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Una nuova primavera civica dall'Azione cattolica di Molfetta: il Codice Etico per gli elettori
14 gennaio 2013

MOLFETTA - «Io cambio! Il mio voto non lo scambio», questo è lo slogan della campagna «Per un voto libero e responsabile» organizzata dall’Azione Cattolica Italiana della Diocesi di Molfetta, Ruvo di Puglia, Giovinazzo e Terlizzi. Una provocazione rivolta ai cittadini, affinché alle prossime elezioni mettano in atto una “democrazia partecipata” e non le solite e banali deleghe in bianco a cui sempre più gente fa affidamento.
I rappresentanti dell’AC hanno presieduto una conferenza alla Sala Finocchiaro di Molfetta per presentare un codice etico, auspicando  un nuovo stile di vita di fronte alla grave crisi politica, economica, morale e culturale che sta mettendo a rischio il tessuto sociale del Paese e delle città, di fronte al grave deficit di ideali dei partiti e dei gruppi politici spesso assoggettati a logiche di una finanza e di una economia arroganti e di parte.
Chiaro ed esplicito è stato il riferimento ai partiti politici invitati a rispettare in modo assoluto e intransigente i principi fondamentali della legalità, della trasparenza, dell’etica, della difesa dei più deboli, della salvaguardia del bene comune.
A causa di questa campagna di sensibilizzazione contro il voto di scambio, l’AC è stata criticata e accusata di trasformarsi in un partito politico. «Siamo un’associazione di laici impegnati a vivere, ciascuno “a propria misura” ed in forma comunitaria, l’esperienza di fede, l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità - ha ribadito Angela Paparella, presidente diocesano dell’AC -. Crediamo che sia doveroso e possibile educarci reciprocamente alla responsabilità, in un cammino personale e comunitario di formazione umana e cristiana. Vogliamo essere attenti, come singoli e come comunità, alla crescita delle persone che incontriamo e che ci sono state affidate».
Angela Paparella ha invitato i cittadini ad esercitare il diritto di voto e a farlo seguendo determinati criteri. «Partecipare è nostro dovere perché è l’unico modo per difendere i nostri diritti, l’unico modo per essere gli artefici del nostro domani e del futuro dei nostri figli; il voto è la massima espressione di democrazia - ha continuato -. Nelle votazioni politiche e amministrative non esiste un quorum di validità, per cui non andare a votare significa fare il gioco di chi potrebbe approfittare di minoranze clientelari per governare nel nome di tutti, perseguendo unicamente i propri interessi».
In virtù di questa dichiarazione, l’AC ha stilato un “Codice Etico” per gli elettori, invitandoli a partecipare alla vita pubblica, seguendo la propria coscienza, senza farsi ingannare o farsi abbindolare da false speranze e falso perbenismo, ma privilegiando chi fa dell’interesse della collettività il suo unico fine, perseguendolo con rigore morale e correttezza.
È necessario che i cittadini si riapproprino del proprio ruolo critico e della propria identità politica perché «c’è un tempo per tacere e un tempo per parlare», ha sottolineato Angela Paparella citando il Testo Biblico. «Dobbiamo essere credenti, non creduloni, seguire la coerenza, non il trasformismo».
Molto interessante è stata la riflessione di Graziano Antonio Salvemini, coordinatore cittadino dell’AC (nella foto con Angela Paparella), che ha delineato utopicamente la politica come cultura della legalità, senso della misura, del decoro e del rispetto. «La politica deve essere incentrata sul confronto e sul dialogo, bisogna preoccuparsi di porre le basi per la crescita del territorio e della società», la conclusione Salvemini.
Nella discussione finale, numerosi sono stati gli interventi dei politici, interventi che forse non potranno mai competere con il primo codice etico che recita così: «esercita sempre il tuo diritto di voto, ricorda che tanta gente in passato ha dato la propria vita, perché questo tuo diritto di esprimerti e partecipare liberamente venisse riconosciuto e tutelato».
 
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Autore: Elisabetta Ancona
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