Un secolo di storia Cooperativa Piccola Pesca in via di estinzione
Quasi un secolo di storia che interessi socio-politici e inquinamento bellico hanno ormai distrutto. Nata nel 1911 come Società Anonima Cooperativa Pescatori s.p.a. e fusasi nel 1938 con la Società Anonima Barchettai (nata nel 1893), la Cooperativa Piccola Pesca di Molfetta ha rappresentato per quasi 80 anni un punto di riferimento per la pesca regionale. 203 i soci nel 1948, a tal punto che le riunioni delle federazioni regionali si svolgevano nei suoi locali. Alla fi ne degli anni ’90 solo 16, ora appena 6, di cui due zie e due nipoti della stessa famiglia e altri due componenti, fi gli di pescatori. «La cooperativa ha dato lavoro a migliaia di persone, siamo stati s.p.a. per quasi un secolo - ha spiegato a Quindici il presidente Vitantonio Tedesco - ma il depauperamento delle risorse ittiche ha impoverito la risorsa umana e molti sono fuggiti». «Negli ultimi anni le istituzioni hanno anche infangato il buon nome della cooperativa, siamo stati derisi, definiti come pigri e fannulloni, le nostre ragioni sono state minimizzate, eppure siamo umili lavoratori come tutti gli altri - ha continuato - abbiamo sollevato il problema dell’inquinamento bellico a Molfetta perché esiste, dovrebbero vedere come soffre un pescatore quando entra in contatto con sostanze inquinanti e cancerogene». Non sono mancati riconoscimenti, tra cui il premio come più vecchia cooperativa d’Italia dalla Confcoperative (mai ritirato a Roma, come testimoniano alcuni anziani). Tedesco ha ricordato che nel 1951, dopo l’alluvione nel Polesine, le cooperative di pescatori italiane off rirono un contributo ai pescatori alluvionati, ma solo la Cooperativa di Molfetta fu menzionata pubblicamente per il suo ingente sostegno economico. Le battaglie della Cooperativa nella storia. Lotta alla pesca di frodo con ordigni dal 1948 al 1958, la prima battaglia della Cooperativa, che ha sempre tutelato il mare di Molfetta, fonte di lavoro e serenità economica per numerose famiglie. «Dopo un esposto al Ministero della Difesa e agli enti di forza pubblica e amministrativa fatto dai soci della cooperativa, un certo Nicola Altieri fu denunziato a piede libero e arrestato - ha raccontato Tedesco a Quindici - una storia fi nita nel 1958 quando il Tribunale di Trani lo condannò, obbligando la cooperativa a assorbirlo nel suo organico per evitare che continuasse la pesca di frodo con bombe». Tuttavia, l’Altieri cambiò zona di pescaggio, spostandosi alle Tremiti, a Vieste, Margherita, Manfredonia, ecc. Altra battaglia contro i vongolari di Barletta alla fi ne degli anni ’70, durata un paio di anni con denunzie alla Capitaneria e al Ministero della Difesa, perché le barche turbosoffi anti rovinavano i fondali uccidendo la Posidonia Oceanica, fondamentale per la sopravvivenza di fl ora e fauna marina. «Quei pescatori erano autorizzati con licenza di pesca - ha continuato - perciò, i pescatori della cooperativa impedirono la pesca ai vongolari barlettani creando un muro di barche». Non mancarono colluttazioni anche in mare. Guerra di sempre, quella sempre contro i pescatori dei paesi confi nanti (Bisceglie e Giovinazzo). La zona marina di pescaggio di Molfetta è delimitata da due linee immaginarie (Torre Calderina e Torre Gavetone), ma questo limite è stato spesso oltrepassato, perché «il tratto di mare di Molfetta è sempre stato molto più pescoso rispetto agli altri, soprattutto per la morfologia costiera». Il “Golgota” della Cooperativa. 1998, inizia il calvario della piccola pesca di Molfetta di fronte ai primi eff etti sanitari e ittici dell’inquinamento bellico. La Cooperativa si è impegnata nella tutela del tratto di mare molfettese, «ma è stata fi no a ora una lotta impari - ha commentato Tedesco - perché, nonostante le denuncie, le istituzioni stanno a guardare». «Molte specie, anche quello non pescate, si sono estinte», dato signifi cativo secondo Tedesco: «è evidente che il depauperamento non dipende solo dallo sforzo di pesca». Spiegazione plausibile, l’inquinamento bellico: sono contemporanei il depauperamento delle risorse umane e ittiche, i problemi sanitari e le malattie dei pescatori (bronchite cronica ostruttiva, bruciore agli occhi e congiuntivite, mani ustionate, cancro, ecc.). Quale futuro? Soff ocata la piccola pesca dal depauperamento delle risorse marine e umane, la Cooperativa Pescatori muore e Molfetta perde un altro pezzo di storia. In passato, non è mancato il sostegno delle amministrazioni comunali per un’attività genuina e sana, ma sempre più poco remunerativa. Da quasi un ventennio il disinteresse di associazioni e politica ha approfondito la crisi, provocata soprattutto dai costi di gestione e dai problemi di commercializzazione, da operazioni di ammodernamento ai natanti condotte con superficialità e dalla mancata creazione di strutture per la riconversione, nonostante i proclami e i finanziamenti disponibili. Tante soluzioni per riconvertire la piccola pesca da parte della CEE, mai attuate, secondo Tedesco. «Ad esempio, la gestione dell’oasi di ripopolamento di Torre Gavetone doveva essere affi data alla Cooperativa Pescatori di Molfetta per un lavoro di monitoraggio con brogliacci - ha concluso - l’oasi esiste, ma la gestione sembra sia affi data ancora alla Provincia di Bari». A quanto pare la Cooperativa avrebbe iniziato a collaborare con l’Istituto di Biologia Marina, che non avrebbe ancora pagato la prima fattura del 2007 per l’interruzione del servizio.
Autore: Marcello la Forgia