto il Comune continuava a rilasciare altri permessi. Tale situazione spinse i consiglieri d'opposizione il 3 agosto a chiedere alla Regione Puglia la verifica di legittimità degli atti. La Regione, pur rilevando l'insufficienza d'informazioni, ritenne fondate le motivazioni dei richiedenti e chiese (11 ottobre) al Comune notizie e controdeduzioni. L'opposizione ritornò alla carica e i consiglieri Angione, Cataldo, Centrone, de Palma, de Robertis, Di Molfetta, Fiorentini, Lucanie, Minervini, Sallustio e Sasso inviarono alla Regione una dura lettera di denuncia nei confronti dell'Amministrazione comunale. Nella missiva si citavano numeri e cifre: 8 i permessi rilasciati dal 2001 (7 nella 167 e 1 nel Lotto 2), 11.230 mq le aree standard non cedute, per cui il Comune aveva incassato 580mila euro (euro 51 al mq). Secondo gli scriventi, tra il valore economico dei suoli non ceduti e monetizzati, il livello dei prezzi nella zona e la volumetria sviluppata (indice 5 mc/mq), l'incremento di valore si aggirava intorno ai 17 milioni di euro. Successivamente (24/11/05) il Comune rispose alla Regione con una relazione di Parisi che ribadiva ciò che aveva sempre sostenuto: il contesto urbanistico era dotato di tutte le opere di urbanizzazione secondarie: strutture scolastiche (asilo nido, scuola media, scuola elementare), attrezzature comuni (palasport), verde (parco in realizzazione), disponibilità di parcheggi pubblici (3mila auto), al punto che l'area avrebbe potuto assorbire altri mille abitanti, mentre le nuove costruzioni avrebbero consentito 500 nuovi residenti. Per il prezzo della “monetizzazione”, si affermava che era derivata dai prezzi d'esproprio determinati per le aree dei Piani 167 e che tale strumento era fondato sulla circolare n. 3210/67 del ministero dei Lavori Pubblici, che consente ai Comuni di monetizzare le aree per le urbanizzazioni secondarie quando manca la possibilità di cessione. L'EPILOGO Dopo due mesi (24/02/06) la Regione esprimeva le proprie valutazioni. Senza dare giudizi, definiva il quadro tecnico-normativo cui devono riferirsi gli interventi urbanistici. In particolare, affermava che nelle Zone B4 l'indice 5 mc/mq era riferito ai nuovi piani particolareggiati, mentre per gli interventi di completamento dei piani in vigore si applicano indici e parametri esistenti. Definiva non correlata al dimensionamento del Prg la stima di mille nuovi abitanti e non puntuale la stima di parcheggi pubblici per 3.000 auto. Oltre a chiedere al Comune tutti gli atti tecnico-amministrativi in copia conforme all'originale, la Regione invitava il Comune ad intraprendere le eventuali iniziative cautelative e di autotutela. Le informative regionali arrivarono alla vigilia del Consiglio del 6 marzo scorso, ultimo dell'era Tommaso Minervini, prima del commissariamento, con all'ordine del giorno la faccenda dei permessi a costruire nelle zone B4. Nella stessa giornata i consiglieri d'opposizione consegnavano al sindaco, in qualità di responsabile della vigilanza sulle attività edilizie, una lettera con richiesta di sospendere tutti i permessi a costruire. In aula, su proposta del indaco Tommaso Minervini, all'unanimità passò la richiesta di accantonare la questione in attesa delle determinazioni della Regione. Poi ci furono le elezioni e nessuno parlò più dell'argomento. L'ultimo capitolo è stato scritto il 30 gennaio. P.S. La questione delle B4 è andata pari passo con la richiesta di annullamento parziale delle art. 33.2 che aveva reso possibile la redazione di un piano di recupero dell'area ex Pansini-Legnami. Anche su questa questione le polemiche e i contrasti furono duri. Il caso però fu risolto con la Conferenza di Servizi tra Comune e Regione. A dimostrazione che quando si interviene per tempo le cose si aggiustano.
Autore: Francesco Del Rosso
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