MOLFETTA – Durante la fase dell’immediato secondo Dopoguerra, la Costituzione rappresenta un tentativo che va a contrastare una dinamica negativa a partire dal Seicento. Nel XVII secolo prende il via una diatriba, ancor oggi di grande attualità, tra potere e diritto. Il potere assoluto non dà risposte ai cittadini, per cui viene definito il “dio immortale”, identificabile con lo Stato, perché come Dio non dà risposte ai fedeli, allo stesso modo si comporta lo Stato. Di conseguenza, quasi tutta la classe dirigente non crede nell’esistenza di Dio, e quindi lo identifica diversamente.
La Rivoluzione Francese non rovesciava questa situazione perché la matrice è la stessa, e quindi non poteva negare nulla di tutto ciò. È con la democrazia costituzionale che si afferma a metà Novecento che questo finalmente avviene. Infatti, grazie a ciò, le masse prendono coscienza del carattere diabolico del potere, che sfocia nella redazione della Costituzione, il cui vero padre è Giuseppe Dossetti.
Egli militò nel partito che, dopo la caduta della monarchia, a seguito dell’abolizione del fascismo, prese il potere, ovvero la Democrazia Cristiana, fondata da don Sturzo, da cui quest’ultimo venne cacciato perché a questo partito si diede il compito di fare da mediatore con il fascismo, considerato che la grande maggioranza della classe dirigente era in qualche modo legata al movimento di Mussolini, sia per aver effettivamente aderito ai suoi ideali, sia per aver simpatizzato col suo partito.
Quella di mediare è una tecnica della Chiesa che, dimentica degli insegnamenti del Vangelo, appare più preoccupata a difendere i propri privilegi politici, quali ad esempio quello di non pagare l’ICI, piuttosto che diffondere i valori su cui essa si basa. Non a caso al giorno d’oggi si sta disinteressando delle vicende di dubbia moralità, di cui si è reso protagonista il premier Silvio Berlusconi.
Dossetti si trovò in contrasto con quello che diventerà il leader indiscusso della DC, ovvero Alcide de Gasperi, in quanto quest’uomo politico tese a giustificare molti comportamenti e a “chiudere un occhio”, mentre Dossetti fu più moralmente integro rifiutandosi di scendere a compromessi. Al contrario, De Gasperi accettava le condizioni che la Chiesa gli poneva, ovvero che i partiti assumessero una funzione puramente consultiva; che lo spirito antifascista, difficile da sradicare, finisse col tempo nel dimenticatoio; che bisognasse concedere un largo spazio ai tecnici; che il ruolo decisivo venisse affidato ai ceti medi, fortemente antidemocratici; e soprattutto che si susseguissero governi forti di ispirazione anticomunista.
Sono questi i punti toccati dal prof. Aldo Cormio, residente a Lecce da molti anni, ma di origine molfettese, nel corso della conferenza, tenutasi presso l’Università Popolare, sulla nascita della Costituzione e l’odierna crisi nazionale, che ha visto la partecipazione attiva di vari esponenti della vita culturale di Molfetta che, dopo l’intervento del relatore, hanno dato vita a un vivace quanto interessate dibattito, esponendo le proprie tesi e le proprie opinioni. A presentare il prof. Cormio è stata la presidente dell’UPM, prof.ssa Ottavia Sgherza (nella foto con Cormio).
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