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Un canto che si fa preghiera Waiting for the coming of the Messiah, concerto natalizio all'Associazione “Capotorti”
15 gennaio 2005

Dicono che il canto sia una delle più alte manifestazioni della preghiera: è una sensazione che ci accompagna per l'intera durata di “Waiting for the coming of the Messiah”, concerto natalizio per l'anno 2004 dell'associazione musicale Luigi Capotorti. Fortemente voluto dal Presidente Elisabetta De Trizio e dal direttivo associativo, il concerto, finemente diretto da Antonio Magarelli, responsabile artistico della Capotorti, prevede la performance al pianoforte di Enrico De Trizio, di Michele Sallustio al basso elettrico e di Giancarlo De Trizio alle percussioni, nonché la partecipazione di circa trentacinque coristi ripartiti tra soprani, contralti, tenori e bassi. La bipartizione del concerto, esplicato al pubblico nelle sue diverse fasi dalla voce di Luigi Baronchelli, prevede un primo momento di natura più meditativa, in cui, con l'ausilio di un emozionato coro di voci bianche, rivivono alcune delle pagine più significative della tradizione musicale natalizia europea. Dal sognante 'Astro del ciel', cadenzato dal timbro cullante dei contralto, con le sue fantasie luminose e l'intimistica ricerca di pace nell'icona del bimbo dai riccioli d'oro, 'pieno di grazia', che dorme nella quiete della notte santa, si giunge alla tota nostra Santa Allegrezza, passando per la suadente barcarola “Tu scendi dalle stelle” e l'invito all'adorazione di “Adeste fideles”. Il programma non si esime, inoltre, dal riproporre melodie dell'Europa dell'est. Dopo il carattere inizialmente più sommesso dei toni, il passaggio alle vitalistiche espressioni del canto gospel si gioca con gradualità. Dall'invito a Mosè a farsi guida dell'affrancamento d'Israele dallo schiavistico regime faraonico ('Là in terra d'Egitto, dì al vecchio Faraone di lasciare andare il mio popolo – ´Way down in Egypt's land, / Tell ole Pharaoh / to let my people go') in “Go down Moses”, si ascende gradualmente all'efficace “In the Sanctuary” con la significativa interazione tra solista osannante e coro. L'immagine più ricca di suggestioni resta, tuttavia, quella dello 'sweet charriot', il carretto, di “Swing low”: “dondola piano, dolce cocchio, / che vieni per portarmi a casa. / Dondola piano”... È il dolceamaro sogno dell'anima sempre in cammino verso il cielo. Gianni Antonio Palumbo gianni.palumbo@quindici-molfetta.it
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