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Un chiaro segnale
15 marzo 2013

Le ultime elezioni politiche lanciano un chiaro segnale anche alle prossime amministrative. Le politiche al di là di qualche proclama trionfalistico da parte del PDL, che pure ha ottenuto un grosso successo con un recupero spaventoso, dovuto solo a Silvio Berlusconi e al suo controllo dell’informazione televisiva, registra per la prima volta un sorpasso da parte del centrosinistra locale, ma anche una forte astensione, segno di sfiducia per le istituzioni, soprattutto locali. Il risultato del Pdl non è da poco, soprattutto di fronte al dimezzamento dei voti del sen. Antonio Azzollini (una vittoria di Pirro) che, senza l’aiuto di Berlusconi e del Porcellum, avrebbe avuto una debacle senza precedenti. Ma la capacità di sopravvivere a se stessi che hanno questi berlusconiani, appare veramente sorprendente, per chi non considera il basso livello culturale di quegli elettori e la loro tele dipendenza. La telecrazia, come é stata chiamata l’era berlusconiana che questa volta ha avuto il canto del cigno, ha la sua forza proprio nel controllo delle tv. Del resto, il PDL e lo stesso Berlusconi, dato per spacciato dal suo stesso partito, è resuscitato, ancora una volta grazie alle tv, sulle quali ha imperversato, ingannando ancora una volta gli italiani con promesse impossibili e grazie alla corte dei suoi servi, senza dignità. È così Azzollini che si aggirava nervoso per la città, timoroso di non riuscire ad entrare di nuovo in Senato, dopo che era stato retrocesso dal secondo al quinto posto e quindi a rischio, secondo i vecchi sondaggi, si è ritrovato dentro con altri 10 candidati grazie al “miracolo” come lo stesso PDL l’ha definito, di San Silvio da Arcore. Ma Azzollini ha dovuto pagare il prezzo della perdita della metà dei suoi consensi del 2008, quando ottenne 16.497 voti contro gli attuali 8.923. È questi voti sono finiti in parte alla coalizione del centrosinistra e in parte ai grillini. Il centrodestra, poi, perde anche 10.000 voti alla Camera. Comunque bisogna dire che il senatore è fortunato: è entrato per la prima volta al Senato con i resti e questa volta si è salvato grazie al Porcellum. Il centrosinistra, dal canto suo, si è rifatto, pur perdendo voti rispetto al 2008, ma superando di poco il centrodestra con il 31,25% dei consensi e questo fa ben sperare per le elezioni amministrative, dove non ci sarà l’effetto trascinamento di Berlusconi e nemmeno quello di Azzollini, che propone un candidato molto debole come Nicola Camporeale il quale non rappresenta il nuovo, ma è un personaggio già usurato dallo stesso vassallaggio ad Azzollini, soprattutto nella conduzione del consiglio comunale e dal ruolo di eterno secondo che ne ha adombrato anche le capacità. Accantonata la vecchia parentesi azzolliniana, vanno considerate le uniche novità del panorama politico molfettese, che le recenti elezioni hanno fatto emergere. Da un lato il centrosinistra che, con molto coraggio, ha accantonato la vecchia strada della candidatura dei notabili. Ha sacrificato perfino il proprio segretario politico Giovanni Abbattista, il quale, pur non potendo considerarsi “vecchio”, era l’uomo di partito e come tale sarebbe stato visto dagli elettori. E il buon Abbattista, ha capito che era il momento di fare un passo indietro, per dare spazio ad una candidatura nuova, di una donna di valore, come Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice (nata a “Quindici”, ci piace ricordarlo), che, proprio alla luce dello tsunami elettorale delle politiche, rappresenta la candidatura giusta per i nuovi tempi. Chi non lo ha compreso è fermo al passato ed è perdente. Quello che Pierluigi Bersani non ha fatto a livello nazionale con Matteo Renzi, ha saputo fare il Partito Democratico locale, con il valido supporto di Sel, il partito di Vendola, che, con Tommaso Minervini (anch’egli con un passo indietro), ha colto lo spirito del rinnovamento appoggiando anch’egli,la nuova candidatura. E, sia pure, di misura, i risultati si sono visti, anche in presenza di una candidatura ancora poco conosciuta. L’altra novità è rappresentata dai grillini che, a Molfetta, non hanno ancora una propria identità, non si conoscono fra loro, non sono conosciuti dagli elettori, né loro conoscono gli elettori, ma che hanno goduto dell’effetto trascinamento del loro leader nazionale, portando a casa oltre 6.000 voti alla Camera e oltre 5.000 alla Camera. Alle amministrative l’effetto nazionale non ci sarà più, la gente deve votare persone che conosce e il Movimento 5 stelle deve conoscere chi lo vota, per cui un’intesa col Pd potrebbe essere utile ad entrambi. I grillini, comunque, hanno avuto successo dopo una spaccatura iniziale dovuta al tentativo di infiltrazione di qualche discutibile personaggio locale, che è stato messo fuori e poi ha contribuito alla sconfitta della coalizione legata ad Ingroia con l’Idv di Di Pietro, decimata a Molfetta, passata alla Camera dai 3.071 voti agli attuali 1.143 e al Senato dai 2.517 voti del 2008 agli attuali 800 voti. In pratica scompare l’ala della sinistra radicale, anche per l’errore storico di Rifondazione di voler andare da sola (a perdere), dimostrando che se il Pd era ancora vecchio in alcune mentalità e logiche politiche, il partito di Porta e Zaza resta nostalgicamente fermo al 1917, dimostrando di non essere in grado di interpretare il cambiamento della società e le esigenze dei lavoratori (che votano Berlusconi), quando invece, un reale rinnovamento potrebbe contribuire alla costruzione di una sinistra moderna. Ma è ridimensionato anche il centro, non solo in Italia, ma soprattutto a Molfetta. Quel presunto centro che si identifica nei piccoli gruppi dall’Udc di Pino Amato scomparso (1,54% - 478 voti), ai repubblicani, usciti fortemente sconfitti dalle politiche e destinati a non pesare più come prima. La tentazione per loro sarà di tornare nell’abbraccio mortale del sen. Azzollini. Ma il centrosinistra sbaglierebbe a corteggiarli: sarebbe esiziale come immagine del vecchio, soprattutto dopo queste politiche. Sempre al centro “La Scelta civica” con Monti (rappresentata a Molfetta da Lillino Di Gioia) rimedia l’11,15 al Senato e il 10,76% alla Camera, ma non appare determinante e sicuramente potrà essere utile alla costruzione della coalizione di centrosinistra: la collocazione col centrodestra di Berlusconi-Azzollini sarebbe innaturale. E non andare con nessuno significherebbe restare appesi e perdenti. Tutto si giocherà al ballottaggio. Se al governo nazionale si riuscirà a trovare un’intera con i grillini, il modello potrebbe essere replicato a Molfetta, portando a un vero rinnovamento, liberando la città dalla cappa asfissiante e rovinosa azzolliniana e avviando la rinascita di una città che merita molto di più delle macerie e degli scandali nelle quali è stata ridotta. Quando questo numero di Quindici era già chiuso, abbiamo avuto la drammatica notizia del suicidio del dirigente appalti del Comune, Enzo Tangari. Non si conoscono ancora i particolari e i motivi del gesto disperato, ma probabilmente occorrerà fare una seria riflessione su questi anni di amministrazione a Molfetta.

Autore: F. de Sanctis
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