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Vito: il mondo cerca di risparmiare su di te
15 settembre 2008

Sono laureato in Chimica da due anni. La mia vita da precario è la mia vita da disoccupato, alla ricerca di un posto che tanto sai già che probabilmente non sarà il tuo posto, e allora non sai nemmeno quanto valga la pena scommetterci troppo. La mia vita da precario è un vortice di idee confuse, perché essere nel mondo degli studenti è più facile, la strada è quella lì punto e basta: dopo l'ultimo esame il secondo anno e poi il terzo e poi ancora un altro e poi la tesi e poi la laurea. E pensi che anche dopo possa essere così, e ti ritrovi invece a fare i conti con un qualcosa che chissà cosa c'è dopo. Nella migliore delle ipotesi ti vengono a chiedere altri soldi per garantirti un futuro che chissà se e quando avrai. La mia vita da precario è già uno stile di vita: è un viaggio ogni sei mesi per ragioni di studio o lavoro, è uno stringere “intensi” contatti umani in questi sei mesi trascorsi in un posto diverso dal successivo. Se non riesco a garantirmi la tranquillità lavorativa quanto posso pensare a cosa sarà domani? Su cosa sto investendo? La mia vita da precario è il cercare di dare un senso a questi salti da un posto all'altro: oggi provo lì, se va bene meglio, male che vada ho visitato per sei mesi quest'altro paese, e allora la ricerca del lavoro assume una originale componente culturale. La mia vita da precario è il tentativo di racimolare qualche soldo in più da mettere da parte per quando, forse, non guadagnerai, e allora tanto vale guadagnare dalle borse di studio: mi pagano per avere un'opportunità in più quando altrove sottopagano per lavorare, che faccio, non la sfrutto l'occasione? E intanto rimandi e continui a rimandare. La mia vita da precario è la visione di un mondo che cerca il modo di risparmiare su di te: perché il nord è il motore che manda avanti l'Italia, e poi ad Agrate Brianza uno stage lo pagano 500 euro, ma dopo è difficile che si liberi un posto. La mia impressione del precariato è che sia solo un modo per nascondere la difficoltà dell'Italia a ripartire: lavorano tutti e lavorano un pochino, tutti nella stessa barca, più equo di così. Equo, certamente, ma intanto diventa più difficile crescere, perché la differenza tra un adulto e un bambino dovrebbe essere che l'adulto è più adulto e responsabile, e la mia vita da precario mi rende difficile essere responsabile di un destino che dopo sei mesi si può interrompere perché hai lavorato.
Autore: Vito
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