Villa Tortora-Pansini
L’ampliamento edilizio di Molfetta ha interessato, da circa 50 anni, una vasta area rurale a sud della Ferrovia nel tratto Bari-Foggia. Diversi immobili rurali, ricadenti in quest’area, sono andati distrutti senza una specifica ricognizione fotografica atta a restituire qualche traccia visiva utile a raccontare la storia rurale, la loro consistenza e l’utilizzo. Solo sulle vecchie mappe catastali si riesce a ricostruire, anche con qualche difficoltà, quel paesaggio rurale ormai distrutto per sempre. Subito dopo il ponte ferroviario di Via Ruvo, a sinistra di via Ugo la Malfa e a destra dell’ex strada rurale dismessa Pedata d’Orlando, si trova una villa ottocentesca una delle poche ancora esistenti conosciuta come Villa Tortora Pansini. Il 31 gennaio 1846 Loreto Michele Tortora di Gennaro e Susanna Fraggiacomo, si sposò con Carmela Pasqua Pansini fu Girolamo e di Giovanna de Gioia. In un periodo successivo i coniugi Tortora Pansini acquistarono dagli eredi di Giuliano Valente un fondo con una torre rurale costituita di tre stanze, e dai coniugi Gaetano de Judicibus e Rosina Magrone un altro fondo confinante. Ambedue le proprietà sono ricadenti nella contrada Crocifisso del Belvedere. Probabilmente l’antica torre riportava su qualche stipite l’anno 1762 relativa alla sua originaria costruzione. Fu poi ripetuta dal Tortora, per attestarne l’antichità, quando ampliò con altre camere il piano terra e fece costruire altre camere al primo piano, trasformando il tutto in una amena villa residenziale. Nel Catasto Terreni di Molfetta del 1878 la villa venne classificata come casa di villeggiatura. Sull’arco della porta d’ingresso si legge l’iscrizione: EDIFICATO 1762 – AMPLIATO 1870. Sul frontale dell’ingresso vi è uno scudo sormontato da una corona di nobiltà con gli stemmi dei Tortora (tre monti con una tortora sormontata da tre stelle) e Pansini (triciato con tre teste); i due stemmi poggiano su una croce di Malta in rilievo con lance incrociate portante un nastro su cui vi è l’iscrizione: Benefacere et Laetari, sormontato a sua volta da un elmo piumato con visiera abbassata indicante la nobiltà. Deceduti Loreto Tortora (1825-1915) e Carmela Pasqua Pansini (n. 1829), senza figli, tutta la proprietà, tra cui la villa a Crocifisso del Belvedere, passò alla nipote nubile Eleonora Tortora (1888-1965) fu Errico e fu Pansini Maria Girolama. Intanto nel 1947 la Provincia di Bari affidò alla Piccola Missione per i Sordomuti con sede a Bologna e fondata nel 1872 dal sacerdote bolognese don Giuseppe Gualandi, la didattica dell’Istituto Provinciale per Sordomuti Apicella di Molfetta. Constatata la finalità educativa e caritativa di questa Congregazione verso i sordomuti e, ricordando che suo zio materno don Giuseppe Pansini (1823-1883), fratello di Carmela Pasqua Pansini moglie di Loreto Tortora, collaborò con grande interesse con padre Apicella all’istruzione e alla formazione cristiana dei sordomuti, e che suo cugino Gennaro Tortora (m.1946) insegnò per oltre 30 anni all’Istituto Apicella. Eleonora Tortora destinò tutta la sua proprietà alla Piccola Missione per i Sordomuti. La Congregazione nel 1956 circa accanto alla villa Tortora Pansini fece edificare un edificio e il 6 gennaio 1958 inaugurò la Casa di lavoro e riposo per le sordomute anziane. La Casa fu dedicata alla Madonna del Divino Amore. Il 15 luglio 2007 su un suolo residuale, accanto alla Casa di lavoro e riposo, la Piccola Missione dei Sordomuti con una solenne cerimonia mise la prima pietra per un più ampio edificio, per la Casa Protetta Don Giuseppe Gualandi per le persone sorde dell’Italia Meridionale. La sua costruzione si è protratta per lungo tempo e nel 2020 è iniziato il suo completamento da parte del Consorzio Metropolis Cooperativo Onlus di Molfetta. L’edificio costruito nel 1956 è stato a sua volta demolito nel 2020. © Riproduzione riservata
Autore: Corrado Pappagallo