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Vitantonio Tedesco denuncia: salute dei pescatori a rischio per colpa dell'iprite
15 maggio 2011

Quindici ha incontrato Vitantonio Tedesco, Presidente della cooperativa “Piccola pesca” di Molfetta, per parlare dell’iprite nel sottocosta molfettese. Ne abbiamo parlato con un pescatore, perché il problema è reale, non è sepolto nelle nostre acque e attingibile come oggetto di speculazioni teoriche o polemiche sterili. E’ un problema che tocca la salute dei pescatori molfettesi e che mette a rischio i bagnanti ogni estate. Oltre che la città tutta. Come ci racconta Tedesco, infatti, dei problemi persistenti di affanno hanno spinto i pescatori ad effettuare la prova spirometrica. Questa ha dimostrato che 4 pescatori su 5 sono danneggiati ai polmoni: al 30%, al 60%, al 65%, Tedesco al 40%. La visita specialistica pneumologia ha testimoniato una situazione ancor più grave: due dei cinque presentano delle cisti bollose. La commissione invalidi ha riconosciuto a due pescatori il 75% di invalidità. Alla conferenza sul problema, lo scorso mese, erano stati invitati gli assessori Nicastro, Fiore, Stefano, Minervini. Quest’ultimo aveva persino confermato la propria partecipazione, non si è presentato. La delusione di Vitantonio Tedesco è tangibile. Ci mostra i risultati delle analisi del sangue, che testimoniano che anche i valori relativi ai globuli bianchi sono molto alterati. L’esposizione dei piccoli pescatori alle sostanze chimiche presenti nel nostro mare è costante e inevitabile. Come ci spiega Tedesco, “gli strascicanti (i pescherecci, in pratica, ndr), per farsi male devono pescare la bomba. Noi non peschiamo la bomba, noi salpiamo le reti e ci bagniamo e respiriamo quell’aria”. La conferenza, comunque, ha permesso di diffondere il problema anche nelle città limitrofe. Abbiamo intervistato una donna di Terlizzi, Vincenza de Nicolo, secondo la quale il problema investe inevitabilmente anche le città dell’entroterra, i cui abitanti affollano le spiagge molfettesi. A Terlizzi il problema non è conosciuto, nonostante i rischi enormi per i bagnanti. Tra l’altro, il declino della pesca andrebbe contrastato e l’indifferenza delle amministrazioni non fa che incoraggiare la fine di una tradizione e la morte del nostro mare. Eppure la città resta indifferente. In occasione delle conferenze sul problema, i cittadini non sembrano essere particolarmente preoccupati, e i rappresentanti delle amministrazioni non si presentano neppure. Non si comprende che, con il mare, è in gioco la nostra stessa esistenza, perché il territorio è ciò in cui siamo situati, ciò a cui non possiamo sfuggire, perché parte integrante del nostro essere, della nostra vita, della stessa possibilità di esserci.

Autore: Giacomo Pisani
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