Una vita per la gente di mare
Con Mimmo Farinola ho avuto una consuetudine di lavoro che mi ha accompagnato nel corso di quasi 40 anni di vita professionale, da quando l'ho conosciuto come giovane collaboratore dello scomparso Rodolfo Caputi. Ho sempre apprezzato la sua competenza in materia di marinerie da pesca, un settore che ho seguito in modo approfondito per il quotidiano di Bari “La Gazzetta del Mezzogiorno”. E Mimmo non mi ha fatto mai venir meno il suo apporto tecnico-professionale anche nei momenti di diffi coltà. Mi ha sempre risposto al telefono, anche quando era impegnato in importanti riunioni, promettendomi di richiamarmi appena possibile e così faceva, come quella volta che ero inviato a Bruxelles dove si discuteva il piano della pesca e non mi erano chiari alcuni passaggi della normativa che si andava ad approvare. Mi premeva capire quali vantaggi ci sarebbero stati per le marinerie pugliesi e quali costi avrebbe avuto quel provvedimento. Lui, con rapidità e competenza, mi spiegò le ragioni delle marinerie, ma anche quei passaggi normativi in discussione con vantaggi e svantaggi, permettendomi anche nella conferenza stampa di porre delle domande pertinenti e di scrivere un articolo completo sull'argomento. Potrei ricordare tanti episodi di questo genere, ma mi è bastato citarne uno per tutti per ricordare la sua grande disponibilità, ma soprattutto il suo impegno a favore dei marittimi. Quante volte mi ha chiesto: dacci una mano, la stampa è importante per affrontare i problemi di una categoria che non gode di grande visibilità come l'agricoltura e soprattutto quando se ne parla senza competenza e cognizioni di causa. Ci teneva alla precisione (“gli incompetenti e gli improvvisati nel vostro lavoro di giornalisti, fanno sempre danni che si rifl ettono sull'intera categoria: meglio non scrivere nulla che cose inesatte”) e alla presenza dei media per avere una cassa di risonanza a livello governativo. Ma Mimmo era anche un simpatico amico, col suo carattere gioviale e la sua capacità di dimenticare un torto e infondere fi ducia agli altri, soprattutto nelle situazioni diffi cili (e non erano poche) quando un peschereccio era in diffi coltà (quanti sequestri da parte dei dirimpettai della costa slava, ha risolto!) e soprattutto quando, disgraziatamente un natante affondava con tutto il suo carico di dolore. Le tragedie del mare lo turbavano, come quella del “Francesco Padre” per la quale non si era mai dato pace, ma nel lavoro manteneva la freddezza necessaria ad operare al meglio. Ora ci ha lasciato all'improvviso in una di quelle corse continue fra Roma e Molfetta, rinunciando anche all'autista. Questa volta un colpo di sonno gli è stato fatale. Il suo forte fi sico ha resistito alcune settimane, poi non ce l'ha fatta. Peccato. Ciao Mimmo, ci mancherai e mancherai soprattutto alla tua famiglia e ai tuoi pescatori.
Autore: Felice de Sanctis