Una Traviata “unplugged” nel segno di don Salvatore Pappagallo
Al Palazzo della Musica uno spettacolo incentrato sul capolavoro verdiano
Semplicità assoluta: un fondale nero, un piccolo palco, un pianista, un pianoforte, un coro, tre cantanti lirici, un direttore musicale e un attore, per mettere a nudo nel suo spirito l’opera lirica più rappresentata al mondo. Una Traviata “unplugged” così come si è amato pubblicizzare lo spettacolo andato in scena nella serata dello scorsa domenica 14 luglio presso il Palazzo della Musica di Molfetta e incentrato proprio sul capolavoro che va a completare la cosiddetta Trilogia Popolare verdiana. A organizzare questo appuntamento musicale l’APS don Tonino Bello presieduta da Laura Scardigno, la quale, in veste anche di direttrice artistica della serata, ha voluto fortemente portare questa performance all’interno di quei locali in cui l’indimenticato maestro don Salvatore Pappagallo, fondatore dell’APS al quale è stato intitolato il Palazzo della Musica in cui queste stanze sono collocate, ha allevato con la sua scuola popolare di musica “A. Dvorak” generazioni e generazioni di musicisti, altamente qualificati e quotati in Italia e nel mondo. Da questa bell’acqua attinge gran parte del pregiatissimo cast dello spettacolo, la cui sezione di canto è composta dal soprano Giulia Maggio nei panni di Violetta Valery, dal tenore Sokol Preka Gjergji nella parte di Alfredo, dal basso baritono Antonio Stragapede nel ruolo di Giorgio Germont e dall’Alter Chorus, il coro lirico dell’APS don Tonino Bello guidato da Antonio Allegretta, il quale ha anche curato con la sua riconosciuta competenza in materia di melodramma la direzione musicale della serata. A completare la schiera degli artisti il pianista Emanuele Petruzzella, che ha accompagnato i cantanti col solito piglio deciso e plastico, e l’attore Francesco Tammacco, che ha curato la regia dello spettacolo e che, in qualità di narratore, ha allacciato le principali scene dell’opera con efficaci e appassionanti interventi che hanno fatto luce in tutti gli anfratti della trama. Un allestimento scarno in cui l’opera ne è riuscita ancor più palesata nella sua essenzialità e nella sua essenza, grazie alla qualità e all’amalgama degli interpreti. Maggio matura giorno dopo giorno quella duttilità vocale che richiede l’interpretazione del personaggio di Violetta che si muove tra vizio e riscatto, rivelando quella sofferenza che pervade la protagonista dell’opera nel corpo e nell’anima in tutto l’intreccio, ora con aura lucente, ora con aura più cupa. Efficace e funzionale al dramma l’Alfredo di Preka Gjergji. Stragapede invece non si è smentito nemmeno questa volta per nitore, austerità, potenza e nobiltà nel dare vita a Giorgio Germont, ruolo col quale si fa apprezzare ormai da moltissimi anni. Anche l’Alter Chorus non ha deluso le aspettative ben assimilandosi nel disegno interpretativo globale, con una pienissima adesione al dramma e un impasto vocale equilibrato, sapido e compatto. A conferma di tutto ciò il tributo di applausi a durante tutto il corso dello spettacolo da parte del numeroso pubblico che occupava ogni poltrona della sala, il quale è stato ringraziato con una calorosa e intensa interpretazione del Va pensiero del Nabucco, la quale è voluta essere anche e soprattutto un omaggio a don Salvatore Pappagallo che tanto amava questa aria corale.
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